Più tempo passava e più Escol riprendeva le forze. Erano già due settimane che il giovane figlio del Duca di Berge aveva preso a lavorare nei campi, insieme a Malcom e a Keira, ed ormai era da loro considerato a tutti gli effetti come uno di famiglia. Tuttavia, l’animo del giovane non riusciva a rasserenarsi. Più la sua salute si ripristinava e più il suo passato turbolento riprendeva a tormentarlo. Più si consolidava l’affetto nei confronti della sua famiglia adottiva, più cresceva l’ansia che potesse metterli tutti in pericolo a causa della sua sola presenza. Che avesse avuto tra i suoi avi dei “prescenti” era stato del resto dimostrato dalla storia e quindi questa sua angoscia poteva essere giustificata, ma nessuno era ancora venuto a cercarlo, ed era oggettivamente molto difficile che qualcuno potesse mai farlo, visto dove si era nascosto: né tra i suoi amici e né tra i suoi nemici. Tuttavia la prudenza non era mai troppa e spesso Escol aveva guardato con sospetto i visitatori che nel tempo si erano affacciati all’uscio della casa di Malcom. Temeva per lui e la moglie, temeva per Liss. La giovane adolescente poi, gli girava intorno come le api con il miele e non bisognava essere un genio per capire che la ragazza avesse un debole per lui. Argomento in più per non rimanere affatto tranquillo. Da qui la decisione di chiedere a suo padre di andare con lui al villaggio: doveva equipaggiarsi meglio se voleva difenderli e senza avere con sé nemmeno un’arma, diventava difficile farlo. Molto difficile. Finché il giorno che auspicava, finalmente arrivò. Malcom si avvicinò a lui dicendo di aiutarlo, come spesso avveniva, ad issare sul carro delle balle di fieno da vendere al villaggio. Finito il lavoro che gli era stato commissionato, Escol stava tornando come di consueto ai campi, ma questa volta il padre di Liss lo invitò ad accompagnarlo. Egli si era sempre mostrato contrario all’uso delle armi, figuriamoci a tenerne una in casa, ma vedendo l’estrema irrequietezza del ragazzo, che aveva accolto nella sua famiglia, capì che non poteva rimandare per sempre l’inevitabile. Quel giovane uomo non era un contadino come lui. Era un guerriero e a suo parere anche di nobili natali e questo lui non poteva ignorarlo. Pertanto quella mattina arrivarono al villaggio, ed Escol, dopo aver scaricato la mercanzia, poté finalmente entrare dopo mesi in una locanda e farsi una buona birra, mentre aspettava che Malcom vendesse il suo fieno. L’oste, un uomo corpulento di nome Wiles, conosceva Malcom da sempre e lui ed Escol concordarono di raccontargli che il giovane fosse figlio di sua sorella Jadey, venuto a stare per un po’ con la sua famiglia, dopo il disastro causato dallo scontro tra imperiali e forze della ribellione di tre mesi prima. Scontro nel quale la loro fattoria era andata distrutta. Wiles ascoltò attentamente il racconto di Escol e si dispiacque davvero tanto per lui. Poi portò cibo e birra al figlio del Duca, che si era presentato con il solito nome di Theodor. Mentre mangiava, notò che c’erano dei legionari seduti davanti a lui. Niente di strano o di preoccupante, ma essi stavano discutendo di cose gravi, accadute ultimamente nei territori imperiali. Tra queste, Escol udì chiaramente che i quattro soldati citarono suo padre, il Duca di Berge e di qualcosa di terribile che gli sarebbe presto capitato. Talmente terribile che affermarono testualmente: “di non voler essere nei suoi panni”. Il figlio del Duca provò ad ignorare quelle frasi, per lui parecchio dolorose, ma non ci riuscì. Alla fine si alzò e pregò l’oste di approfondire con quelle guardie, che egli conosceva bene, ciò che intendessero dire. Se l’avesse fatto personalmente, avrebbe rischiato troppo. Wiles si prestò a questa strana richiesta da parte del giovane, ma iniziò a guardarlo con sospetto. Finse di portare delle