I nostri eroi si fecero largo a fatica lungo le strade del distretto a nord di Azani e mano a mano che scivolavano verso il centro, notarono che il flusso di persone che sciamava avanti ed indietro diventava sempre meno caotico e numeroso. Quando raggiunsero la “Hare & Leopard”, dopo circa una mezz’ora, Escol aveva quasi finito la pazienza. Alarien si occupò subito del carro e dei cavalli, scortando entrambi all’interno della stalla dietro la locanda, mentre Escol, Kail, Alden e Hilda, davano una prima occhiata generale all’ambiente della taverna. Il figlio del Duca infatti aveva detto chiaramente a tutti che non avrebbe voluto confusione intorno e una locanda strapiena, stracolma di gente che urlava e discuteva di amenità, proprio non sarebbe riuscito a sopportarla. Invece, esattamente come aveva consigliato l’uomo al mercato, “Hare & Leopard” sembrava davvero un posto molto tranquillo. L’oste, un tipo gioviale sulla cinquantina, spiegò che durante le ore “più calde” del mercato la gente di Azani preferiva “battere” le strade invase dalle bancarelle. Pertanto, il silenzio qui sarebbe durato sicuramente fino alla sera, quando la sala si sarebbe riempita di avventori di ritorno dai distretti mercantili. Il massimo che avrebbero potuto rischiare, sarebbe stato solo qualche schiamazzo notturno, che avrebbe potuto causare qualche piccolo problema a prendere sonno ma nulla di più. Escol si rilassò un poco nel sentire quelle parole rassicuranti: adesso doveva pensare con chiarezza se non voleva perdere tempo prezioso girando a vuoto per la città, seguendo dicerie e false piste. Doveva raccogliere in fretta informazioni su di lui e sulla sua casata e sperare di trovare un collegamento tra queste e la scelta che aveva fatto Andor, che aveva puntato tutto su di lui per un compito forse un po’ troppo importante. Scelta che, a dirla tutta, era stata indotta dal “Fondatore” a sentire Atreus, per motivi che nemmeno l’Asur era riuscito a scoprire. Quindi se avesse voluto delle risposte utili, doveva assolutamente iniziare col capire chi fosse lui veramente. Il Paradine l’aveva messo sulla strada giusta portandolo ad Azani, ma Remis non li avrebbe attesi in eterno. Pertanto, visto che era quasi metà mattinata, Escol propose di iniziare con il “Tempio dei Paradine”, poco distante da lì. Inoltre suggerì di dare un’occhiata anche alle bancarelle che vendevano oggetti antichi: magari tra decine di inutili cianfrusaglie, poteva spuntare una “chicca” interessante, che avrebbe rivelato qualche indizio rilevante su ciò che stavano cercando. Per quel che concerneva visitare il “grande mercato di Azani”, la compagnia decise di separarsi e dividere la città in quattro parti, iniziando a scandagliare ogni singolo carretto in strada, palmo dopo palmo. Hilda pareva impazzita come una bambina nel vedere merci esotiche di ogni genere, vestiti eleganti, cibi speziati e zuccherati. Perfino Alarien riuscì a scovare, in mezzo ad un nugolo di ninnoli arrugginiti, una piccola scultura in legno che, anche se priva di valore, era di chiara fattura elfica.Tuttavia furono Escol e Kail (il figlio del Duca volle tenersi il ragazzo vicino durante l’ispezione) ad essere i più fortunati, trovando un ambulante che teneva tre preziose pozioni d’ambra su uno scaffale impolverato, senza sapere nemmeno cosa fossero. Il figlio del Duca giocò un po' con lui per acquistarle, ma alla fine la spuntò senza problemi. Finita la trattativa, probabilmente il venditore aveva pensato anche di avergli rifilato una bella buggeratura: se avesse saputo invece cosa aveva lasciato a marcire su quel vecchio scaffale, avrebbe certamente chiuso prima quel giorno! Il commerciante indicò poi ai due compagni anche un’altra bottega ambulante, poco più avanti, che vendeva oggetti antichi, “cose di araldica” le definì. Ovviamente Escol ringraziò il mercante per il suggerimento e, senza troppa fatica nel trovarla, visitò anche questa bancarella. La maggior parte degli oggetti che gli vennero proposti erano chincaglierie, ma, in mezzo ad esse, Escol rinvenne anche un paio di oggetti davvero interessanti. Si trattava di segnaposti. Etichette, che venivano applicate, all’interno di un concilio o di un conclave, sulle sedie dei partecipanti. In mezzo a diversi cognomi di queste “casate”, trovò anche la “Mohdi” e la “Berge”! Il figlio del Duca ci mise pochi secondi ad acquistare quelle rarità, ed offrì la “Mohdi” a Kail. Il giovane ringraziò il suo maestro per quel dono, unico nel suo genere. Con qualche domanda azzeccata, Escol scoprì poi che la maggior parte degli oggetti che il mercante vendeva erano stati recuperati anni prima dal castello abbandonato, ma