Eiliana e Kail furono i primi ad entrare nella foresta, mano nella mano, quasi increduli di essersi ritrovati. Seguivano Aric ed Estellen e a chiudere Stuard. Sembrava che nessun altro ci fosse attorno a loro, se non l’incredibile varietà della fauna locale, che viveva liberamente nel bosco, ma chiunque “sapeva”, anzi “sentiva”, che c’erano diverse creature intelligenti che li seguivano silenziosamente, che scrutavano i loro passi.
Si trattava ovviamente degli elfi Kagonesti, invisibili perfino ai sensi sviluppati del mezzelfo, all’apparenza immuni alla sua consumata esperienza sul campo. Nessuno poteva dire quanti fossero e dove si celassero, si "percepiva" solo che c’erano e che erano pronti a tutto.
Tuttavia, per ora, nessuno sembrava disturbare la loro camminata attraverso il fitto bosco, che, secondo Eiliana, sarebbe stata anche piuttosto lunga. Questo motivo e anche il fatto che si respirava un’aria abbastanza tranquilla, elfi selvaggi a parte, favorirono alcuni importanti dialoghi tra gli avventurieri.
Infatti Kail non poté non domandare alla sua Eiliana chi l’avesse avvicinata, permettendole così di salvare la vita a lui e ai suoi amici. Lei aveva fatto spallucce, come era suo solito fare quando parlava di cose passate, descrivendolo come un umano vestito con un saio da monaco di color grigio acciaio, giovane e forse calvo, ma di questo dettaglio non era sicura. Egli l’aveva intercettata presso il fiume Thon – Sorpon, mentre era in ricognizione, prendendola completamente alla sprovvista. Cosa peraltro affatto facile. Egli si era scusato per il suo ardire, quando lei aveva sguainato la spada, ma aveva anche insistito di fare presto, poiché se avesse voluto salvare l’intera compagnia capeggiata da Estellen, avrebbe dovuto recarsi a nord. Qui avrebbe incontrato una pattuglia di elfi Kagonesti di ritorno dal fronte e con essi avrebbe dovuto risalire il fiume ancor più verso nord, in un punto preciso dove gli orchi avrebbero teso a Kail e compagni un’imboscata.
All’inizio era rimasta scettica riguardo la cosa, ma man mano che l’uomo parlava, dimostrando di conoscere molti dettagli intimi tra lei ed il mezzelfo, aneddoti personali su Estellen, su Stuard e anche su un certo Aric, il suo istinto gli suggerì che stava dicendo il vero. Paradossalmente, erano stati proprio i particolari che aveva riportato sul mago che l’avevano confusa e avevano ritardato la sua decisione finale. Infatti, quando si era separata dalla compagnia, mesi prima a Silvanesti, insieme al gruppo non c’era alcun mago. Fortunatamente aveva comunque stabilito di non rischiare, ed era intervenuta lo stesso: aveva infatti incontrato il commando di esploratori Kagonesti, proprio laddove gli era stato suggerito di andarli a cercare e grazie a loro adesso i suoi amici e il suo amato Kail erano vivi.
Il mezzelfo sembrò confuso da questo racconto. Chi diavolo poteva essere quel viandante umano, che se ne andava in giro illeso per la foresta, dove sciamavano gli elfi Kagonesti e cercando proprio Eiliana, per avvisarla che lui ed i suoi amici sarebbero presto stati in pericolo di vita?
"Probabilmente si trattava dello stesso tipo di persona che aveva intercettato gli orchi, nel loro territorio, per dirgli la stessa cosa, ma con l’intento di realizzare l’effetto inverso."
Pensò tra sé. L’esperto ranger era pronto a scommettere la punta delle sue orecchie, che se avesse potuto interrogare il capitano orco, che era poi fuggito dallo scontro quando aveva visto il mal partito, avrebbe descritto quell’umano in maniera molto simile a come aveva fatto Eiliana. Tutto ciò era decisamente molto strano, ma al di la del sospetto che potesse trattarsi di qualcuno che padroneggiava le arti arcane, probabilmente un cronomante, visto che sembrava conoscere eventi che ancora dovevano accadere, non poteva verificare le sue ipotesi in alcun modo. Pertanto decise di cambiare discorso.
Nel frattempo Aric aveva deciso di rompere il ghiaccio con Estellen e cercare di avvicinarsi un poco a lei, come segno di buona volontà. Parlando del più e del meno, lo stregone non poté non far scivolare il discorso su Lindaara ed Ailin. D’altronde, la curiosità di conoscere la sua vera natura e anche quella dell’ultima persona mancante che aveva impugnato la sua staffa era davvero enorme. Non era stato difficile intuire, dalla reazione che la giovane portavoce di Paladine aveva avuto quando aveva visto i nomi incisi in bella mostra sulla sua impugnatura, in particolar modo quello di Ailin, che ne sapesse più che qualcosa a riguardo.
