Il gruppo seguiva Alhana a passo svelto, mentre Kail faceva la spola pedinando gli hobgoblin. Infatti il mezzelfo non voleva trovarsi tra l’incudine e il martello e decise di tenere un occhio puntato su quei quattro mostriciattoli per evitare spiacevoli sorprese una volta giunti a destinazione.
Kail aggiornava i suoi amici di continuo e quando verso sera Alhana raggiunse il punto del fiume dal quale avrebbe dovuto tagliare verso ovest, disse loro di procedere con cautela perché evidentemente la loro mèta era anche quella degli hobgoblin. Il mezzelfo era stato fortunato perché era rimasto sempre sottovento e quindi quelle orrende creature non l’avevano fiutato, tuttavia ora dovevano avvicinarsi di più e con molta più attenzione, perché il vento era cambiato e perché quei piccoli mostri non erano soli.
Incredibilmente infatti, seduto tranquillamente su una pietra, un vecchio barba bianca con un bizzarro cappello a punta sulla testa, stava dialogando animatamente con un pericoloso signore dei draghi, vista la minacciosa armatura con le insegne di Takhisis che indossava. Alle sue spalle, un infido draconico bozak controllava il campo con i suoi occhi giallastri e fessurati, ponendo particolare attenzione agli otto hobgoblin che stavano facendo come loro solito un gran baccano attorno al fuoco.
Estellen non riusciva a credere ai suoi occhi: quello era proprio lo stesso vecchio che l’aveva guidata al tempio di Paladine durante il sogno che aveva fatto al fiume vicino casa, mesi prima! Rammentava molto bene le fiamme, le creature alate e quello stravagante personaggio che l’aveva condotta in mezzo alla foresta. Lì, tra la fitta selva, aveva trovato una piccola costruzione bianca, simile ad una cappella di famiglia, umile ma fiera. Dentro di essa c’era proprio il libro bianco, aperto sopra un leggio in faggio. I suoi amici la guardarono assai perplessi mentre raccontava quell’aneddoto, ma Estellen non aveva alcun dubbio che fosse proprio lui. Ma che ci faceva lì? E dov’era il tempio di Paladine?
Alhana era sicura che doveva trovarsi da quelle parti, in base alle informazioni che aveva a disposizione. Eppure in quella zona non c’era. Lì non c’era nient’altro che macerie e detriti anneriti.
Un senso di angoscia pervase i nostri eroi, angoscia che esplose quando il vecchio iniziò a parlare:
“Ve lo ripeto, il mio nome è Fizban e abito nella foresta da almeno ventiquattro ore e non so nulla di nessuna fanciulla chiamata Estellen. Mi avete chiesto dove trovare il tempio di Paladine e vi ci ho portato. Che altro volete adesso da me? Ho anche perso il mio bastone… ah no, eccolo qui.”
Il vecchio, un po’ svampito, stava rispondendo evidentemente all’ennesima, incalzante domanda del signore dei draghi e gli argomenti che essa trattava fecero salire un groppo in gola al mezzelfo.
Quel guerriero, bardato in scura armatura, aveva chiesto specificatamente al vecchio di Estellen, segno evidente che qualcuno gli aveva ordinato di attendere il momento giusto, per poi intercettare la dama bianca a Silvanesti. Solo una persona con cui avevano parlato era a conoscenza in maniera così specifica dei loro movimenti, ed aveva legami certi con i signori dei draghi: Lord Ariakas: il chierico oscuro che Estellen aveva definito "il verbo di Takhisis"! Dunque quella squadra della morte era lì per loro, per impedire ad Estellen di mettere le mani sul libro bianco di Paladine e quel vecchio dal cappello a punta, gli aveva appena rivelato come fare. A giudicare infatti dai detriti biancastri alle loro spalle, sembrava proprio che qualcuno avesse bruciato o forse “squagliato” una piccola costruzione nascosta tra gli alberi, che, a giudicare dalle poche e sconnesse parole di Estellen, doveva essere proprio il tempio di E’li che cercavano!
“Mi prendi in giro vecchio? Quella specie di capanna dove ci hai portato, non può essere il sacro tempio di E’li o Soffionero l’avrebbe capito!”
Rispose irato il signore dei draghi.
Tutti avevano ben compreso che probabilmente “Soffionero” era il nome del mostro alato che quel cavaliere in armatura nera cavalcava, ma stando alle sue parole, il drago non era troppo convinto che quello che aveva appena distrutto fosse proprio il tempio di Paladine che entrambe le parti stavano disperatamente cercando.
Forse c’era ancora speranza dopotutto.
Tuttavia Kail rimuginava sul fatto che un drago nero, l’unico che sputava acido, potesse spingersi così tanto oltre il confine, aggirando in maniera così sfacciata le “tre ali” messe a protezione del perimetro ovest di Silvanesti. Poi si ricordò che Ariakas cavalcava proprio un gigantesco drago nero e realizzò che probabilmente allora quel signore dei draghi poteva essere uno dei suoi luogotenenti.
“Non è colpa mia se quel drago è instabile ed irascibile e ha distrutto tutto. Se mi avesse dato retta, avresti visto che non stavo mentendo e che quel libro che ti spaventa tanto davvero adesso non esiste più!”
Replicò piccato il vecchio, togliendosi di scatto il cappello come se si fosse offeso innanzi all’accusa del guerriero oscuro di avergli mentito. Nonostante si trovasse a gestire una gravissima minaccia per la propria vita, barba bianca non sembrava troppo afflitto dalla situazione in cui si trovava, solo un po’ annoiato e, dalla maniera in cui si guardava intorno, si comportava come se aspettasse qualcosa. O qualcuno.
“Io non ho paura di niente, vecchio. Quando all’alba tornerà Soffionero, deciderà lui cosa farne di te.”
Terminò laconicamente l’oscuro combattente, mettendo istintivamente la mano sull’elsa della spada.
Stuard era ancora piuttosto confuso sul fatto che il tempio fosse andato distrutto o meno, ma di una cosa era certo: non avrebbe lasciato quel vecchio nelle mani di creature così spregevoli. “Est solarus uth Mithas”, l’onore è la mia vita, era il motto dei cavalieri e quel giorno aveva tutta l’intenzione di dimostrarlo.
Tuttavia non fu il primo ad agire: Alhana infatti aveva già imbracciato il suo arco lungo e aveva chiesto a Kail di dargli una mano a spazzare via gli Hobgoblin. Il mezzelfo non era molto sicuro che quella fosse la strategia migliore per uscire vivi da quella situazione, ma tacque e seguì Alhana tra i cespugli.
Qualunque fosse stato il destino del libro bianco, Estellen era convinta che l’avrebbe appreso solo dopo quello scontro, sperando vivamente che il drago Soffionero non avesse deciso di tornare indietro prima dell’alba o quella sarebbe stata la fine per tutti loro.