La compagnia si organizzò per ripartire, ma gli animi di tutti erano inquieti. La notte prima di arrivare alla città di Haldal, ultima tappa prima di giungere alla capitale, rappresentò un momento importante per tutti: una svolta definitiva dalla quale non si sarebbe più potuto tornare indietro. Escol osservò attentamente i suoi compagni e, due di loro in particolare, avevano bisogno di alleggerire la tensione che evidentemente albergava un pò troppo nei loro cuori. Uno dei due era ovviamente Kail. Il giovane Mohdi era molto agitato. Il figlio del Duca l’aveva notato nei giorni precedenti e più ci si avvicinava alla capitale dell’impero e più il “Prescelto” si faceva nervoso e timoroso. Era certamente comprensibile: affrontare Arios non era certo un compito facile. Perfino Atreus aveva paura di prenderlo di petto direttamente, ma Kail era l’unico che poteva farlo, mantenendo una minima probabilità di avere successo. Infatti, con il pugnale di Cardras in mano, egli avrebbe davvero potuto uccidere l’imperatore “maledetto”! Escol gli si avvicinò e il ragazzo fu felice che il suo maestro avesse deciso di mostrargli attenzione. Tuttavia, il figlio del Duca non era andato lì per rincuorarlo: erano finiti quei tempi lontani. Adesso era lì per prepararlo! Infatti aprì la mano e mostrò al suo allievo “il dono di Eledras”: il seme di Mellotron, che l’avrebbe protetto dalla magia elfica di Arios, rendendola inservibile! Certo, l’imperatore aveva molte altre frecce al suo arco, come per esempio la magia di evocazione di cui era un assoluto maestro, ma almeno Kail non avrebbe dovuto temere questa minaccia. Non era affatto poco: il seme dell’albero sacro degli elfi l’avrebbe difeso totalmente da questa minaccia, durante lo scontro. Il giovane Mohdi, commosso, lo ringraziò dal profondo del cuore, poi gli confidò che i suoi timori, le ansie che lo stavano lentamente corrodendo, non riguardavano solo Arios, ma anche quello che sarebbe successo dopo la sua morte. Escol gli sorrise comprensivo, ben sapendo che Atreus sarebbe stato un problema enorme per tutti, dopo che Kail fosse salito al trono, tuttavia gli suggerì di pensare una cosa alla volta. Lui stava già lavorando da tempo su questa eventualità e non l’avrebbe mai lasciato da solo, se fosse sopravvissuto al combattimento con Arios. Se il giovane avesse voluto, sarebbe rimasto per sempre al suo fianco, come suo consigliere e come suo maestro, finché non fosse stato ritenuto degno, dall’Ordine, di accedere alla via del guerriero. Ovviamente Kail pretese dal figlio del Duca tutte queste cose: non gli avrebbe mai concesso di tornare al suo ducato dopo la battaglia. Il suo impegno con lui sarebbe perdurato per tutta la sua vita. Escol annuì, contento di quelle belle parole e gli giurò fedeltà eterna. Poi gli disse di tornare a dormire, perché il seme di Mellotron, che oggi gli aveva donato, l’aveva avvicinato un pò di più al traguardo finale e questo avrebbe dovuto rasserenarlo un po'. Almeno fino all’indomani. Kail gli sorrise e si rannicchiò, all’apparenza più disteso, vicino al fuoco. Adesso era il turno di Eofaulf. L’esperto ranger era di guardia, seduto su un tronco, con la schiena appoggiata ad un albero. Escol gli si avvicinò e gli domandò cos’è che lo turbasse così tanto. Eofaulf sembrava un pò in imbarazzo, poi decise di spiegare al figlio del Duca il motivo della sua riluttanza a partecipare a questo folle raid contro “l’imperatore maledetto”. Escol aveva messo subito le mani avanti, come per fargli capire che non erano necessarie spiegazioni, ma lo scout scosse la testa: aveva bisogno invece di farlo. Dunque Escol si sedette accanto a lui e lo ascoltò. Prima di tutto Eofaulf esordì dicendo che l’avrebbe seguito fino alla fine, ma aggiunse anche che la sua era stata una scelta sofferta, perché una delle guardie personali dell’imperatore era suo fratello! Per questo ci aveva messo così tanto per decidere cosa fare. Adesso però aveva sciolto tutti i suoi nodi, ed era pronto ad andare in battaglia con lui. Ovviamente il figlio del Duca gli disse che non era strettamente necessaria questa cosa, che avrebbe potuto evitare la fase finale, quella dello scontro