Fortunatamente l’alba arrivò presto, ed Escol fu costretto a mettersi alle spalle i brutti sogni perché adesso doveva pensare alle cose reali. Raggiunse dunque con fare determinato il ponte di poppa, dove già la sua squadra lo stava aspettando. Eofaulf ed Alarien vollero chiarire subito con lui prima di iniziare a fare qualunque cosa, poiché il gruppo doveva rimanere coeso e cementato in vista delle prossime vicissitudini. Escol gettò un’occhiata assai poco convinta a Kail, il quale gli sorrise ed annuì. Il figlio del Duca sospirò. Allungando le mani in avanti decise di mettere una pietra sopra al passato, a patto che si ragionasse con più criterio da lì in avanti. I suoi compagni assentirono e Hilda fu grata di vedere di nuovo Escol sorriderle. Il figlio del Duca aggiornò la compagnia di ciò che Remis gli aveva detto la sera prima: tra meno di cinque giorni avrebbero iniziato a virare verso ovest e, a quel punto, tagliando per la gola che li avrebbe portati all’approdo che avevano in mente, sarebbero stati sicuramente intercettati dai pirati Okar. Spietati e crudeli come quelli che razziavano sulla terraferma, essi li avrebbero uccisi tutti se non fossero stati attenti e più che organizzati. Per questo adesso si trovavano lì: si aspettava da loro concentrazione massima e perfetta coordinazione con gli uomini del capitano Remis. Pertanto si sarebbero divisi i compiti e fatto delle simulazioni: Hilda e Alarien avrebbero operato insieme nelle retrovie. La maga avrebbe “acceso” le frecce dell’elfa, che, in questo modo, avrebbe potuto bruciare, con la sua mira infallibile, le ampie vele delle navi nemiche. Questo avrebbe rallentato abbastanza la loro avanzata, così da permettere ad Alden di utilizzare la “Scuola dell’Aria” per soffiare sulle proprie vele e sperare in questo modo di distanziare gli assalitori. Ovviamente il chierico avrebbe sfruttato anche i suoi talenti di guaritore in caso la nave fosse stata abbordata, così come lui, Kail ed Eofaulf, sarebbero entrati subito nella mischia per aiutare la ciurma di Remis a respingere gli Okar. Incoraggiò tutti a non avere paura, perché il capitano sapeva quello faceva: era davvero abile, ed un vero esperto di queste acque. Pertanto, se tutti avessero fatto il proprio lavoro, non c’era motivo di credere che non ne sarebbero usciti vivi. Il discorso di Escol fu come al solito convincente e nei giorni successivi, la compagnia si confrontò molto con i marinai della corvetta su come affrontare insieme la minaccia Okar. Essi mostrarono loro le famose “baliste della Explorer”: armi micidiali che avevano rappresentato in passato un pesante deterrente per i pirati. Insomma, tutti gli uomini e le donne si prepararono meticolosamente per l’imminente battaglia che si stava prospettando nell’immediato futuro. L’ansia cresceva di giorno in giorno, finché proprio quando la nave giunse nello stretto budello che avrebbe portato all’agognata mèta, durante la notte, qualcuno venne a bussare alla cabina di Escol e Kail. Si trattava ancora una volta del primo ufficiale di Remis, Manuel, che richiedeva la presenza di Escol sopra coperta. Il figlio del Duca ordinò subito a Kail di andare a chiamare l’intera compagnia, che si radunò sul ponte in pochi minuti. Qui il capitano Remis mostrò al giovane guerriero dell’Ordine e ai suoi amici, quattro piccole luci in mare: due avanti e due dietro di loro. Dalla faccia che aveva, esse non promettevano nulla di buono, non solo perché si trattava certamente di Okar, ma perché appartenevano al peggior clan che potesse capitare. Esso infatti era di gran lunga il più forte, organizzato e spietato di tutti gli altri