La città di Duruchta accolse la compagnia e i pochi marinai rimasti vivi sulla Explorer, con una ridente giornata, fresca ma soleggiata. Escol ed Alarien erano già svegli alle prime luci dell’alba, ma Kail, Eofaulf, Alden e soprattutto Hilda, ci misero molte ore prima di riprendersi dalle fatiche della traversata. Quando, verso tardo pomeriggio, anche la maga era riuscita alla fine ad alzarsi dalla sua cuccetta, potevano vedersi chiaramente su tutti i loro volti i segni di questa assoluta stanchezza. C’era infatti chi continuava a sbadigliare e chi a tenere gli occhi socchiusi, pur avendo riposato per quasi l’intera giornata. Per questo il figlio del Duca non volle forzare troppo i tempi di recupero: la battaglia in mare era stata dura e anche lo sforzo ai remi era stato intenso, pertanto decise di dare modo ai suoi compagni di sentirsi davvero pronti prima di andare avanti. Nel frattempo, lui ed Alarien, gli unici in condizioni fisiche decenti, decisero di sbarcare per organizzare intanto il viaggio che li avrebbe portati alla vicina città di Siyanivas. I due amici trovarono diversi punti d’interesse in questa città portuale, grande e ben organizzata. Tanto che, già ad una prima occhiata, il giovane guerriero si mostrò ancor più confuso di prima riguardo questo posto. Era troppo ben strutturato e ricco e lui continuava a domandarsi perché Arios non avesse ancora annesso Duruchta al circuito imperiale. “L’Imperatore Maledetto” non era certo il tipo da rispettare gli antichi editti o i patti che erano esistiti un tempo tra l’Ordine e l’Impero, per farsi lo scrupolo di mandare qui i suoi legionari e soggiogare l’intera Arches se necessario. Doveva esistere qualche altra barriera, qualche altro scoglio, per lui come per Atreus, che gli impediva di “valicarne” i confini. Considerando che aveva un esercito potentissimo a disposizione, questo “scudo invisibile” doveva consistere in qualcosa che andava ben oltre la paura di uno scontro con dei “difensori” agguerriti ed armati fino ai denti. Doveva essere per forza qualcosa di “soprannaturale”. Dopo un secondo giro ricognitivo più approfondito, Escol ed Alarien si fermarono in una stalla e provarono ad acquistare dei cavalli, ma dovettero rinunciare perchè troppo costosi, pertanto optarono per comprare un piccolo carro e due cavalli da tiro, cosicché potessero arrivare in meno di tre giorni a Siyanivas senza svenarsi troppo. Anche per altri acquisti scoprirono che i prezzi erano assolutamente proibitivi. Questo perché l’isola di Arches viveva praticamente solo di turismo e sulle spalle dei pellegrini diretti alla ricerca del “Tempio di Cardras” e di altre antiche vestigia di luoghi di culto simili. Ogni cosa quindi veniva a costare il triplo del suo valore reale e francamente Escol, nonostante avesse accumulato un piccolo tesoretto durante i suoi lunghi viaggi, non era affatto sicuro di riuscire a coprire i costi della loro permanenza sull’isola. Quando il figlio del Duca tornò alla nave poté confrontarsi un po con Remis su questo punto, ottenere dei buoni consigli e ringraziarlo per l’aiuto impagabile ricevuto. Il giovane guerriero gli propose di poter partecipare alle spese necessarie per rinfoltire di uomini validi la sua ciurma decimata, ma Remis commentò, accompagnandosi con un sorriso astuto, che non ce n’era bisogno: aveva i suoi contatti per questo genere di cose! L’indomani mattina i due si salutarono, con il capitano che sottolineò al figlio del Duca che lui e la Explorer sarebbero rimasti nei paraggi per un’altra decina di giorni. Tra il reclutamento e la meritata franchigia, non pensava di ripartire prima. Pertanto, sarebbe stato saggio che lui fosse riuscito a svolgere la sua missione entro quel tempo, così da sfruttare un passaggio sicuro per tornare a casa senza rischiare oltre il dovuto. Escol sorrise di gratitudine e ancora una volta strinse vigorosamente la mano a Remis per il suo supporto prezioso. Poi radunò i suoi uomini, ancora un pò deboli e traballanti per i dolori e insieme a loro andò a prelevare il carro con i cavalli. Eofaulf ed Alarien si posizionarono a cassetta, mentre tutti gli altri entrarono nel carro. Hilda non aveva ancora proferito parola di quello che era successo, ma Escol immaginava che la giovane maga rammentasse poco o niente di quello che le era accaduto sulla nave quando era svenuta. Se non la grande fiacchezza che era seguita poi. Per adesso gli sembrò inutile discutere con lei su come avesse fatto a carbonizzare la nave degli Okar, anche se lui sapeva molto bene chi era stato il vero responsabile. Era curioso più che altro di capire se lei ne avesse contezza, ma preferì parlarne in un altro momento. Nei tre giorni di viaggio successivi non accadde nulla di particolare. Incrociarono alcuni carri e cavalieri, parecchi mercanti