“Quando Arios venne al mondo, tutti gli usufruitori di magia percepirono la sua venuta. Il suo potere, le sue potenzialità erano talmente grandi che scossero quasi le fondamenta della trama stessa! La famosa: “grande tessitura” di cui parlano gli elfi, a cui ogni cosa è legata. Nel frattempo, altre due “Convergenze”, nei secoli, si abbatterono implacabili su Eord: esse portarono conseguenze benigne, come l’arrivo degli elfi e dei nani e altre negative, scaricando sulla nostra bella terra le orde degli Okar. L’impero trovò il modo di convivere pacificamente con le due nuove specie, accogliendole all’interno del suo vasto territorio e instaurando con esse alleanze produttive contro la minaccia sempre all’erta degli Okar. Si combatté insieme, ma si condivise anche molto, prendendo il meglio gli uni dagli altri. L’Ordine era stato da me creato già da molti secoli e tutto procedeva in equilibrio. Ma quando nacque Arios, perfino i nani e gli elfi, nonostante tutte le loro diversità rispetto agli uomini, si accorsero di lui. Del grande pericolo che rappresentava.” Il “Fondatore” fece una pausa intensa in cui si passò le mani sul viso, come se volesse fissare una premessa con quel gesto, che sottolineava forte che le cose si sarebbero messe davvero male per la gente di Eord da quel momento in poi. “La sensazione che stesse per accadere qualcosa di davvero… rischioso… per la sopravvivenza del mondo cresceva mano a mano che Arios fioriva, finché io, Eledras, Atreus e Kirk, grande stregone dei nani, decidemmo di riunirci per discutere sui provvedimenti da prendere riguardo questo fanciullo. Parlammo a lungo per giorni, che divennero presto settimane e poi mesi. Da una parte c’eravamo io e Eledras, che desideravamo offrire una possibilità al ragazzo. Educarlo, accogliendolo nell’Ordine e insegnandogli la magia e come utilizzarla per i giusti fini. Dall’altra, Atreus, che invece insisteva nell’ucciderlo subito, ora che si era in tempo, senza troppi ripensamenti. Arios era troppo potente. Già così piccolo, rappresentava una minaccia immensa per tutti e per quanto all’epoca mi fosse risultato cinico e spietato il suggerimento dell’Asur, con il senno di poi esso si rivelò affatto sbagliato.” Di nuovo Lucas si inceppò: si vedeva che stava rimuginando su qualcosa che teneva dentro e che lo logorava da decenni, secoli forse. Escol gli mormorò parole di conforto, dicendogli che ormai era passata davvero troppa acqua sotto i ponti e che non valeva più la pena continuare ad amareggiarsi così come stava facendo lui. Con grande difficoltà, il “Primo Imperatore” riprese a parlare.“Il nano fu l’ago della bilancia nell’ultimo conclave tra noi quattro… quello decisivo… ed egli decise di astenersi, rimettendosi dunque al volere della maggioranza. Dunque io ed Eledras la spuntammo, con l’Asur che, come puoi facilmente immaginare, non era affatto felice per la via che decidemmo poi di intraprendere. Egli alla fine ci concesse di seguire questa strada, senza intromettersi e giurando di mantenere il segreto in futuro, solamente ad una condizione: si doveva lavorare su un piano di riserva che, se le cose fossero andate male, avrebbe dato la possibilità a qualcuno in futuro di poter eliminare la minaccia. Quindi si lavorò su un potente incantesimo, pensato e realizzato da noi quattro insieme, che riuscisse a garantire potere sufficiente ai miei eredi di poter affrontare ed uccidere Arios. Attraverso il pugnale di Cardras, il primogenito della stirpe dei Mohdi, sarebbe diventato il “prescelto” a svolgere questo compito. Di qui la profezia che conosci molto bene. Il problema fu che nella mia stupida convinzione di essere sul sentiero giusto, non ho dato fin dall’inizio molto peso a questa “soluzione di ripiego”… ero troppo concentrato ad apportare alcuni accorgimenti sul tipo di educazione che io ed Eledras avremmo fornito ad Arios, piuttosto che a quelli che avrebbero portato a trucidarlo. Io… io… ero sicuro che quel bambino avrebbe portato nuova luce su Eord, avrebbe dato ancor più prosperità e solidità all’impero. Non riuscivo a vedere la portata del mio sbaglio…” Il vecchio abbassò di nuovo gli occhi, le mani tenute immobili, appoggiate sulle cosce rinsecchite. Escol ascoltava avidamente il racconto, incrociando più volte lo sguardo di un silenzioso Wizimir, che sembrava nemmeno respirasse. Sbaglio? Quale sbaglio? Non c’era alcuno sbaglio nel provare ad educare qualcuno, nel tentativo di farlo diventare una persona migliore. Anzi. Quella prospettiva rappresentava una condizione irrinunciabile per un educatore saggio come lo era o lo era stato lui. Eppure Lucas scuoteva la testa. “L’oscurità… io sentivo l’oscurità in lui. Era forte e presente, come la sua controparte buona del resto. Ognuno di noi è formato da bene e da male, ma queste parti sono fuse nella nostra anima, la loro linea di demarcazione è impercettibile e quindi quasi non rilevabile, anche dai più grandi sapienti e potenti mistici. Ma Arios non era una persona comune. Le sue attitudini morali, si manifestavano evidenti quando eccedevano, da una parte e dell’altra, innanzi ai nostri occhi… ai miei occhi… e ne ero spaventato. Quasi terrorizzato. Notando che anche Eledras condivideva i miei pensieri e i miei timori, allora cercammo immediatamente di trovare una soluzione. Soluzione che invece si rivelò essere il più grande errore