Mentre Kail e Stuard si occuparono dei cavalli, Eiliana si accingeva ad entrare nella foresta.
Estellen non era d’accordo a far entrare la nobile di Silvanost da sola nel fitto bosco, ma la dama elfa era stata irremovibile. D’altronde lei conosceva già l’oscuro sortilegio che aveva piegato la foresta, rendendola più che inospitale e quindi poteva prevenire i pericoli che si sarebbero trovati ad affrontare dall’altra parte.
La sacerdotessa di Paladine aveva provato a rassicurarla riguardo la maledizione, poiché certamente sentiva che c’era qualcosa che non andava nel bosco, ma non percepiva alcuna grande malvagità venir su da esso: piuttosto le sembrava come se avesse il respiro affannato o il battito del cuore accelerato, come se si stesse riprendendo da fatiche o da ferite che l’avevano pesantemente debilitato.
Tuttavia Eiliana, testarda come solo lei sapeva essere, fu ferma sulla sua decisione e si mosse senza indugiare oltre per entrare nella fitta selva. Kail, troppo preoccupato per la sua incolumità, volle comunque seguirla da presso, appellandosi alla sua natura elfica per metà. L’avrebbe dunque lasciata entrare per prima, ma sarebbe andato appena qualche momento dopo. Eiliana storse la bocca su questa sua scelta, ma non si oppose oltre: d’altronde non si poteva perdere altro tempo a discutere di questi dettagli. Il tempo stringeva.
La nipote del re si lasciò dunque inglobare dalla verde macchia sconfinata, fino a sparire dalla vista dei suoi amici. Il mezzelfo fece un lungo respiro e poi la seguì, dicendo a Stuard ed Estellen di attendere il suo segnale. Kail passò attraverso cespugli, fronde ed arbusti che sembravano interminabili, finché uscì all’interno di una piccola radura. Ovviamente cercò subito con gli occhi Eiliana e la trovò poco più avanti china sul terreno e con gli occhi chiusi, in profonda meditazione, come se stesse ascoltando la voce della foresta. Dal sorriso che aveva stampato sul volto quando si rialzò, Kail intuì che ciò che aveva sentito non doveva essere poi così negativo per loro. Infatti Eiliana gli spiegò che la foresta era ancora ferita, ma non era più malata, proprio come aveva detto Estellen: stava finalmente guarendo e questo voleva significare che il re era riuscito alla fine a disfarsi di quel maledetto artefatto e ad annullare i suoi effetti nefasti sulla foresta! L’incubo con le ali era stato dunque finalmente scacciato, anche se i suoi sussurri ancora potevano essere percepiti come sinistri bisbigli che rimbalzavano tra le fronde degli alti alberi.
Vedendo che la situazione era relativamente tranquilla, Kail si affacciò al limitare della foresta e chiamò dentro i suoi due amici umani.
La foresta era davvero immensa e i suoi sentieri visibili solo agli elfi: senza l’aiuto di Eiliana infatti, avrebbero rischiato di girare in tondo anche con una minuziosa mappa a disposizione.
Gli alberi sembravano svettare fino al cielo, di nuovo fieri e maestosi e, dall’espressione felice di Eiliana, il sole aveva ripreso a filtrare attraverso i rami. Fino a qualche tempo prima infatti, l’oscurità che permeava il bosco impediva il brillio di qualsiasi forma di luce, compresa quella del sole. Il riflesso della sua tiepida luminosità sulle foglie, regalava invece adesso un’atmosfera magica alla verde selva, che fece salire le lacrime agli occhi alla nobile di Silvanost. I suoi amici furono quasi più contenti per lei che per la foresta stessa.
Eiliana li guidò per alcuni giorni, seguendo sentieri invisibili: il suo scopo era quello di giungere prima possibile alle rovine di Solune, per poi varcare gli estuari del fiume Silvanesti, attraverso le piattaforme sospese e giungere sull’isola di Fallon e poi a Silvanost entro un paio di settimane. La parte più difficile sarebbe stata proprio passare oltre il bosco e raggiungere l’isola e quindi la capitale, più che altro perché l’unico modo per arrivarci sarebbe stato procedere sui “passaggi volanti”, routine per gli elfi, ma sfida assai ardua per gli umani e quasi tutte le altre razze.
D’altronde, raggiungere Silvanost era una priorità, sia per Eiliana, che voleva giustamente capire come stava suo zio e organizzare così il rimpatrio della sua gente nel giro di qualche mese, sia perché il fiume Thon - Thalas scorreva a nord di Silvanost e le sue acque benedette potevano riuscire a lenire le sofferenze di Estellen. Forse addirittura a guarirle del tutto. Almeno questo era ciò che Eiliana aveva garantito ai suoi amici e loro non avevano ragione per non crederle.
