Escol accettò di incontrare dunque questo uomo misterioso che desiderava così tanto parlare con lui. Lasciò che l’elfa, che tutti, lei compresa, avevano presentato come “l’eletta”, lo accompagnasse, ma non fu affatto facile andare insieme a lei, come poteva pensare all'inizio. Anche se sapeva che era un’altra persona infatti, ella era davvero tale e quale ad Enwel! Aveva perfino la stessa identica cicatrice sotto l’occhio sinistro e questo dettaglio, a prima vista insignificante, rendeva però molto improbabile anche la spiegazione della sorella gemella. Questo piccolo segno bianco, impercettibile, ma che lui rammentava perfettamente sul viso della sua amata, lo spinse a ritenere che le risposte su di lei non risiedessero più nella casa della sua famiglia, dall'altra parte del mondo, ma qui, in questa stessa Enclave. Forse proprio in questo stesso Tempio, in questa persona da cui si stavano recando adesso. Ad un certo punto l’elfa l’aveva preso per mano, mentre percorrevano gli splendidi e rifiniti corridoi interni, con i pavimenti in marmo bianco e le alte finestre ovali, ornate con bordature d’oro, argento e bronzo, tipiche dell’architettura elfica. Il figlio del Duca non sapeva se sentirsi a disagio o meno per quel gesto così spontaneo ed innocente che lei gli aveva concesso, ma comunque non riuscì a ritrarsi dal suo tocco gentile. Trovarsi lì con lei era una “felicità dolorosa” che non riusciva ad evitare. Camminarono così, con le mani intrecciate, finché raggiunsero un’ampia sala luminosa, scarnamente arredata, dove spiccava al centro un feretro circondato da quattro decorate e solenni colonne di marmo. Su di esso vi era sdraiato l’uomo più anziano che Escol avesse mai visto: lo stesso vegliardo rugoso che più volte aveva scorto nelle sue visioni durante i suoi lunghi viaggi! L’elfa fece segno dolcemente al giovane Nordhmenn di rimanere indietro, mentre si avvicinava al vecchio uomo che sembrava dormire placidamente. Rispettosamente, Escol rimase fermo, aspettando con pazienza di essere ricevuto. La sacerdotessa afferrò delicatamente da tergo il capo dell’anziano e chiuse lentamente gli occhi. Pochi attimi dopo l’uomo si destò, sbattendo pigramente gli occhi. Egli le sorrise bonariamente quando la notò, poi, quando il suo sguardo logorato dagli anni e da mille esperienze di vita si spostò su di lui, il suo corpo ebbe come un sussulto imprevisto. Il vecchio cercò di mettersi seduto, di darsi un contegno, che probabilmente pensava di aver perso con la vecchiaia. L’elfa l’aiutò a sistemarsi e a riguadagnare la sua dignità, ma quando l’uomo ultracentenario parlò, la sua voce sembrava tutt’altro che fioca o rassegnata ad una morte imminente. Tra l’altro l’anziano doveva esser stato un uomo fiero ed imponente da giovane, perfino più di quanto non lo fosse Escol e senza dubbio era anch’egli un Nordhmenn, probabilmente di importanti natali e sicuramente più che in grado di maneggiare un’arma. Egli, come prima cosa, ringraziò il ragazzo per aver accolto la sua richiesta di poter parlare con lui. Come seconda invece si scusò con lui, dal profondo del cuore, per avergli causato così tanti problemi da averlo portato a vedere la sua intera vita crollare a pezzi davanti ai propri occhi affranti. Il figlio del Duca mise subito le mani avanti e bisbigliò con calma e con rispetto, che se lui era davvero il vecchio di cui aveva parlato l’imperatore, mentre egli giaceva a terra esanime ai suoi piedi, l’invisibile e sfuggente “Fondatore”, doveva considerarsi suo salvatore, non suo carnefice. Era stato lui infatti che gli aveva evitato una morte atroce e lenta laggiù su quella dannata scalinata, poiché qualunque cosa aveva fatto durante il suo viaggio che l’aveva portato alla fine al cospetto di Arios e qualunque conseguenza avesse poi vissuto dopo essersi scontrato con lui, era stata solo il frutto delle sue decisioni. Pertanto Escol dichiarò apertamente di sentirsi in debito con lui. Il vecchio abbassò lo sguardo, non troppo convinto che, alla fine di quella chiacchierata, il suo giovane interlocutore avrebbe continuato a pensarla in quel modo. Pregò “l’eletta” di lasciarli soli, la quale dopo un po di reticenza obbedì, sospirò affranto nel vederla allontanarsi, poi annuì e disse che sì, lui era proprio colui che gli uomini