Elfi, minotauri ed umani, si erano riuniti tutti quanti attorno al fuoco già da qualche minuto e ogni singolo gruppo stava discutendo separatamente ed animatamente per stabilire cosa fare nelle prossime decisive ore. Quale incentivo bisognasse offrire al destino, prima di abbandonarsi ad esso.
I minotauri erano tutti fortemente smossi dalla volontà di andare a Qindaras per supportare Khorkh nella sua ardita ordalia di liberare i loro consanguinei ormai certamente venduti nell’arena, ma conoscevano poco il territorio e questo aveva aperto dei dibattiti piuttosto accesi sulla strada più adatta da seguire per giungere fin lì. Inoltre Morduk rimaneva insolitamente silenzioso sulla questione e questo non era di certo un buon segno. L’anziano minotauro infatti, pur avendo ottenuto da Estellen “il permesso” di staccarsi da lei per poter aiutare i suoi fratelli, non era affatto convinto di lasciarla da sola con una tale pesante responsabilità sulle spalle. Al di là del suo debito d’onore. Questo stava rendendo parecchio nervosi Thorkh e la sua ciurma, che tenevano in grande considerazione il giudizio di Morduk.
Poco distante dagli uomini toro, gli elfi sembravano avere il problema opposto: conoscevano molto bene il territorio, ma non erano certamente in grado di combattere per le loro vite in caso di attacco di predoni orchi o altri gruppi di mercenari provenienti dalla “Dew”. Così Eiliana aveva maturato un’idea interessante ma pericolosa, che però mancava ancora di un collante che potesse giustificarla. Pertanto la tenne per sé, aspettando tempi più maturi.
I nostri eroi infine erano invece consapevoli che si sarebbero enormemente indeboliti una volta che Morduk fosse uscito dal gruppo e avevano quindi una necessità impellente di rimpiazzarlo con un’altra risorsa altrettanto utile ai loro scopi. Ecco perché Kail era motivato a parlare con Eiliana. Era fortemente convinto che la nobile elfa sarebbe stata l’unica in grado di aiutarli veramente: in primo luogo perché era di sangue reale e quindi conosceva l’ubicazione del tempio sacro dedicato a Paladine, costruito millenni prima nientemeno che dal suo antenato Silvanost in persona, in secondo luogo perché aveva vagato per mesi in lungo e in largo per la foresta portando fuori i profughi, quindi aveva un’idea più che precisa di ciò che li avrebbe minacciati dentro quella fitta e sterminata selva. Il mezzelfo fece un lungo sospiro, poi si alzò e con determinazione si diresse dagli elfi, con il chiaro intento di proporre ad Eiliana di unirsi a loro per la salvezza di Krynn.
Estellen andò con lui, ma Stuard invece preferì recarsi dai minotauri, per saggiare l’aria che si respirava dalle loro parti.
Il cavaliere fu accolto con piacere da Morduk e dai suoi amici, che condivisero con lui cibo e birra. Tuttavia non si erano ancora messi d’accordo sulla strada da fare per raggiungere la loro meta.
Quando Stuard però citò l’orco, che era presumibilmente ormai fuggito dal campo, ingenuamente convinto che i minotauri fossero già a conoscenza di questa informazione, gli esperti guerrieri cominciarono a guardarsi intorno in preda all’ansia e Thorkh accantonò ogni altra discussione, prendendo subito in pugno la situazione. Disse a Stuart di andare dal suo amico Kail, ed insieme a lui indagare più approfonditamente sui possibili movimenti dell’orco: esisteva infatti la concreta possibilità che egli potesse esser infine riuscito a prendere un cavallo, coperto dal frastuono della battaglia e che loro quindi avessero meno di una giornata di vantaggio su eventuali pattuglie o rinforzi in arrivo. Nel frattempo lui e i suoi taurini compagni avrebbero preparato i carri: uno per loro e gli altri due per gli elfi.
