Estellen aveva già notato un insolito rapace bianco svolazzare intorno a lei diverse volte prima di atterrare su un ramo di un albero nei pressi del limitare della foresta. Si trattava di una civetta albina, un animale abbastanza raro, un predatore notturno tra l’altro, quasi impossibile da riuscire a scorgere durante le ore diurne. Tuttavia se ne stava lì immobile ad osservarla, muovendo curiosamente la testa e man mano che il gruppo le si avvicinava, la sacerdotessa di Paladine sentiva il cuore stranamente meno pesante del solito. Più lo guardava e più quell'animale la metteva di buon umore e le sollevava lo spirito, solo che non sapeva il perché.
Ad un certo punto Eiliana si fermò, consigliando a tutti di liberare i cavalli, poiché dentro Silvanesti sarebbero stati d’intralcio e anche in pericolo, viste le costanti minacce che avrebbero dovuto affrontare. La nobile elfa infatti sussurrò qualcosa a proposito di “sanguinosi alberi impazziti” e di “terra che inghiottiva le persone”: tutte cose che sembravano farneticazioni di un pazzo, ma che lei sottolineò essere soltanto alcuni degli effetti dell’”incubo con le ali” sulla sua amata foresta.
Eiliana cercava di non darlo a vedere, ma Stuard aveva ben capito che, nonostante ostentasse sicurezza e determinazione anche quando parlava degli orrori cui aveva assistito durante le sue fughe per il bosco, stava in realtà morendo di paura.
I quattro amici stavano ancora discutendo sull’ultima proposta della figlia di Silvanost riguardo i cavalli, quando una luce intensa si manifestò poco distante da loro, lasciando al suo posto una femmina umana vestita di pelli, che si guardava intorno come se non sapesse bene dove si trovasse.
Passato il momento di puro stupore, Stuard e Kail si frapposero immediatamente tra lei ed Estellen, così come Eiliana, che tirò fuori il suo coltello e si preparò a vendere cara la pelle.
Il rapace si staccò dal ramo proprio in quel momento, andando a posarsi sulla spalla della sconosciuta.
La strana figura mise a fuoco i nostri eroi e poi si avvicinò a grandi passi, ma prima che le tre guardie del corpo di Estellen potessero intimarle di fermarsi, esclamò felice:
“Lindaara, finalmente! Dopo così tanto tempo ti rivedo, amica mia!”.
La donna allargò le braccia, si aprì un varco tra le maglie delle tre esterrefatte sentinelle, ed elargì ad Estellen un sorriso pieno di gioia. Poi la abbracciò con calore, incurante delle minacciose armi che i suoi tre amici avevano sfoderato e le stavano sventolando in faccia. A dire il vero Stuard era sicuro che quella donna non fosse un loro nemico o perlomeno un pericolo immediato, perché la sua antica lama non rimandava bagliori smeraldini di sorta, ma solo uno leggermente rossastro, che lo lasciò abbastanza perplesso.
La donna portava i capelli rossi come il fuoco raccolti in una crocchia non troppo elaborata, ed aveva occhi neri come la pece ma con delle leggere pagliuzze dorate nell’iride che le conferivano un aspetto decisamente esotico. Indossava abiti pesanti, un po’ troppo pesanti a dire il vero per il clima delle terre selvagge e disse di chiamarsi Ailin. Inoltre, assai lapidariamente, aggiunse di essere una messaggera degli dei.
Il silenzio cadde sui nostri eroi, che sprofondarono in una confusione assoluta. Ailin spiegò che gli dei finalmente stavano tornando su Krynn e lei e le sue sorelle avevano il compito di portare i loro messaggi al mondo in fremente attesa. La cosa che però risultò sconvolgente fu che Ailin aveva chiamato Estellen con un altro nome e sembrava che si rivolgesse a lei proprio come a una delle sue sorelle. Più volte la chiamò "Lind" e più volte sottolineò che loro due erano fatte della stessa sostanza, avevano gli stessi compiti e anche le stesse responsabilità.
Quando Estellen si staccò dal suo abbraccio, mostrando una smorfia di dolore per il braccio dolente, Ailin commentò così:
“Il corpo degli umani è fragile, lo so bene Lind. Anche io sono stata umana e conosco bene il dolore del corpo e della mente… ma raccontami tutta la storia, amica mia: a questo punto sono curiosa. Dovresti ricordarti di me e di chi tu sia veramente, ma dai tuoi occhi un pò assenti vedo che non rammenti niente e in qualche modo vorrei capire come questo sia stato possibile…”.
