Kail uscì dalla taverna barcollante e perso nei suoi pensieri.
Era devastato per la stanchezza accumulata nei giorni precedenti: quel branco di lupi gli aveva dato parecchio filo da torcere, ma non era quello il motivo del suo turbamento, della sua fiacchezza.
C’erano dei cavalieri di Solamnia che volevano vederlo!
Degli uomini di Astarte.
Erano quindici anni che non sentiva più quel nome.
“Ehi guarda dove vai!”
Gli gridò un passante, mentre il mezzelfo si trascinava verso la caserma per riscuotere la sua paga. Non si era nemmeno accorto che quel giorno c’era il mercato a Lemish e che le strade della piccola cittadina si erano riempiti di mercanti e avventori. Due file di carri erano stati posti come spartitraffico della via principale, ma lui a mala pena si reggeva in piedi e continuava a sbattere contro la folla urlante.
Solo quando passò vicino ad un carro in particolare aveva avvertito una strana sensazione, qualcosa di oscuro e frutto sicuramente di magia, ma in quel momento c’era troppa gente per approfondire la questione. Sarebbe tornato più tardi, ed avrebbe certamente indagato meglio: ora doveva ritirare i suoi soldi e riposare un pò.
Si recò dunque al corpo di guardia, firmò e lasciò in custodia le sue armi. Poi incontrò Ethan Uth Weinner, un tempo cavaliere di Solamnia, ora capitano delle guardie di Lemish. Kail conosceva di vista il capitano e quando si presentò al suo cospetto direttamente con nome e cognome, egli sembrò sapere molto bene ciò che capitava nella Solamnia e al cavalierato, pur essendone uscito da molti anni.
Egli infatti gli disse che la casata di Kail era stata acquisita dagli Uth Wistan, ma aggiunse anche che Connor e suo figlio Gunthar erano uomini d’onore. Se dunque un giorno avesse voluto reclamare il suo maniero e il suo titolo, dimostrando (non sapeva bene come avrebbe potuto fare visto che era un mezzelfo) essi gli avrebbero restituito terre e beni. Certo, c’era il problema dei soldi per mantenere un maniero, ma quello era un problema diverso.
La conversazione tra i due durò qualche altro minuto, poi Ethan diede i soldi della paga al mezzelfo e lo congedò.
Quindi Kail poté tornare alla sua taverna.
Se Astarte voleva vederlo dopo quindici anni di silenzio, voleva dire che c’era sotto una questione molto importante. Così quando Kail incontrò i tre cavalieri di Solamnia andò preparato. Gregor Ayaci, Matias Derlun e Dorian Drummer, erano i nomi dei cavalieri e salutarono Kail con il più classico dei: “Est Solarus Uth Mithas”.
Il mezzelfo saltò i convenevoli chiedendo il motivo per cui Victor lo aveva convocato, ma i tre cavalieri sostennero che avrebbe dovuto chiederglielo direttamente a lui. Kail intuì che probabilmente nemmeno conoscevano il motivo per cui lo stavano contattando, ma anche se l’avessero saputo, avrebbero tenuto la bocca chiusa.
Il Codice e la Misura, certo.
In ogni caso Kail non mostrò particolari resistenze, e i quattro si diedero appuntamento di fronte alla taverna alle prime luci dell’alba. Tuttavia prima di cedere al sonno, il mezzelfo volle andare a dare un’occhiata a quel carro che gli aveva fatto accapponare la pelle. Approfittando dell’ora tarda e delle poche persone che c’erano per strada, riuscì a parlare indisturbato con il mercante.
Si trattava di un carro che vendeva oggetti esotici, quasi tutti cianfrusaglie da due soldi, ma una cosa gli rubò l’occhio e l’attenzione: dentro un’ampolla di vetro era conservato un artiglio di qualche strana creatura. Era un artiglio ricurvo, che un elfo qualinesti aveva venduto al mercante qualche mese prima e che giurava appartenere ad un mostro alto quasi due metri che aveva ucciso con le sue frecce: un incrocio tra un drago ed un uomo!
Malgrado l'aspetto ridicolo del racconto, non era la prima volta che negli ultimi anni aveva sentito voci di creature simili: esse sembravano muoversi nell’ombra, solo di rado ed esclusivamente nell’Ergoth del sud, ma nessuno aveva mai indagato su di loro.
Kail pagò dunque il mercante e tornò alla sua taverna.
Finalmente riuscì a farsi un sonno ristoratore e l’indomani mattina, quando incontrò i cavalieri, si sentiva molto meglio.
Il viaggio durò mezza giornata.
Il mezzelfo provò a fare qualche domanda, ma i tre cavalieri non aprirono la bocca nemmeno per dirgli se i suoi parenti e gli amici che si era lasciato alle spalle, erano ancora vivi o erano morti. Tuttavia presto avrebbe ottenuto le sue risposte, poiché nel primo pomeriggio, arrivarono finalmente al maniero Astarte.
Era identico a come l’aveva lasciato, al tempo stesso però, molto diverso. Erano infatti pochi i volti che aveva riconosciuto mentre era passato attraverso il feudo. La gente che ricordava era cambiata o era andata via.
Uno dei tre cavalieri si assicurò poi che il cavallo di Kail fosse portato alle stalle e rifocillato, mentre gli altri due lo scortarono dentro alla roccaforte centrale.
Kail consegnò le sue armi e finalmente il lord del maniero fu avvertito della sua presenza.
Astarte era un uomo sulla sessantina, non molto alto, ma ancora massiccio e dall’incedere deciso e determinato come un tempo.
I due parlarono un po’ di come fossero andate le cose nelle loro vite negli ultimi quindici anni, ed apprese che non molte di quelle che ricordava erano cambiate. A parte l'infausta notizia che il suo maestro d’arme e suo educatore Anteus, era purtroppo deceduto. Probabilmente a causa del la sua triste decisione di andar via dal maniero.
Nessuno poteva saperlo con certezza, ma Astarte era convinto che le cose stavano così.
Tuttavia, alla fine Victor venne al punto.
C’era qualcosa che lui avrebbe dovuto fare per conto suo: doveva recarsi nel maniero degli Uth Breannar e recapitare a Lord Gerald qualcosa di importante, forse per la sopravvivenza di tutta Krynn.
Kail chiese spiegazioni sul perché avrebbe dovuto farlo proprio lui, il signore del maniero era pieno di uomini fidati, e Astarte rispose conciso che gli serviva qualcuno che non doveva sembrare un cavaliere, ma essere ugualmente fidato come uno di loro.
Ovviamente il mezzelfo accettò l’incarico, non fosse stato perché quell’uomo era come un padre per lui.
Tuttavia quando Victor Astarte gli spiegò bene che genere di consegna avrebbe dovuto fare, il mezzelfo non riusciva a crederci!
Quando vide il tempio di Paladine nei sotterranei del maniero, quando ascoltò la storia del miracolo che era avvenuto laggiù, non riusciva a credere alle sue orecchie.
L'avevano chiamato "Erstellen, la creazione".
Una strana richiesta.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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