chiamavano “il Fondatore”, ma aggiunse anche che prima di giudicarlo come “un salvatore”, avrebbe dovuto conoscere tutta la storia. Era cioè venuto il momento che lui sapesse davvero ciò che era accaduto tanto tempo fa, per permettergli di capire meglio alcuni dettagli ancora nebulosi di cosa era invece successo oggi. E soprattutto il perchè. Il primo shock, Escol lo ebbe quando l’anziano Nordhmenn si presentò con il suo vero nome: egli infatti era Lucas Mohdi, il primo Imperatore! Sembrava impossibile, ma era vero: quell’uomo quindi doveva avere un’età che si misurava non più in anni, ma in secoli! Escol increspò le sopracciglia, commentando timidamente che aveva sempre immaginato che Lucas Mohdi avesse abdicato, ritenendo che l’avesse fatto perché era sopraggiunta per lui la vecchiaia e la morte imminente. Tuttavia, in effetti, nessuno aveva mai scritto, su alcun libro di storia, di una morte accertata del “primo imperatore”, commentando solamente che egli si era ritirato ed era sparito dalla circolazione. Il suo decesso era stato semplicemente sottinteso. Questo perché, attraverso le ere, tutti avevano immaginato che egli fosse stato un semplice mortale e quindi portato, purtroppo come tutti gli uomini, a quel triste ed ineluttabile destino che toccava prima o poi a qualunque Nordhmenn. Ma le cose non stavano così. Lucas Mohdi non era un semplice uomo come gli altri, ed egli aveva tutta l’intenzione di svuotare l’intero sacco sull’argomento! “Un tempo i Paradine avevano disegnato questa bella terra per gli uomini, che vi vivevano in pace ed armonia tra di loro. Tuttavia un giorno si abbatté, come un furioso cataclisma cosmico su Eord, la “Prima Convergenza”! Essa risucchiò nel mondo due specie di esseri, potentissimi e di natura trascendente: i Vanir e gli Wraith. Essi si odiavano già da millenni, quando arrivarono qui sul nostro mondo incarnati in forma fisica e continuarono a farlo e a combattere senza esclusioni di colpi anche sul piano materiale." Queste poche informazioni, che egli pose come premessa, le conoscevano davvero in pochi. Escol sapeva già dei Wraith, perché gliene aveva parlato Atreus, ma in pochissimi erano al corrente soltanto di quale fosse il vero nome di questa specie così potente, aggressiva, ed oscura, che combatteva strenuamente da sempre i Vanir. A proposito di Atreus, il “Fondatore” abbassò il capo dispiaciuto. Sebbene loro due fossero molto diversi, aveva imparato a rispettare l’Asur, come aveva fatto anche il giovane Berge nei mesi in cui i due avevano collaborato. Lucas, con voce tremante, quasi addolorata, aveva infatti confidato al giovane Berge, che proprio ultimamente Atreus era stato rintracciato e poi ucciso da Arios in persona! Anche Wizimir stava portando su di sé parte del peso di questo terribile scontro e quando il mago si manifestò nella stanza, curvo, sofferente e claudicante, Escol scosse la testa davvero dispiaciuto per lui. Il giovane Berge era anche angustiato per la morte dell’Asur a dire il vero, ma sapeva bene che Atreus si aspettava di correre questo pericolo. Di camminare sul filo di un pugnale. Wizimir invece si era solo trovato in mezzo ai piani dei due contendenti e ne aveva subito le tremende conseguenze. Il figlio del Duca salutò con genuina contentezza il mago, poi lo aiutò a raggiungere una sedia. Il “Fondatore” attese con pazienza il momento propizio per domandare ad entrambi se potesse continuare il suo racconto, ed ovviamente sia Escol che Wizimir acconsentirono. “Queste due specie erano portatori di una magia talmente tanto potente che, molto tempo prima, li aveva condotti a superare i limiti della propria forma mortale. Tuttavia il loro odio reciproco era ugualmente talmente radicato, che, come dicevo prima, trovarono in Eord il luogo adatto per sfogare la loro terribile, eterna faida. Ci mancò molto poco affinché tutto il duro lavoro fatto dai Paradine non andasse perduto! La potenza degli effetti dei loro incantesimi sui mortali li costrinsero ad intervenire, assumendo, anche loro, forma fisica e a combatterli per evitare stragi di massa. Si narra che innumerevoli vittime umane caddero per via di questa guerra totale! Tuttavia, i Paradine riuscirono alla fine a convincere i Vanir a fermare le loro azioni violente e distruttive, che andavano a discapito