Mentre la creatura tentava di avanzare verso di loro, arrancando e sbavando furiosamente, il cavaliere sguainò la sua antica spada incantata, la portò alla fronte e sussurrò alcune brevi ma intense parole in solamnico, in onore di Kiri – Jolith. Poi la levò verso l’alto, tenendola ritta di fronte a sé come a chiederle quale fosse la strada da seguire per abbattere così tanta malvagità. La vetusta lama rispose al suo appello, illuminandosi di verde e di rosso.
Allorché Stuard si concentrò sul tempio, focalizzando nella mente il suo oscuro nemico, che percepiva ma che ancora non vedeva.
Non era ancora certo di cosa le gemme colorate lo avvertissero veramente quando venivano sollecitate, ma era quasi sicuro che quella verde fosse collegata ad un pericolo per lui imminente (un nemico o una creatura malvagia, la cosa non era ancora chiara), mentre quella rossa l’aveva vista rifulgere di un bagliore cremisi solo due volte: al cospetto di Dougan Redhammer (alla Forgia di Reorx) e davanti al portale per l’abisso. C’era dunque da pensare che quest’ultima, color rubino, potesse essere legata alla presenza del divino, sia esso malvagio che buono (o magari neutrale).
Questa volta però Stuard osò fare qualcosa in più.
Puntò la spada in direzione del fauno, il quale in risposta si circondò di un’aura verde. Mentre su una parete in fondo al tempio c’era invece qualcosa che rimandava bagliori rossastri che attrasse la sua attenzione
Il cavaliere aveva però quasi subito dato le spalle alle sue amiche che, lentamente, ancora immerse nella luce, continuavano ad avanzare verso il fondo del tempio, verso il bagliore cremisi. Il cavaliere aveva chiaramente indicato il punto che loro avrebbero dovuto raggiungere, che era certamente il cuore di tutta quella oscurità, ma non si fidava affatto di quel fauno e quindi preferiva tenerlo sotto controllo. Poco valeva che Estellen gli avesse detto che non c’era niente che lui o chiunque altro avrebbe potuto fare con le armi contro quell’essere: finché avrebbe respirato, avrebbe protetto lei e Eiliana quanto meglio avesse potuto.
Nel frattempo Kail stava ancora recuperando dalla terribile esperienza avuta a tu per tu con il fauno, rimanendo chino sulle ginocchia a riprendere fiato come se avesse percorso venti chilometri di corsa. Poi si avvicinò all’uscio e vide l’enorme sagoma del mostro che tentava di trovare un varco nella luce prodotta dalle due portentose donne sacre. Il mezzelfo si ripropose di fare da esca, qualora servisse, per dare il tempo ai suoi amici di fare ciò che dovevano.
Man a mano che si avvicinavano alla parete più lontana, Estellen poté capire meglio cosa fosse successo davvero nel tempio.
Infatti in un’ovale che fino a poco tempo prima ospitava il sacro simbolo di Chislev, adesso si poteva scorgere una polla di liquame nerastro che vorticava e si agitava come una cosa viva, seppur putrida e corrotta.
Come se fosse un varco verso una dimensione oscura.
La scia cremisi generata dalla spada di Stuard finiva proprio lì, dentro quel disco di ossidiana nero. Fu allora che la sacerdotessa di Paladine comprese fino a che punto fosse stato lordato quel sacro luogo di culto e quanta follia questo atto deprecabile aveva prodotto nella mente del fauno. Dentro quella polla gorgogliante c’era qualcosa! Uno dei più potenti servi di Takhisis era stato evocato ed intrappolato lì dentro e la sua anima scura come la pece, vomitava di continuo il suo seme maledetto, distruggendo ogni forma di vita nel tempio e riducendo il fauno ad una belva dissennata ed assassina.
Estellen assottigliò gli occhi: poche cose potevano contrastare quella malvagità immonda e lei era una di queste.
Senza dire una parola dunque, lasciò andare il gioiello di Eiliana, la quale subì un contraccolpo che quasi le fece perdere i sensi. Poi si diresse verso il disco gorgogliante e infilò il braccio nella polla, invocando il nome di Paladine di darle la forza per estirpare il demone immondo che aveva creato tutta quella blasfemia.
Eiliana, adesso sola contro l’oscurità, teneva ancora alto il suo gioiello, ma presto finì in ginocchio, schiacciata dal peso di ciò che evidentemente si nascondeva dentro l’ovale scuro. Senza l’aiuto di Estellen, la sua luce diveniva sempre più fievole, ed il fauno sempre più vicino.
La sacerdotessa del drago di platino ad un certo punto iniziò a gridare. In effetti lei aveva afferrato qualcosa, ma evidentemente nemmeno il verbo di Paladine poteva immaginare quanto potessero esser forti e risoluti alcuni servi di Takhisis. Da cacciatrice la dama bianca divenne preda e qualunque cosa immonda si celasse dall’altra parte, stava trascinando anche lei nell’oscurità adesso.
Eiliana crollò a terra, la sua luce ridotta ad un lumicino.
Kail vedeva la scena da lontano e decise di giocarsi il tutto per tutto rientrando nel tempio, ma questa volta il fauno, che non era certo uno stupido, era troppo vicino alle sue prede principali per perdere tempo a giocare al gatto col topo con il mezzelfo.