Le due donne presero a passeggiare lungo il perimetro di Silvanesti, ed Estellen le raccontò dunque dei loro viaggi, della chiamata di Paladine, dei suoi amici e delle loro mille peripezie. Finalmente ora erano giunti a destinazione e lei avrebbe fatto il possibile per portare a termine la sua sacra ordalia. Ammise di aver smarrito un po’ di convinzione, visto quanto erano feroci i loro nemici e quanto sentisse il peso del fallimento sulle sue spalle, ma la sua fede era forte e sarebbe andata avanti fino alla fine, fiduciosa di riuscire. Ailin le sorrise e la accarezzò teneramente il viso, poi prese la civetta per le zampine e la posò dolcemente sulla spalla di Estellen. Sorridendole le disse:
“Tieni, prendi Quill… ti aiuterà e ti sosterrà quando ti sentirai troppo sola e sofferente…”
Estellen in effetti si sentì subito meglio a contatto con quella strana civetta bianca. Poi alzò gli occhi verso Ailin: erano mille le domande che avrebbe voluto farle, ma non riusciva a organizzarne nemmeno una di senso compiuto. Fortunatamente Kail venne in suo aiuto. Il mezzelfo si schiarì la voce: sapeva bene che era un momento intimo tra di loro, ma doveva perlomeno fissare dei punti, altrimenti non avrebbe capito nulla di quello che stava succedendo. Pertanto le chiese innanzitutto da dove provenisse e quale fosse il suo compito adesso sulla terra. Ailin rispose che la sua casa era da qualche parte nell’”Unico Cerchio”, laddove conducevano “Le Sette Porte”, alle soglie dei nove mondi. Tutte informazioni che lasciarono senza parole i nostri eroi e gettavano ancor più interrogativi nella mente già stressata del mezzelfo. Ailin aggiunse poi che stava aspettando da molto tempo Estellen, anche se per i messaggeri esso scorreva in maniera diversa. Inoltre confessò che era un po’ preoccupata per la sua memoria, in quanto, quando fosse stata richiamata al “Cerchio”, il distacco dalla sua attuale forma mortale sarebbe stato molto più difficile da affrontare, poiché aveva smarrito i ricordi precedenti al momento della “nascita”.
Estellen arretrò terrorizzata.
Che voleva dire, richiamata? Che avrebbe dovuto abbandonare i suoi amici, la sua famiglia… i suoi amori?
Ailin intuì il senso dei suoi pensieri e le disse:
“Ci sono tante cose che ti sei lasciata dall’altra parte, Lind. Amici come me, Tyr e la tua lupa. A proposito: Glemdya sta bene e ti aspetta con ansia. Sor - hel si è preso cura di lei. Presto potrai riabbracciarla, non temere.”
Un mare di informazioni incontrollate fluivano nella testa della portavoce di Paladine e sebbene ancora confuse, non ancora contestualizzate, ne intuiva a livello inconscio sia la veridicità dei contenuti, sia il senso profondo della visione d’insieme. In fondo al suo cuore Estellen sapeva bene che Ailin stava dicendo la verità: lei era davvero una messaggera degli dei, incarnatasi sulla terra per esaudire la volontà di Paladine.
Tuttavia cosa voleva significare essere un araldo, quando non ci si ricordava di esserlo? Come sarebbe riuscita ad abbandonare tutto ciò che aveva fatto nella sua vita mortale e tornare ad essere qualcosa che fino a mezz’ora prima non immaginava nemmeno che potesse essere possibile?
La civetta sfregava il musetto sulla sua guancia, quasi volesse consolarla, ed Estellen ricambiò con dei buffetti affettuosi che fecero sorridere Ailin. Quindi, la donna vestita di pelli si congedò, ma prima le spiegò che un animale guida rappresentava il fulcro dei loro poteri. Glemdya evidentemente era il suo, ma lei le aveva donato Quill per un po’, ed attraverso di lui Estellen avrebbe trovato sufficiente forza e stimoli per portare a termine la sua missione. A quel punto, per quanto sarebbe stato doloroso, avrebbe dovuto inevitabilmente lasciare il piano mortale e ricongiungersi subito alle sue sorelle per una nuova ordalia divina. Non poteva fare altrimenti: erano le regole. Nel frattempo lei avrebbe indagato sul mistero della sua memoria perduta. Avrebbe cercato di renderle il passaggio meno arduo possibile.
Ailin la salutò poi teneramente e si accomiatò anche dai suoi amici, elargendo alcune perle anche a loro.
Una la donò a Stuard, quando sottolineò con fierezza che adesso aveva capito perché “lei” lo avesse scelto. Riferendosi certamente a Deneva e alle battaglie che presto avrebbero dovuto affrontare insieme. Mentre a Kail consigliò di rimanere saldo, perché solo se fosse riuscito a vincere le sue questioni personali, il fuoco dentro che gli portava oscurità nel cuore, avrebbe potuto essere d’aiuto alla sua amica. Il riferimento a sua madre sembrò palese a tutti. Ad Eiliana infine lasciò un lapidario:
“Guidali e resta ferma nella tua fede: non cedere alla disperazione quando scoprirai la verità… ricordati: c’è sempre speranza.”
Frase che le rimase impressa nella mente per diversi giorni a venire.
Poi, come era arrivata, così Ailin se ne andò: risucchiata da un vortice di intensa luce che li abbagliò tutti per pochi istanti. Il gruppo ci mise un po’ a riprendersi, soprattutto Estellen, che aveva ricevuto delle notizie davvero incredibili. Tuttavia la Portavoce di Paladine non ebbe molto tempo per pensarci su, perché Eiliana richiamò tutti all’ordine: avevano un lavoro da fare dentro la foresta e non sarebbe stato affatto semplice espletarlo. Il bosco le sembrava così scuro e freddo e non prometteva affatto nulla di buono.