Estellen sospirò. Alla fine quel momento sarebbe dovuto giungere prima o poi: Aric si era di fatto unito al gruppo, era un mago, non un minotauro o un elfo silvano, era normale quindi che volesse capire come stavano certe cose. Faceva parte della sua natura. Pertanto la sacerdotessa decise di sbottonarsi un po’.
Gli parlò della natura di Lindaara, del suo scopo, della sua funzione su questo mondo. Gli disse che ora stava servendo Paladine e che, "a lavoro finito", il suo compito sarebbe stato quello di rientrare nella sua dimensione d'esistenza, prima della “settima porta”, che apriva sulla dimensione divina. Quando il discorso invece scivolò su Ailin, ammise dunque che ella era una specie di sorella, la cui natura era identica alla sua. Quindi si, la conosceva e molto bene in quanto Lindaara. Solo che non riusciva ad immaginare che potesse aver brandito un tempo quella verga maledetta, non tanto per la sua oscurità intrinseca, visto che Ailin avrebbe potuto in quel momento servire una divinità altrettanto malvagia, solo perché sua sorella non avrebbe potuto incarnarsi in una maga! Solo in una portavoce di divinità, come lei.
Aric la guardò corrucciato, affatto deciso a mollare l’osso. Raccolse quelle informazioni gelosamente, poi azzardò una richiesta un po’ inusuale. Domandò ad Estellen se avesse potuto contattarla in qualche modo: se Ailin aveva di fatto portato il suo bastone demoniaco, in un tempo passato o futuro che adesso non era importante determinare, c’era dunque più di una speranza che ne sapesse qualcosa in più rispetto a lui su di esso.
Estellen allargò le braccia dispiaciuta per non poter far di più per lui, poi però si ricordò di Quill. Raccontò allo stregone cosa fosse in realtà quello strano volatile bianco, che probabilmente aveva visto svolazzare per la “Montagna del Drago”. Gli rivelò che esso non era un semplice e comune animale con le ali, ma uno “spirito guida”. Un aiuto, spesso prezioso, per chi come lei, si era incarnata in una forma fisica per poter svolgere il suo incarico, che nello specifico era servire Paladine. Il punto era che Quill non era l’animale guida di Lindaara, ma di Ailin! Per qualche motivo che non aveva ancora deciso di approfondire, il suo “spirito guida” era rimasto oltre la “settima porta” e non l’aveva seguita sul piano mortale. In una delle due volte in cui aveva incontrato sua sorella, da quando aveva questa forma, lei le aveva fatto dono provvisorio della sua “civetta”, affinché vegliasse su di lei e la proteggesse se fosse stata in pericolo. Poteva dunque richiamarla e chiederle di convocare la sua vera padrona affinché Aric potesse porle le sue domande, ma sarebbe stato solo un tentativo: non conosceva infatti gli affari di Ailin, la sua attuale missione. Anzi, sarebbe stato molto facile che avesse declinato l’invito, questo lo stregone doveva tenerlo bene a mente.
Dietro di lei, Stuard iniziava a storcere il naso. Il cavaliere si era ormai abituato alla mentalità “o bianca o nera” dell’amica d’infanzia: la conosceva troppo bene per non sapere che questo momento, il momento di “vuotare il sacco” sarebbe arrivato, solo non immaginava che fosse arrivato così presto. Ma chi era questo mago? Perché gli stava spiattellando impunemente “vita, morte e miracoli” della sua vita, della sua natura, della sua missione?
Estellen corrucciò la fronte, mentre lo fissava severa senza dire niente. Poi cocciutamente aprì le braccia verso le fronde degli alberi e chiuse gli occhi. Bisbigliando il nome di Quill, lo richiamò a sé. La civetta spuntò letteralmente dal nulla, comparendo su un ramo poco distante. Si grattò curiosamente il naso e poi spiccò il volo verso di lei. Estellen gli offrì un braccio, che il volatile sfruttò immediatamente come punto d’atterraggio, calandosi delicatamente sopra.
Aric notò subito un fatto curioso, mentre la giovane sacerdotessa parlava all’orecchio del suo animale guida: aveva una zampa di metallo! Qualcuno gliel’aveva ricostruita, quindi quell’animale sapeva combattere, malgrado le apparenze. Lo stregone osservò poi Quill ripartire dopo qualche secondo, sparendo poi tra i rami più alti degli alberi. Estellen però non tentò di rassicurarlo, aggiungendo solo che non poteva fare altro oltre a quello che aveva appena fatto per aiutarlo con il suo problema. Ora dipendeva solo da Ailin.
Lo stregone annuì e ringraziò lo stesso e di cuore Estellen, intanto per aver capito quanto importante fosse per lui scoprire quanto più possibile su quella dannata staffa che si portava dietro e poi per aver smosso “mari e monti” per poterlo mettere in contatto con Ailin, che, come lei, non doveva essere proprio una “persona qualunque”. Estellen gli sorrise soddisfatta e la conversazione sembrava essersi smorzata, ma si stava solamente preparando ad un secondo, molto più pesante, round.