Vedendo dunque il mal partito, Stuard agì d’istinto: anziché prepararsi a sfidare il fauno, si voltò e senza pensarci nemmeno un secondo conficcò l’antica lama dentro la polla maledetta.
Un urlo disumano si levò dal disco vorticante, mentre scie di liquami più oscuri dell’abisso si riversavano sul terreno, corrodendolo. Anche il fauno gridò di dolore, ed iniziò a contorcersi, sbattendo contro le pareti in preda ad una’attacco irrefrenabile di pura agonia. Questo diede il tempo al mezzelfo di svicolare verso i suoi amici, ed aiutare Stuard ed Estellen a contrastare il loro nemico terribile, nefasto, ed ancora invisibile. Agendo anch’egli d’istinto, conficcò anche lui la sua lama elfica nel disco color pece, dando così tempo ad Estellen di far leva su ogni oncia di volontà rimastale.
Con uno sforzo ciclopico, la giovane tirò indietro il braccio, estirpando finalmente la creatura d’ombra dalla gora gorgogliante e di conseguenza dal tempio di Chislev. Afferrata per il collo, la creatura si dimenava come una fiera in trappola: sembrava un piccolo scheletro scuro che azzannava, agitava le mani e i piedi in preda ad un odio senza pari. Estellen la teneva ferma per il collo, poi la tirò su, verso l’alto, ed invocando il nome di Paladine, le soffiò sopra il suo alito divino, disperdendola nell’aria in un vortice di disperazione e male indicibili.
Kail e Stuard dovettero spostarsi, tanto mefitica era divenuta l’aria.
Tuttavia un’altra reazione poco piacevole era scaturita dal bandire quell’oscenità: la lama del mezzelfo, benché magica, non aveva retto il confronto con la bestia d'ombra e si era frantumata, mentre quella di Stuard, aveva sì resistito, ma era diventata gelida: talmente fredda che sarebbe stato impossibile estrarla al momento.
Tutti si voltarono verso il fauno, quando anche Eiliana si accasciò sul pavimento, ma la bestia non sembrava aggressiva, solo confusa.
Stuard andò dunque a recuperare Estellen, anche lei ansante e stremata sul terreno putrido. Kail cercò invece di rianimare la nobile elfa, la quale pian piano riprese forze e padronanza di sé. Eiliana afferrò poi il braccio di Kail e gli ordinò di portarla immediatamente da Estellen, che aveva problemi perfino a respirare.
Dallo sguardo truce di Stuard la giovane portavoce di Paladine sembrava davvero messa male questa volta.
Eiliana le si avvicinò, ed impose immediatamente il suo portentoso gioiello sulla sua fronte: Estellen, per la prima volta in vita sua, stava adesso subendo un miracolo, anziché operarlo. La giovane portavoce di Paladine cominciò a contorcersi, come se stesse agonizzando, per poi espettorare lingue di oscurità dalla bocca come un fiume in piena. Seguirono atti di puro terrore, ma quando la tosse finalmente si calmò, Estellen si afflosciò sulla spalla di Stuard, esausta ma serena.
Così come Eiliana, che Kail fece appena in tempo ad evitare che finisse con il volto sui gradini antistanti la placca sul muro.
Il disco di ossidiana maledetto era infine svanito e al suo posto era tornato il simbolo dorato di Chislev, anche se adesso sembrava sbiadito e consunto rispetto al solito.
Quando il fauno si mosse verso di loro, erano tutti troppo stanchi per credere che il guardiano li avrebbe fatti a pezzi e in effetti l’enorme creatura si limitò ad osservarli con severità mentre pian piano uscivano in silenzio dal tempio, stanchi, indeboliti, ma contenti di aver alfine sconfitto l’oscurità.
Tuttavia dopo essersi riposati e rifocillati, capirono che quello scontro aveva segnato Estellen forse per sempre. Il suo braccio destro infatti era completamente annerito, totalmente consumato dal buio dell'abisso più profondo. Estellen cercava di non darlo a vedere, ma oltre a soffrire fisicamente, stava patendo moltissimo anche a livello spirituale. Cosa le sarebbe capitato infatti se avesse dovuto affrontare Ariakas o uno come lui? Esistevano infatti destini peggiori della morte. Cosa ne sarebbe stato di lei se fosse interamente finita in quella oscurità che le aveva consumato il braccio?
Tuttavia Eiliana le accarezzò teneramente i lunghi capelli rossi e le sussurrò dolcemente che vicino Silvanost scorreva un fiume benedetto da E’li in persona. Un fiume che aveva il dono di guarire qualunque ferita, fosse questa fisica o spirituale. Eiliana cercò di dare forza ad Estellen, di spronarla, ma la giovane umana continuava a guardarsi il braccio inerte e necrotico, interrogandosi se sarebbe stata forte abbastanza da portare a compimento la sua ordalia sacra. Il suo destino glorioso. Finora sembrava che ogni minaccia fosse stata per lei gestibile, ma esistevano evidentemente nemici perfino più forti di lei. Adesso finalmente l’aveva capito.
Ripreso il cammino, dopo poche ore arrivarono finalmente al limitare della foresta e qui qualcosa di completamente inaspettato fece la sua comparsa, portando finalmente un po’ di speranza alla dama bianca e a tutti i suoi amici.