Mentre Stuard riceveva le ultime istruzioni, Kail faceva la sua proposta ad Eiliana. L’elfa si mostrò ben disposta ad aiutarlo, ma disse chiaramente che la sua prima responsabilità andava verso la sua gente, il suo popolo. Il mezzelfo non ebbe il tempo di replicarle, facendole una nuova proposta che coinvolgesse i minotauri, perché Stuard gli passò accanto dicendogli che c’era una faccenda urgente da risolvere.
Così Eiliana ed Estellen si diressero dagli elfi, che a loro volta erano stati avvicinati dai minotauri e stavano tentando di comunicare in qualche modo. La nipote del re, sfoggiando un perfetto comune, prese a conversare con Ashen, il quale le illustrò brevemente il pericolo in corso e i dubbi dei minotauri riguardo il percorso da fare. Fu dunque proprio la dama elfica che propose al braccio destro di Thorkh un sagace compromesso: gli elfi avrebbero indicato loro la strada migliore da percorrere, mentre i minotauri avrebbero offerto loro protezione durante il viaggio. In questo modo Thorkh sarebbe giunto al crocevia per raggiungere Qindaras nel minor tempo possibile e gli elfi avrebbero potuto attraversare la gola degli gnoll, ben protetti da cinque possenti guerrieri minotauri.
Nel frattempo Kail aveva risalito la china nel punto in cui l’orco si era issato su, così come aveva fatto Stuard, immediatamente dietro di lui. Morduk invece, più grosso ed impacciato, aveva preferito fare il giro largo, ma aveva voluto comunque andare con i suoi amici.
Kail faticò tantissimo per trovare appena due piccolissimi segni del passaggio dell’orco sulla dura e spoglia roccia soprastante: nonostante il buio e la stanchezza, la sua vista aguzza di elfo l’aveva aiutato a notarli e a ricostruire così i movimenti dell’orco. Come Stuard aveva in parte sospettato, l’orco aveva scalato il piccolo dirupo come loro avevano appena fatto, per poi dirigersi a nord est: un piccolo pezzo di stoffa e alcuni lievi graffi su una grossa roccia testimoniavano la giustezza di questo ragionamento.
Tuttavia lo sforzo più grande Kail dovette farlo quando controllò le tracce nel recinto dove erano tenuti i cavalli. Il mezzelfo infatti rivelò all'amico cavaliere che tutte le impronte di zoccoli puntavano sempre all’interno dell’accampamento, mentre solo una scia di orme ferrate si dirigevano verso la direzione opposta, aggirando il campo da est. Quindi era molto probabile che l’orco avesse in effetti raggiunto i cavalli e fosse riuscito alfine a fuggire non visto per dare l’allarme e quindi questo significava che avevano tempo massimo fino all’alba per muoversi da lì in relativa sicurezza.
Kail, Stuard e Morduk raggiunsero quindi Thorkh ai carri, lo misero al corrente delle loro scoperte e aiutarono i minotauri a fissare i cavalli ai supporti da traino. Divisero poi equamente cibo e acqua e fornirono le tre piccole carovane di tutto il necessario per un viaggio attraverso le terre selvagge di una quindicina di giorni abbondanti.
I preparativi per la partenza erano stati dunque ultimati e quando Stuard ed Estellen andarono ad occuparsi delle orchesse e la loro prole, ancora ben legati dentro le loro tende, la loro permanenza in quelle terre brulle e pericolose stava finalmente volgendo al termine.
Tuttavia il cavaliere rammentò per tutta la vita l’odio che colse negli sguardi di quelle femmine di orco: un odio feroce, che non si sarebbe certo arrestato o sopito con la fine della guerra. Era un odio atavico, immortale: niente tranne la morte, sarebbe riuscito a dissiparlo nei cuori degli eterni antagonisti.
I due amici lasciarono dunque cibo e acqua ai prigionieri e raggiunsero a grandi passi i carri al centro del campo: avevano entrambi uno strano cipiglio e dei cupi presagi nella mente e nel cuore. Chissà dove li avrebbe condotti il loro viaggio giunti a quel punto, quanto altro odio e rabbia avrebbero dovuto vedere prima di arrivare alla fine della loro sacra missione.