sembrava che fosse parecchio ormai che nessuno provava più a fare delle sortite all’interno. Infatti, quando la compagnia si radunò e raggiunse il “Tempio dei Paradine”, ebbe conferma di queste dicerie. Il prete anziano, che si chiamava Josiah, sconsigliò vivamente ad Escol ed i suoi amici di visitare quel posto oscuro, poiché negli ultimi decenni chiunque avesse provato ad entrare nel castello diroccato, non era più uscito per raccontare ciò che aveva visto o per portare fuori qualche antica vestigia dei tempi andati. Tuttavia confermò anche che se cercava delle risposte sulle sue origini e visto che il suo casato, quello dei Berge, era stato chiaramente membro dell’Ordine almeno fino alla “Notte dei Lunghi Pugnali”, era proprio laggiù che le avrebbe trovate, purtroppo. Escol ringraziò il sant’uomo, mostrandogli che anche loro stavano scortando una “persona di chiesa” in pellegrinaggio da queste parti: Sir Alden, venerabile e stimato chierico, venuto su Arches per visitare il tempio, famoso ma sfuggente, di Cardras. Nonostante infatti l’avessero a lungo cercato, esso era rimasto nascosto alla loro vista. Josiah annuì comprensivo, spiegando come certi luoghi di culto rimanevano invisibili alla maggioranza. In pochi avevano detto di averli visitati e davvero in pochissimi o forse proprio nessuno aveva pronunciato la verità a riguardo. Il vecchio chierico cercò di tirar su il loro morale, poiché le vie dei Paradine erano spesso incomprensibili per i mortali. Alden guardava Escol di sottecchi e il figlio del Duca gli fece spallucce: non amava certo mentire, soprattutto a uomini devoti come quello, ma come avrebbero potuto spiegargli la loro ultima esperienza senza causargli un attacco di panico? Avevano incontrato un Paradine in carne ed ossa e preso il pugnale di Cardras, che adesso custodivano dentro lo zaino di un ragazzo, un Mohdi, che, grazie ad esso, presto avrebbe potuto uccidere Arios. Sarebbero state notizie troppo difficili da digerire e soprattutto molto pericolose per lui e il tempio stesso. Alden alla fine capì e si adeguò alla linea diplomatica disegnata da Escol. Quindi lasciarono il luogo di culto e si ritirarono definitivamente alla locanda. Locanda che si era nel frattempo riempita, visto che ormai era sera. La compagnia si deliziò con una cena soddisfacente e poi con dei soffici letti su cui dormire. Quindi, alle prime luci dell’alba, Escol si destò e con lui, i suoi amici. Completamente bardato come se dovesse andare in guerra, invitò i suoi compagni a seguirlo, concentrati e pronti a tutto. Non desiderava ricevere troppi sguardi indiscreti, pertanto sarebbe stato meglio lasciare la locanda immediatamente e in silenzio. Mano a mano che si avvicinavano al “Castello dell’Ordine”, intorno a loro iniziarono a spuntare i primi ruderi delle costruzioni che un tempo riempivano questa parte di città. Poi svoltarono verso il maniero, trovandosi dopo qualche metro all’interno di un ampio cortile abbandonato, pieno di sterpaglie ed erbacce di ogni sorta. Una cancellata in ferro, arrugginita e devastata dalle intemperie, divideva il cortile dall’interno della rocca. Escol provò a spingere il cancello, ed esso si aprì facilmente con un cigolio sinistro. Un altro piccolo cortile, sempre abbandonato ed incolto, si aprì davanti agli occhi della compagnia. Esso faceva da abbrivio ad una grande porta in legno, distante una trentina di passi e raggiungibile dopo aver salito tre gradini in marmo, un tempo bianco come la neve, ma adesso sudicio di fango e terra. Se questo un tempo era davvero il famoso “Castello dell’Ordine”, patria dei custodi della saggezza e della virtù su Eord, oggi non era altro che un antro rattrappito ove pullulavano cose putride e marcescenti. Infatti, oltre alla flora, abbandonata a decomporsi senza controllo, iniziavano a vedersi anche alcuni scheletri: le antiche vestigia e testimonianze del primo massacro in assoluto commissionato da Arios. Escol aggrottò le sopracciglia alla vista di quei poveri guerrieri dell’Ordine, trucidati probabilmente senza alcun preavviso in un modo raccapricciante. Si accovacciò come segno di rispetto verso quel soldato, ma quando provò a toccarne le insegne sbiadite, esso si sgretolò davanti al suo sguardo allibito e si disperse via come sabbia al vento. Perplesso, Escol tirò su la testa e fissò gli occhi duri sulla porta d’entrata. In effetti c’era qualcosa che non andava in quel posto, ma il figlio del Duca non era certo il tipo di persona che si tirava indietro davanti alle sfide. Mettendosi la maschera e attivando il potere delle sue armi incantate, fece segno ai suoi amici dietro di lui di seguirlo, ma con prudenza.