e soprattutto una moltitudine di pellegrini, tanto che Escol decise di sfruttare un’idea che gli aveva suggerito il capitano Remis, quando sarebbero arrivati in città. Infatti, ai soldati della guardia cittadina, riferì che lui e i suoi amici rappresentavano la scorta armata del prete: Sir Alden Luminis, un venerabile chierico dei Paradine in pellegrinaggio al “Tempio di Cardras”. A dire il vero, i soldati presero la cosa con una certa ilarità, tanto che Escol dalle loro parole ebbe la sensazione che questo famoso tempio fosse più una leggenda che un posto realmente esistente. Comunque non ebbero problemi ad entrare in città e a trovare una locanda accogliente che potesse ospitarli e magari offrire loro anche qualche informazione utile. L’oste, un tipo bonario ma avido, portò alla compagnia una cena semplice e preparò tre stanze per la notte, tutto quanto ad un prezzo davvero altissimo. Perlomeno però indicò ad Escol dove poter trovare qualcuno che sosteneva di sapere dove si trovasse il “Tempio di Cardras” e che fosse anche in grado di accompagnarli. SI trattava di un “ranger” molto famoso da quelle parti, che, guarda un pò il caso, sedeva quella sera proprio nella sua locanda. Escol non ebbe una buona sensazione dopo averci parlato, ma non aveva altra scelta se non affidarsi a gente del posto, a delle guide locali, per raggiungere l’agognato tempio. Ammesso che non fosse una mera leggenda, pensiero che iniziava a farsi strada prepotentemente nella sua testa. Il prezzo pattuito per avvalersi dei talenti dello scout era esorbitante, ma il figlio del Duca fu costretto comunque ad accettare le sue condizioni. Tuttavia mise subito in chiaro una cosa con la guida: se l’avesse tradito o se quella era una truffa, avrebbe fatto meglio a tirarsi indietro subito. Perché, se qualcosa fosse andato storto, le cose si sarebbero messe davvero male per lui. Il ranger, che si chiamava Monkis, accettò il lavoro, facendosi pagare la metà del suo compenso subito e il resto quando fossero arrivati sul posto. Poi diede appuntamento a lui e ai suoi compagni all’alba del giorno dopo, fuori dalla locanda. Sembrava infatti che il “Tempio di Cardras” non fosse troppo distante dalla città: forse a tre o quattro ore di cammino verso est. Dunque la compagnia raggiunse le proprie stanze e si concesse un sano sonno ristoratore finalmente su un soffice e comodo letto. L’indomani, dopo una veloce colazione, i nostri eroi trovarono Monkis davanti alla taverna come pattuito. Il ranger si mise dunque in testa al gruppo, ed iniziò a guidarli fuori da Siyanivas e poi attraverso una fitta foresta limitrofa. Il sesto senso di Escol si allertò quasi subito, tanto che avvertì i suoi compagni di rimanere sul chi vive, perché quella situazione gli faceva rizzare i peli sulle braccia. Quando Alarien poi lo avvisò che due persone incappucciate li stavano seguendo da presso, Escol ebbe la conferma dei suoi sospetti: quell’uomo era un impostore e li aveva portati nella foresta per tendere un agguato a lui e ad i suoi amici! Il figlio del Duca alzò un braccio e fermò d’improvviso la compagnia. Attivò tosto i poteri delle sue armi incantate e, sfoderando “Enwel”, che prese a sfrigolare di mortale elettricità, la puntò minacciosamente verso Monkis Il giovane guerriero gli disse subito che il tempo delle farse era finito: se avesse voluto vivere, sarebbe stato meglio che avesse avvertito i suoi due compari di uscire allo scoperto, perché volevano mettere le mani sulle prede sbagliate. Se l’avesse fatto immediatamente, sarebbero stati tutti e tre ancora in tempo ad andare via pacificamente. Il ranger sgranò gli occhi terrorizzato, alla vista di Escol così bardato. Giurò e spergiurò che era lì da solo, che non aveva complici di nessun tipo e che li aveva condotti laggiù non certo per rapinarli. Infatti, se avessero continuato a camminare per pochi altri minuti, sarebbero giunti in una radura, oltre la quale potevano vedersi i resti dell’antico “Tempio di Cardras”! Escol non si fidava nemmeno un pò di quel tizio e mandò Eofaulf ed Alarien indietro ad intercettare e stanare i loro inseguitori. Avrebbero capito in seguito se i tre fossero stati in combutta o meno. Poi ribadì a Monkis. che la sua vita era davvero appesa ad un filo adesso, pertanto sarebbe stato meglio che non avesse fatto il furbo una volta giunti a destinazione. Quando gli scout della compagnia tornarono dalla ricognizione, avvisarono Escol che le due figure ammantate, che aveva visto Alarien, sembravano sparite. L’elfa aveva trovato delle lievi tracce sul terreno, ma ad un certo punto esse svanivano nel nulla. Perplesso, il figlio del Duca spronò Monkis a condurli subito alle rovine del tempio. In effetti le cose parevano stare proprio come il ranger sosteneva: poco più avanti infatti potevano vedersi