che terrorizzavano quella parte di mare, sempre che avesse interpretato bene i simboli che il suo rinomato cannocchiale aveva evidenziato sulle loro chiglie. Tuttavia niente era perduto: Remis aveva un piano. Ed era anche piuttosto semplice: tenere distanti le due navi a poppa, remando come ossessi e tenendo le vele spiegate come se non ci fosse un domani e andare con veemenza incontro alle due navi davanti, tentando, a ridosso di esse, una manovra veloce ed inaspettata. Il capitano voleva infatti avvicinare, quasi “speronare” una delle due, passandole accanto a grande velocità, mostrando il fianco come esca. In questo modo avrebbe tenuto l’altra abbastanza lontana, proprio grazie alla presenza della sua gemella, che, in questo modo, le avrebbe ostruito il raggio d’azione. Durante il rapido passaggio, le frecce infuocate dei suoi uomini e di Alarien e il potere sui venti del prete, se fossero stati fortunati, avrebbero potuto inchiodare la prima nave Okar ed impegnare a dovere la seconda, evitando un numero eccessivo di ingaggi. Se avessero tenuto botta, avrebbero potuto poi sgusciare via velocemente tra le linee nemiche. Era un piano molto pretenzioso, questo il capitano lo sapeva bene. Poteva bastare una semplice variabile negativa e sarebbero stati sopraffatti solo dal mero numero dei loro avversari. Tuttavia era il miglior piano a cui potesse pensare in quel momento, poiché i pirati non desideravano affatto abbattere la loro nave. Essi volevano solamente mettere le loro sudice mani sopra l’Explorer per depredarla e questo garantiva un vantaggio tattico enorme, perché loro invece non avrebbero avuto alcuno scrupolo ad affondarle tutte e due. Escol annuì, sospirando per il freddo e il nervoso. Quindi suggerì a tutti di tornare alle proprie cabine a riposare qualche altra ora: il mattino seguente sarebbe stato parecchio intenso e difficile e bisognava affrontarlo nel pieno delle forze. Durante la notte, il figlio del Duca ricevette la visita inaspettata di Hilda. La giovane mezzelfa era terrorizzata, perché sapeva bene quello che facevano gli Okar alle donne. Il giovane guerriero dell’Ordine le concesse di dormire nel suo letto, tenendola abbracciata per darle fiducia e coraggio. Poi, poco prima dell’alba, arrivò il richiamo della vedetta e la compagnia fu lesta a raggiungere il ponte e a prepararsi allo scontro. Alarien, Alden ed Hilda, presero posizione nelle retrovie, mentre Escol Kail e Eofaulf si sistemarono sul ponte, armi in pugno. I marinai avevano vogato tutta la notte e infatti le due navi a poppa rimanevano ancora piuttosto distanti, ma le navi a prua erano ormai drammaticamente vicine. Esse veleggiavano parallele l’una all’altra. Quando le frecce iniziarono a volare da una parte all’altra come fiumi in piena, il capitano virò drasticamente verso la nave di destra, offrendo come aveva previsto, il fianco all’avversario. Escol si accovacciò ed utilizzò lo scudo per proteggere sé stesso e Kail dal muro di frecce in arrivo, ed ordinò ad Eofaulf di trovare in fretta un riparo sotto una tettoia lì vicino. Fu un miracolo che nessuno dei tre venne ferito, ma non si poteva dire lo stesso per diversi marinai dell’equipaggio di Remis, che caddero trafitti mortalmente sul ponte o finendo direttamente in mare. Tuttavia, anche le baliste della Eplorer fecero il loro dovere, iniziando a fischiare come lampi e a frantumare pezzi della nave avversaria, mentre le frecce infuocate di Alarien avevano iniziato a causare danni consistenti e a far salire verso l’alto fumo scuro come la pece. Il capitano Remis non riuscì però ad evitare un parziale abbordaggio da parte di questa nave, ormai