Sicuramente quindi avrebbero allungato di una settimana o due forse il loro cammino, visto che il tempio nascosto di Paladine si trovava ad ovest, nei pressi del fiume Thon – Varah, ma Estellen aveva la priorità su ogni cosa.
Dopo sei giorni di viaggio arrivarono finalmente a destinazione.
Il cammino era stato tranquillo: a parte una nebbiolina verdastra, visibile solo di notte e alcuni rumori sinistri nella foresta, che rievocarono nella nobile elfa dei ricordi terribili, sembrava che Silvanesti avesse ripreso, almeno in parte, il vigore e la vita che l’avevano resa famosa attraverso i millenni. Kail notò tra l’altro che più passavano i giorni e più i colori della foresta tornavano fulgidi e splendenti, ed anche Eiliana era diventata meno ombrosa e triste.
Estellen aveva fatto degli strani sogni in quei giorni: aveva visto erigere una mistica barriera attorno a Silvanesti, ed alcuni elfi maghi che discutevano animatamente di essa. In special modo, c'era tra loro uno strano silvano dai lineamenti squadrati, che sembrava avesse molto seguito tra gli altri maghi, all'interno di quella che doveva essere una città molto grande, dai ponteggi intricati e le tante costruzioni sopraelevate. Probabilmente si trattava proprio di Silvanost, chi poteva dirlo? L’elfo aveva lunghi capelli dai riflessi verdastri e ad un certo punto si era girato, come se l’avesse percepita, l’aveva poi fissata con odio indicibile e dalle sue spalle erano fuoriuscite delle terribili ali membranose, simili a quelle di un drago. Una risata di scherno era poi salita dalla sua gola e sembrava farsi beffe di lei. Estellen non si era però spaventata: in qualche modo era cosciente che si trattava solo di un sogno o forse di un eco di un sogno, ma iniziò a farsi un’idea di cosa Eiliana intendesse quando aveva parlato più volte di: “incubo con le ali”. Ovviamente la sacerdotessa di Paladine ne parlò con i suoi amici, ed Eiliana confermò le sue supposizioni riguardo l’elfo dal mento squadrato. Tuttavia non aveva invece alcuna idea di cosa volesse significare il sogno che riguardava la barriera: i silvani erano certamente chiusi e riservati a livello culturale, ma mettere una barriera a protezione della foresta le pareva un po’ eccessivo, perfino per loro. Estellen non ne era troppo convinta però: il sogno era troppo vivido per essere frutto della sua sola fantasia. Le sembrava piuttosto una premonizione: qualcosa che sarebbe avvenuto in futuro.
Comunque alla fine arrivarono alle rovine di Solune: una città completamente inglobata nella natura ormai, che l’aveva assimilata durante il volgere dei millenni.
Al di là delle sue peculiarità storiche, Eiliana li aveva condotti lì perché Solune era uno dei punti strategici che lei ed altri avevano utilizzato come base d’appoggio per far scappare i profughi dalla foresta. Quindi aveva ancora cibo, acqua e strumenti per permettere di passare una o più notti tranquilli e al sicuro (dipendeva dallo stato di salute di Estellen).
La nobile di Silvanost li scortò dunque all’interno dell’antica città abbandonata, che, come tutte le città degli elfi, era costruita sugli alberi. Rare erano le costruzioni a terra: generalmente solo piccoli magazzini, ripostigli, prigioni e poco altro, ma se i nostri eroi guardavano verso l’alto, potevano scorgere tranquillamente i resti dei maestosi ponteggi di collegamento tra gli alberi e alcune decorazioni che risaltavano evidenti, sotto muschi e piante, all’esterno di imponenti baobab o massicce e millenarie sequoie.
Eiliana condusse i suoi amici solamente al primo livello della città, per non metterli troppo in difficoltà con perigliose e inutili scalate e li sistemò all’interno di una stanza ampia, interamente ricavata dal tronco di un albero maestro, dentro al quale poterono trovare coperte, vettovaglie e cibo ancora commestibile.
Così i nostri eroi si sistemarono per la notte, ma Eiliana volle far fare un giro a Kail nei piani alti, mostragli degli accenni del modo di vivere antico degli avi che erano anche i suoi. Il mezzelfo ebbe non poche difficoltà a star dietro alla sua amica elfa, ma dopo tanto tempo, si sentì finalmente felice ed in pace con sé stesso. Saltando da ponte a ponte, da albero ad albero, assistendo esterrefatto alle meraviglie dell’arte elfica, ed il connubio imprescindibile tra la natura e la loro cultura, lo fecero commuovere. Aveva sempre vissuto con gli umani, ma pensò che non sarebbe stato male un giorno tornare qui o in un’altra foresta, dove avrebbe potuto vivere libero ed in pace con tutto.