chiaramente, in una piccola vallata, delle antiche rovine. Macerie perlopiù, ruderi di vecchie costruzioni che un tempo sorgevano da queste parti. Tuttavia Alden non pareva affatto convinto che quelle fossero le rovine del “Tempio di Cardras” o di un altro tempio simile. Non avvertiva affatto la presenza dei Paradine in quel luogo! Monkis provò a giustificarsi, tentando di convincere Escol che lui era sicuro che quelle fossero davvero le rovine del tempio che cercavano, ma prima che il figlio del Duca potesse dare una sonora lezione a quel dannato truffatore, una voce cristallina e benevola alle loro spalle si levò chiara per dissuaderlo. Si trattava dei due uomini incappucciati che Alarien aveva visto nella foresta. Uno dei due invitò Monkis. a risarcire il giovane guerriero Nordhmenn, a smetterla di truffare i pellegrini e a dileguarsi il prima possibile. Al figlio del Duca invece chiese solo di non spargere sangue in una “zona sacra”, di cui loro erano i custodi. Se lui ed i suoi amici avevano davvero intenzione di trovare il “Tempio di  Cardras” infatti, avrebbero dovuto fidarsi di loro e seguirli fino ad un luogo poco distante da lì. Escol accettò la restituzione del denaro e le scuse da parte del ranger truffatore, che, spaventato a morte, se la diede a gambe levate, poi si affidò al giudizio del chierico. Alden annuì, percependo buone intenzioni in quelle persone. Essi si presentarono con i nomi di Harik e Meneth e commentarono che li stavano osservando incuriositi dal momento in cui erano entrati in città. Avevano intuito i loro scopi e ne avevano inteso subito l’autenticità e la nobiltà. Quindi si erano mossi per aiutarli e scortarli laddove sorgeva il vero “Tempio di Cardras”, che, in effetti, si trovava in quella stessa area. Bastò infatti tagliare per la foresta e poi seguire un invisibile sentiero che portava sotto una cascata. Dietro di essa, ben nascosta dal flusso dell’acqua che scendeva violento e copioso, trovarono un passaggio stretto e lungo. Alla fine di questo budello di terra e roccia, vennero accolti da un uomo alto e calvo, dallo sguardo profondo e vestito con un semplice saio scuro. Era portatore di un grande, anzi grandissimo potere e li accolse tutti con un caldo sorriso. Non poteva essere altro che il “Guardiano”! Escol aveva già visto qualcuno che gli assomigliava molto, alcuni mesi prima: colui che aveva salvato Hilda nel Tempio dei Paradine di Flutovund, quando la maga venne accoltellata dal sicario di Bedde. Il figlio del Duca all’epoca non aveva fatto in tempo a ringraziare quel Paradine, ma lo fece di riflesso adesso, rilassandosi finalmente un poco. Egli gli sorrise di nuovo ed annuì, poi mostrò con un gesto solenne della mano un oggetto di un tale potere, che Alden quasi svenne solamente nel vederlo. Un pugnale, semplice ma elegante, apparve, come per incanto, su una specie di ara di marmo bianco, circondato da segni strani ed incomprensibili. Non ci volle tanto per capire che si trattava proprio del “pugnale di Cardras”, ma nessuno tranne Escol poteva affermare di averlo già visto prima! Quello infatti era lo stesso pugnale che Arios aveva usato per uccidere il giovane Kail, nella quarta visione che aveva avuto qualche giorno prima. Sconvolto da quel ricordo, il giovane guerriero tacque, rintanandosi in sé stesso. Quindi Synir, questo era il nome del “Guardiano”, invitò colui che voleva prendere la “Sacra Lama” a farsi avanti. Kail titubò qualche secondo, ma il suo maestro lo rincuorò subito e gli disse che non l'avrebbe lasciato da solo a svolgere questo compito. Un pò preoccupato per la sua vita, Kail si fece forza, compì tre passi avanti, salì una corta scalinata, ed allungò una mano tremante verso la mitica arma di Cardras. Escol teneva invece la sua sulla spalla del suo allievo, come se avesse voluto sorreggerlo, qualunque cosa fosse successa. Tutti sapevano che a poco sarebbe servito quel gesto: se infatti Kail non fosse stato ritenuto degno di impugnare quel coltello, sarebbe morto all’istante: questo pegno imponeva la prova che stava per affrontare. Quando il ragazzo sollevò la micidiale arma verso il cielo in segno di vittoria, tutti poterono finalmente rendersi conto che egli era davvero nato per quello! Solo Alden, un pò confuso, guardò lo stupore dei suoi compagni senza capire bene cosa significasse tutto quell’entusiasmo. Avrebbe avuto bisogno a breve di qualche necessaria spiegazione. Nel frattempo, Synir scomparve nel nulla, lasciando alla compagnia solamente un oscuro messaggio: “In quest’isola c'è una cittá, chiamata Azani, dove potresti trovare tracce delle tue vere origini, Escol di Berge. Forse varrebbe la pena per te indagare…”. Da quel momento, un nuovo capitolo, ancor più pericoloso ed avvincente, sarebbe presto iniziato nella vita dei nostri eroi.