delle specie inferiori, ma non poterono far niente per far cambiare idea ai crudeli, ed assai più oscuri e belligeranti Wraith. Di conseguenza i Paradine non ebbero altra scelta che combattere ancora: si allearono con i Vanir e dopo un’altra lunga e sanguinosa guerra che durò decenni, sconfissero i loro terribili nemici!” Escol guardò di sottecchi Wizimir: questa storia, al di là di alcuni interessanti particolari, era invece ben conosciuta anche dai non eruditi, ed egli iniziava a domandarsi quando sarebbero iniziate per lui “le vere” rivelazioni. Tuttavia Lucas pareva assorto, quasi prosciugato all’interno del suo racconto. Era come se fosse lì, dentro le sue parole. “Da quel momento venne sancito “il patto” o “l’editto” dei Paradine: nessuna delle tre specie, cosiddette “superiori”, avrebbero più interferito negli affari dei mortali. Quindi mai più guerre apocalittiche e né più faide eterne, che avrebbero potuto portare le altre forme di vita all’estinzione. Ovviamente i Wraith non furono certo contenti di dover accettare la scelta tra cedere le armi o venire distrutti, ma in quel momento furono costretti a fare buon viso a cattivo gioco. Essi infatti avevano un altro progetto malsano in mente che tu immagino conosca, Escol di Berge.” Il figlio del Duca annuì, schioccò le labbra e riprese immediatamente a raccontare la storia di Eord dal punto in cui Lucas l’aveva interrotta. Riassumendo: i Wraith si fusero con i Nordhmenn creando gli Asura: un popolo ostile, freddo e crudele, con un distorto senso dell’onore, ma ugualmente aggressivo e predisposto alla guerra e alla conquista. Questo portò come conseguenza che anche i Vanir creassero una loro razza ibrida, dando alla luce i Valoarian, concepiti con il solo scopo di tenere a bada gli Asura. Quello che però Escol non sapeva e che l’anziano “Fondatore” si sbrigò ad aggiungere al suo veloce riassunto, era che anche i Paradine “fecero qualcosa” per fronteggiare la potenziale minaccia degli Asura! Quando questa razza, nefasta ed oscura, si sentì sufficientemente forte, dopo secoli di silenziosa attesa, per conquistare Eord e spargere caos e distruzione nel mondo, scese in guerra e quasi spazzò via in un sol colpo la tenue resistenza degli uomini. Se i Nordhmenn non avessero ricevuto l’aiuto dei Valoarian infatti, sarebbero stati cancellati via dal territorio senza problemi. Invece, l’alleanza tra i progenitori di Escol e i Valoarian, ricacciarono gli Asura nel loro territorio ad est, dando l’inizio all’Impero. “Qui intervengo io: Lucas Mohdi, il primo imperatore e “l’eletto” dei Paradine!” Il figlio del Duca rimase a bocca aperta: non solo Lucas Mohdi era stato il primo della stirpe imperiale, ma aveva anche subito una preparazione apposita per questo compito da parte dei Paradine stessi! Essi avevano atteso a lungo per calare il loro asso nella manica su Eord e avevano puntato tutto su di lui. Questo affinché potesse essere un capo saggio ed equilibrato, una guida per gli uomini, potente e giusta! Tuttavia, l’anziano nobile pareva turbato, infelice. Non negò che il suo grande potere gli aveva permesso di gestire tante situazioni delicate nel corso dei secoli: egli infatti, come Atreus, poteva accedere alla magia della quinta casa e anche ad alcuni incantesimi della sesta, riuscendo a prolungare la sua vita grazie ad essi. Affermò inoltre di aver fatto il possibile per l’impero, lasciando quando era il momento il suo posto ai suoi eredi e correggendo il corso degli eventi, quando essi si erano messi troppo male per ignorarli. Tuttavia, più diventava vecchio, più aveva bisogno di dormire per recuperare le forze e questa necessità fisiologica, purtroppo, il mondo l’avrebbe pagata a caro prezzo oggi, nel tempo presente. Escol lo guardò perplesso. Quindi il vecchio sospirò sofferente, ed iniziò ad imbarcarsi in un nuovo racconto. Il racconto di come Arios venne al mondo, l’incredibile potenza magica di cui disponeva fin da infante, la sua stanchezza sempre più crescente dovuta alla vecchiaia e il suo enorme errore a sottovalutare il pericolo che “Egli” avrebbe potuto rappresentare, a causa della sua ormai vacillante capacità di giudizio. Escol si sistemò meglio sulla sedia, perché ora era sicuro che sarebbero arrivate le cose di cui certamente non era a conoscenza.