Infatti Aric dopo qualche minuto tornò alla carica, domandando, questa volta ad entrambi i suoi accompagnatori, chi fosse quella giovane elfa lì davanti che sembrava essere parecchio intima con il mezzelfo.
Fu in quel momento che lo stregone comprese quanto non piacesse al cavaliere!
Stuard infatti gli rispose seccato con un’altra domanda, che riguardava il perché volesse soddisfare così tante curiosità tutte insieme e soprattutto che cosa gli importasse di chi fosse Eiliana. Aric fu colto di sorpresa da quella sgradevole reazione da parte del guerriero, ma rimase calmo rispondendogli che cercava solo di capire ed inquadrare meglio persone e situazioni del suo gruppo, per poterle meglio gestire nei giorni a venire. Il cavaliere sbuffò, asserendo che la fiducia andava guadagnata e non pretesa con le parole e le facili domande, mentre Estellen gli piantava invece un gomito tra le costole, accusandolo di non essere franco ma solo maleducato a dire certe cose. La giovane infatti lo rimproverò aspramente per manifestare così palesemente il suo disprezzo nei confronti del mago. Tuttavia questa volta Stuard non cedette, come spesso era solito fare quando c’era di mezzo Estellen, anzi le rispose a grugno duro, che piuttosto era lei che aveva strombazzato troppe cose, intime ed importanti, in faccia ad un perfetto sconosciuto, per giunta stregone e per giunta, probabilmente, anche cronomante!
Che lui detestasse gli incantatori era risaputo, che però lo rendesse manifesto in maniera così palese, nessuno se lo sarebbe aspettato. Né Estellen e nemmeno Kail, che si era nel frattempo voltato, perché distratto dalle urla di Estellen che redarguiva ferocemente l’amico. A quel punto Aric domandò a Stuard perché ce l’avesse tanto con lui e la risposta del cavaliere non tardò affatto ad arrivare: intanto era un mago e dei maghi non ci si poteva fidare. Inoltre si accompagnava ad una staffa demoniaca. Per lui questi due erano argomenti sufficienti per prendere le distanza da chiunque, figuriamoci da uno stregone trovato per caso sotto terra, congelato nel ghiaccio da un drago bianco non si sapeva bene per quale motivo.
Aric capì che non aveva appigli adesso per poter trovare dei punti di conversazione civile tra loro due, pertanto invitò Estellen a lasciar cadere la violenta discussione con il compagno, perché non avrebbe portato alcun vantaggio. Si augurava con il tempo di avere l’occasione di discutere di nuovo con il cavaliere, con in mezzo però meno pregiudizi di quanto ce ne fossero adesso.
Perplesso, Kail si voltò nuovamente verso il sentiero che solo Eiliana vedeva e domandò alla sua amata chi fosse al comando adesso a Silvamori. Lei rispose che suo fratello Kirin, che aveva già nominato ai tempi “dell’incubo con le ali”, quando aveva raccontato che loro due insieme avevano condotto gran parte della popolazione silvana fuori dai confini della foresta maledetta, era attualmente il generale in comando della città - campo. Il reggente si chiamava Belthanos, un giovane ed arrivista nobile elfo, tanto immaturo quanto manipolabile. Infine c’era il senatore Quinath, il vecchio portavoce di re Lorac e promesso sposo di Alhana Starbreeze.
Kail preferì non rivelare ad Eiliana che la regina aveva deciso di donare il suo cuore ad un umano di nome Sturm. Francamente non sapeva nemmeno se lei glielo aveva infine confidato, quando le due cugine erano rimaste fianco a fianco a Silvanesti, ma non volle comunque approfondire la questione, ritenendola un po’ troppo personale.
Tuttavia rammentava bene Quinath: uno spocchioso elfo silvano, degno rappresentante della sua razza. Tutti i principali tratti distintivi dei silvani erano presenti in lui con estrema abbondanza. Altezzoso, presuntuoso, altero e arrogante: un quadro perfetto di tutti i peggiori difetti elfici! Sperava solo di non passare per lui quando avrebbero dovuto buttar giù un piano di fuga, poiché era assolutamente certo che avrebbe messo i bastoni tra le ruote a lui, ai suoi compagni e perfino ad Eiliana stessa, se non fosse stata attenta.
Il mezzelfo maturò questa consapevolezza quando Silvamori si aprì innanzi a loro, rivelando una città costruita su vari livelli, interamente ricavata dal robusto legno della foresta e realizzata sulla falsa riga delle antiche città silvanesti. Infatti l’intera compagnia trovò numerose analogie tra Silvamori e Sithelnost, la perduta ed abbandonata città silvana costruita su tredici livelli e interamente ricavata dal legno delle sequioie secolari del posto.
Silvamori di livelli ne aveva solo tre, ma quando Aric alzò gli occhi e ne contemplò la bellezza, rimase lo stesso senza parole. Con Stuard che dietro lui pensava: “finalmente un po’ di pace e di silenzio…”