a portata quasi di spada, prima di tentare di passare oltre: una decina di pirati Okar, furibondi ed urlanti, riuscirono infatti a salire a bordo con dei rampini e ad ingaggiare, con chiunque gli capitasse a tiro, un terribile e brutale corpo a corpo. Al di là del loro spaventoso aspetto, gli Okar erano più grandi, più forti e più feroci degli uomini della ciurma della Explorer, che iniziarono a cadere colpiti a morte uno dopo l’altro. Così, Escol attivò la sua armatura, preparò “Enwel”, la sua spada incantata, e si buttò nella mischia. Uccise in pochi minuti ben tre avversari, ma con grandissima fatica! Ordinò ai suoi compagni di rimanere vicini, in maniera tale che avrebbe potuto soccorrerli se necessario. Infatti, prima con Kail e poi con Eofaulf, tenendosi a portata di spada, era riuscito a intervenire e a salvare loro la vita. Anche Kail era potuto sopraggiungere per aiutarlo però, quando, a causa di un colpo sfortunato, Escol era scivolato ed aveva offerto il fianco al nemico. Come un baleno, il giovane Mohdi si era avventato sull’Okar che stava minacciando la vita del suo maestro e l’aveva trafitto da tergo. Nel frattempo Alden aveva curato Eofaulf più volte, strappandolo dall’abbraccio della morte e anche con Escol aveva dovuto fare gli straordinari. Hilda invece sembrava caduta in trance, paralizzata probabilmente dalla paura, tanto che Alarien aveva sfoderato la sua lama elfica e stava facendo il possibile per difendere sia lei che Alden. Sembrava incredibile, ma meno di due dozzine di Okar avevano quasi preso da soli un’intera nave, con Escol e la sua compagnia come supporto a bordo! Adesso il figlio del Duca comprese davvero la portata delle parole del capitano Remis, quando diceva che erano stati sfortunati. Mai, durante tutti i suoi viaggi, aveva infatti affrontato avversari tanto forti. Tuttavia alla fine rimase solo un Okar vivo sulla nave, ma i marinai morti erano invece disseminati a decine sul ponte della nave e quando il capitano diede l’ordine alla ciurma di tornare ai remi e prendere subito maggiore velocità, si accorse che sfortunatamente non erano rimasti vivi abbastanza uomini per obbedire a quell’ordine. Alden era quasi svenuto dopo aver utilizzato di nuovo i suoi poteri per guarire Kail, messo davvero male, ed Escol stava spostando a braccia Eofaulf, vivo per miracolo. L’ultimo Okar fu presto abbattuto dalla lesta lama di Alarien, ma altri rampini vennero lanciati dalla nave avversaria, poiché l’Explorer si stava muovendo troppo lentamente. Escol si voltò disperato verso Hilda, ma prima che potesse urlare alla mezzelfa di riprendersi e di fare qualcosa, qualsiasi cosa, scoprì che la giovane maga non era affatto sprofondata in uno stato di depressione e terrore. I capelli infatti le stavano diventando di “fuoco puro” e gli occhi sfavillavano cremisi, incastonati in un viso fiero, antico e determinato. Poi alzò la mano destra e la prima nave Okar divenne in un secondo un tizzone ardente, sbriciolandosi in mare in pochi attimi. A quel punto la mezzelfa cadde sfinita sul ponte della nave. Questa preziosissima azione da parte del potente “Dominatore del Fuoco”, che nessuno sapeva che la giovane incantatrice ospitasse dentro di sé, aveva dato loro un po' di tempo in più, ma l’altra nave era ancora troppo vicina e quelle dietro si approssimavano alla loro corvetta sempre più veloci: non sarebbe passato molto prima che gli abili marinai Okar si fossero gettati sulla Explorer come un cane su un osso. L’unica speranza rimasta risiedeva nel prete, sempre che Escol e i suoi amici riuscissero a scuoterlo in tempo prima di finire in un mortale nuovo abbordaggio.