diretto. In questo modo avrebbe potuto evitare la possibilità di incontrare suo fratello sul campo e quindi di affrontarlo, ma Eofaulf di nuovo scosse la testa. Non era certo il tipo di persona che faceva le cose a metà. Se i Paradine volevano che lui e suo fratello venissero alle armi, così sarebbe stato! Purtroppo le truppe speciali dell’impero, subivano un vero e proprio lavaggio del cervello: una preparazione mentale prima che fisica, che li rendeva non solo macchine da guerra perfette, ma anche automi, pronti a sacrificare la propria vita per ogni capriccio di Arios. Meglio saperlo morto dunque, che vederlo lobotomizzato: schiacciato per sempre dalle spire malefiche di quel viscido tiranno maledetto, che lo aveva plagiato in maniera irreversibile! Escol annuì, capendo molto bene il punto che Eofaulf voleva sottolineare. Si alzò, diede una pacca sulla spalla al compagno e gli disse che era felice di continuare questo viaggio con lui, fino alla morte se Cardras voleva. Adesso il figlio del Duca poteva tornare al suo comodo sacco a pelo un pò più sollevato. Tuttavia c’era un’ultima cosa che ancora doveva fare. Si allontanò nel bosco, afferrò la pietra nera di Wizimir e contattò il mago, che rispose come sempre quasi all’istante. Escol gli sorrise: aveva ormai imparato ad apprezzare il cinismo e i modi un po bislacchi di quello scuro stregone. I due si salutarono con il consueto piacere reciproco, ed Escol domandò se sarebbe stato possibile parlare con il suo alleato Atreus. Wizimir titubò qualche istante, rivelando che il suo signore era momentaneamente impossibilitato ad ottemperare a questo suo bisogno. Tuttavia aggiunse anche che avrebbe recapitato il suo messaggio e che senza dubbio “Egli” l’avrebbe contattato nel sonno appena possibile. Escol annuì e i due si accomiatarono. Quindi finalmente il figlio del Duca poté concedersi un meritato riposo, che quel giorno si era ampiamente guadagnato. Il giorno dopo i nostri eroi entrarono nella città di Hadal. Una cittadina piccola, ma ben strutturata. Trovarono una locanda accogliente e negozi adatti per fare provviste per le due settimane che sarebbero servite a raggiungere la capitale. C’era ancora molta strada da fare, circa 800 chilometri, ma difficilmente avrebbero incontrato ostacoli di sorta: in pochi, predoni o furfanti, osavano praticare la propria attività criminosa nel territorio centrale dell’Impero, così vicino alla capitale. Sarebbe stato un viaggio facile, ma Escol sapeva bene che ogni metro in avanti che facevano, era un metro che li avvicinava ad Arios: un passo più vicino ad un più che probabile destino infausto per molti di loro. Il loro nemico era infatti quasi invincibile e avrebbero dovuto sorprenderlo nella sua casa, dove “Egli” era ancora più forte. La notte in locanda passò abbastanza serena e, poco prima di svegliarsi, Escol ebbe il confronto che sperava con l’Asur. Il figlio del Duca gli fece un resoconto del loro viaggio e lo informò circa il punto preciso in cui adesso si trovarono. Aggiunse anche che si aspettava che il suo alleato non lo lasciasse da solo nella incombente battaglia finale, che partecipasse allo scontro in qualche modo. Atreus però gli rispose che preferiva impiegare il suo tempo nel lavorare su un piano alternativo, se quello principale fosse fallito per qualche motivo, la qual cosa non risollevò molto lo spirito di Escol. Tuttavia, il figlio del Duca non disse nulla: era i  mpossibile trattare con gli Asura o sperare di farli ragionare come facevano gli uomini. Meglio riflettere sulle parole che pronunciavano e sperare di ricavarne un sostegno utile per il futuro. Prima di congedarsi, decise di raccontargli la quarta visione. Atreus letteralmente ammutolì! Escol non sapeva se la fosse stata la descrizione dell’imperatore che sgozzava Kail ad averlo inquietato, oppure l’Asur stava vedendo qualcosa che lui non poteva scorgere. Gli disse solo che avrebbe indagato sulla questione e poi l’avrebbe contattato di nuovo. Un pò preoccupato dalla reazione di Atreus, in genere sempre calmo e concentrato, Escol si svegliò, preparandosi a lasciare Haldal e a iniziare l’ultima fase del suo “cammino verso Arios”.