della mia vita! All’epoca ero esausto, dovevo tornare al mio sonno, ma decisi di rimanere per gestire questa crisi così tremenda, ma come dicevo prima, sbagliai…” Escol si alzò, vedendo che Lucas cercava la caraffa d’acqua dietro di lui. Riempì un bicchiere e glielo portò. Il “Fondatore” bevve avidamente, poi lo ringraziò e gli restituì il bicchiere. Quindi sospirò e continuò: “Io ed Eledras decidemmo di operare un incantesimo su Arios, sperimentale e potente oltre ogni immaginazione. Una magia che avrebbe tolto per sempre l’ombra dalla sua anima… avrebbe estirpato la sua parte malvagia, lasciando in lui solo luce e saggezza. Non potevo pensare che… che…” Wizimir si alzò a stento e prendendogli le mani nodose nelle sue, lo pregò, anzi lo implorò di calmarsi. Non serviva a nulla ammalarsi adesso, perchè c’era ancora tanto da fare. Lucas annuì. Poi sussurrò piano. “Insomma… come avrai intuito, Escol di Berge: qualcosa andò storto. Qualcosa che rovinò non solo Arios, ma anche Eledras stesso. Io mi salvai per puro miracolo. L’incantesimo infatti non ebbe l’effetto di distruggere la parte oscura di Arios, ma di dargli vita propria! In questo modo nacque anche il “Maestro delle Ombre”: “Egli” era la parte oscura di Eledras, che da quel giorno rimase incompleto e incapace di prendere come prima decisioni difficili e sofferte. Decisioni tormentate. Egli divenne puro raziocinio, mentre la sua parte malvagia, puro istinto e odio!” Escol rimase sconcertato da quelle rivelazioni, perché iniziò a capire la portata dello “sbaglio” di cui parlava Lucas. Sconvolto, il giovane Nordhmenn balbettò cosa fosse successo invece ad Arios, anche se lo intuiva benissimo da solo. “Arios all’inizio sembrò come non avesse subito gli effetti dell’incantesimo. Si comportava come sempre: lealmente con gli amici, rispettosamente con i nemici. Era calmo e posato, intelligente e dotato e sempre determinato a crescere e a padroneggiare la magia elfica e quella evocativa. Egli divenne col tempo “Gran Maestro dell’Ordine” e successivamente addirittura “Reggente dell’Impero”, in seguito agli incresciosi fatti capitati all’imperatore e ai suoi figli assassinati. In quel preciso momento, avvenne il suo cambiamento… o meglio egli si rivelò per ciò che era diventato: pura oscurità! Il suo gemello malvagio infatti, aveva fatto “sparire” la sua controparte buona e ne aveva preso il posto. Rivelandosi solo quando i giochi erano fatti e il suo luminoso “fratello” aveva preso il comando sull’impero! Era stato lui ad eliminare i suoi concorrenti reali: due giovani e innocenti senza colpe…” Una lacrima si disegnò sul volto rugoso del “Primo Imperatore”, mentre Escol si passava le mani tra i capelli, disperato. Era stata la paura a influenzare il giudizio del “Fondatore”, ed essa aveva distrutto sia Eledras che Arios stesso! Per questo il vecchio si era dannato l’anima nel corso dei decenni: egli incolpava se stesso per tutto ciò che era accaduto su Eord, ed ora che anche il piano di riserva era fallito e il mondo era stato consegnato forse per sempre all’oscurità, non riusciva più a darsi pace! Escol si era fatto un’idea ben diversa del “Fondatore”, associando erroneamente la vecchiaia alla saggezza. Invece davanti a sé aveva solo un anziano Nordhmenn, che si teneva in vita con la magia, in cerca di redenzione e perdono. Il giovane Berge gli disse subito in faccia, che non avrebbe trovato in lui quelle due cose che bramava. Egli non avrebbe mai perdonato nessuno per la morte di Kail, tantomeno chi ne era stato responsabile diretto e non vedeva come avrebbe potuto trovare le parole adeguate o la soluzione giusta per redimerlo dalle sue nefande azioni. Wizimir a quel punto intervenne, suggerendo all’amico che un modo c’era ancora, non per il perdono, ma almeno per la redenzione. Atreus infatti aveva lasciato un messaggio circa il “piano C” su cui stava lavorando ultimamente. “Egli è riuscito solamente a comunicarmi mentalmente un’ultima cosa prima di spirare: “l’elementale del fuoco ha la chiave!”” Il riferimento a Hilda era chiaro per Escol. Tuttavia non riusciva a capire cosa potesse essere mai questa “chiave” di cui parlava l’Asur. Il “Fondatore” riprese subito a parlare per chiarire meglio questo punto. “Durante la guerra con i Paradine e i Vanir, parliamo di millenni fa ovviamente, vedendo il mal partito, i Wraith forgiarono un’arma potentissima in grado di uccidere i loro nemici in un sol colpo. Si trattava di una spada completamente scura, la cui lama era di un nero così totale, che perfino l’anima di uno spirito superiore, immortale ed eterno come loro, poteva rimanerne imbrigliato per sempre. E’ grazie ad essa che il terzo gemello di Maedras e Cardras, fu bandito o forse addirittura distrutto per sempre! Sembra che l’elementale del fuoco, che alberga all’interno della tua amica mezzelfa, sappia dove questa antichissima arma, oscura e maledetta, sia ancora oggi custodita.” Escol annuì, colmando finalmente anche questa lacuna del puzzle. Iniziò dunque a comprendere il piano che il “Fondatore”, Wizimir e ciò che rimaneva della resistenza e dell’Ordine, stavano pensando di mettere in pratica dopo il disastro di quattro mesi prima. Tuttavia il figlio del Duca non cascò nel tranello: schioccando le labbra decise di cambiare discorso, ed affrontare la resa dei conti più tardi. Se ancora fosse stato il caso.