bevande al tavolo degli imperiali e fece loro delle domande sull’argomento. Poi fece lo stesso con lui: si sedette con delle libagioni per riportargli quanto aveva scoperto. In pratica il Duca di Berge veniva torturato ogni giorno, ed esposto continuamente al pubblico ludibrio. Secondo i soldati, il Duca veniva “usato come monito” per i ribelli e i facinorosi, ma poi aggiunse che il generale Astarte era stato invece impiccato subito, senza troppi strascichi. Pertanto, da questo dettaglio, Escol dedusse che non era quello il vero motivo di tanta sofferenza causata a suo padre. L’imperatore sperava invece che, torturando il Duca di Berge, suo figlio venisse allo scoperto nel tentativo di salvarlo. Evidentemente pensava ancora di catturarlo vivo, auspicando che ancora lo fosse, magari perfino di sottometterlo al suo volere, chi poteva dirlo? Intanto le terre degli “esiliati”, tra cui anche le sue, erano costantemente vigilate dalle legioni imperiali e sulla sua testa gravava la taglia più alta tra tutti i ricercati dell’impero. Mentre l’oste parlava, Escol cercava di formulare un piano, ma non ce n’erano che potessero funzionare. Era da solo, senza armi e con delle persone che dipendevano da lui. Non c’era niente che potesse fare per lui. Vedeva solo un unico obiettivo praticabile davanti agli occhi: proteggere la gente che l’aveva salvato! La sua vecchia vita era ormai alle spalle e a chi gli avesse imputato di essere un codardo per non andare a salvare suo padre, egli avrebbe risposto che Escol Berge, figlio del Duca di Berge, era morto nella sala del trono dell’imperatore proprio nello stesso momento in cui suo padre era caduto. Malcom trovò il figlioccio perso nei suoi pensieri più oscuri, ma lo riportò tosto alla realtà. Quando il giovane guerriero gli domandò del fabbro, egli glielo indicò, ma lo mise anche in guardia circa le sue aspettative riguardo le sue capacità. Quello era un minuscolo villaggio, sperduto ai margini di una piccola foresta: esistevano davvero poche possibilità che il fabbro locale potesse riuscire a forgiare per lui una vera spada. Comunque, valeva sempre la pena tentare. Mentre Malcom lo aspettava al carro, Escol andò dal maniscalco e fece presente all’uomo le sue necessità. Il fabbro, che si chiamava Bedal, scrollò le spalle, confermando che ciò che gli stava chiedendo era ben al di la delle sue capacità, ma aggiungendo anche che, se avesse saputo aspettare, ad un prezzo davvero esorbitante, sarebbe riuscito molto probabilmente a rimediargliene una. Escol sorrise, ringraziò, ma declinò l’offerta. Non voleva certo gravare in maniera eccessiva sulle spalle della famiglia di Malcom! Un po’ corrucciato, tornò quindi sul carro e gli raccontò cosa fosse successo. Che i suoi dubbi riguardo le capacità del fabbro erano fondati. Rimanevano davvero nelle mani dei Paradine adesso, visto che trovare un’arma da quelle parti sembrava davvero molto difficile. Malcom lo rincuorò, dicendo che probabilmente questa inquietudine che sentiva crescere dentro di sé era solo frutto delle sue paure e della sua ansia nei loro confronti. Di non riuscire a difenderli se si fosse reso necessario. Escol non rispose ai commenti di Malcom, limitandosi a guidare il carro e a seguire la strada maestra. Forse le cose stavano davvero come sosteneva il padre di Liss, eppure c’era qualcosa nel suo cuore che lo spingeva a rimanere all’erta, che presto la situazione sarebbe cambiata e che quel breve periodo di serenità e di pace sarebbe esploso come una bolla di sapone. Ne ebbe conferma quella stessa sera a cena. Pioveva a dirotto e i tuoni impedivano perfino la normale conversazione che lui e la sua nuova famiglia solevano fare prima di consumare il cibo. Qualcuno bussò energicamente e per tre volte alla loro porta e da quel momento cambiò tutto per Escol e per quelle brave persone.