Escol ci mise un pò per riprendersi. Si sentiva sicuramente rinfrancato dopo aver dormito così tanto, ma aveva ancora la mente intorpidita e confusa dalle tante informazioni acquisite e dal confronto con due creature davvero potenti. Il giovane aveva il collo che gli faceva male e dolori lungo tutta la schiena. D’altronde non era mai comodo e salutare dormire con l’armatura addosso, solo che farlo nelle rare volte in cui capitava avere un soffice letto a disposizione, sembrava davvero stupido. Purtroppo la stanchezza che l’aveva colto era stata totale ed improvvisa e francamente non rammentava di un’altra volta nella sua vita in cui avesse dormito per diciotto ore di fila. Fortunatamente, il giovane guerriero era poco più che un ragazzo e gli bastarono pochi minuti per riprendersi, prepararsi e scendere nelle cucine per mangiare un boccone. Poi raggiunse la sala tattica, dove trovò i suoi amici, il suo mentore, ed Astarte, intenti a fare l’ennesimo punto strategico sulla situazione. Non appena lo videro, lo invitarono ad entrare e ad unirsi a loro, ma il figlio del Duca volle che fosse presente anche Eofaulf a quella riunione, perché le ore successive sarebbero state molto difficili per lui per via del fatto che avrebbe dovuto raccontare un bel pò di cose ai presenti. Lo scout arrivò dopo qualche minuto e dunque, finalmente, Escol poté riferire ad amici, mentori e padroni di casa, ciò che aveva scoperto tramite le sue fonti. Mano a mano che il figlio del Duca parlava, sciorinando verità illuminanti e sconvolgenti, sia Astarte che Andor iniziarono a chiedersi sul serio dove, quel giovane uomo, avesse potuto recuperare quelle informazioni così incredibili. Quando per esempio Escol riferì quanto gli aveva detto “l'Elementale del Fuoco” su Cardras e Maedras e sul loro terzo fratello, il generale spalancò la bocca incredulo. Ciò che stava riportando quel ragazzo, infatti, rischiava di compromettere l’impianto storico conosciuto e su cui si riteneva fosse basata l’intera “vita di Eord”! Un terzo fratello? Il cui nome non poteva essere nominato per editto di Cardras stesso? E chi poteva essere costui? Quante volte aveva silenziosamente condizionato le sorti dei popoli mortali? E “la profezia” come “vademecum” per i posteri? Chi era stato a idearla oltre al “Fondatore”? Escol non negò che la sua fonte, ammetteva senza problemi la sua implicazione diretta in questo “progetto”, ma si era rifiutato di offrire molti dettagli in più sui suoi “complici”. Escol dovette fermarsi più volte e ricominciare daccapo, perché i presenti o non avevano ben capito come certi fatti erano davvero avvenuti e il perché o si rifiutavano di riuscire a crederci. Soprattutto Astarte, che faticava parecchio a trovare una coerenza in un ordito di eventi concatenati in effetti piuttosto complicato. Quando poi Escol raccontò di Andor e del suo condizionamento mentale, sia il suo mentore che Victor quasi crollarono sulle loro sedie. Nemmeno il principe infatti era a conoscenza dell’esistenza di una “Scuola di Magia della Mente” e del fatto che poteva esser stato indirizzato, in maniera coatta e non di sua sponte, nella casa del Duca di Berge per prelevare suo figlio e spingerlo in questa incredibile avventura. Latente, rimaneva sempre la convinzione in Escol che chi aveva disegnato questo “piano b” (la profezia) e altre cose del genere (la magia su Andor), l’aveva fatto per confondere principalmente Arios. Se egli avesse saputo con chiarezza cosa fare infatti, quando farlo e con chi farlo, suo padre sarebbe stato ucciso molto tempo prima che lui fosse nato, così come lo stesso Astarte e il suo figlioccio adottivo. Questo “manuale” doveva per forza mantenere i contorni di una non ben precisata profezia, che poteva significare tutto o il contrario di tutto, che avrebbe confuso le forze che resistevano “all’Imperatore Maledetto”, ma anche lui stesso. Solo chi doveva sapere, avrebbe agito nel giusto modo. Chi era infatti Escol Berge? Nessuno. Kail era stato nascosto, grazie alla lungimiranza di Victor che l’aveva fatto passare come suo figlio, altrimenti Arios avrebbe già provveduto a trovarlo ed ucciderlo per non correre rischi inutili. Se infatti il grande generale non avesse agito in quel modo, l’imperatore sarebbe certamente riuscito in qualche modo ad apprendere questa informazione e la cosa sarebbe finita nel sangue. Il pugnale di Cardras era un’arma quasi leggendaria, di cui si sapeva poco e che solo il “Prescelto” poteva impugnare. Se avessero inserito questa informazione nella “profezia”, Arios avrebbe provato a recuperarlo per sé o magari avrebbe fatto di tutto per tenerlo al sicuro da eventuali minacce. Insomma,                                                                                                                                                                                              tutte queste informazioni spezzettate, rendevano la “profezia” poco più di una storiella per bambini agli occhi di Arios. E così doveva essere. Oggi però Escol stava dicendo a tutti che le cose non stavano proprio così. La profezia era in realtà un piano preciso studiato da diverse persone potenti, che stava per essere realizzato grazie all’incastro di tutta una serie di situazioni previste e collaudate nel corso di decenni. Alla fine anche Astarte riuscì a seguire le rivelazioni del figlio del Duca, domandando dunque cos’è che volesse fare a questo punto. Il giovane guerriero riferì con convinzione assoluta che sarebbero partiti il giorno dopo (non aveva senso aspettare oltre), ma che avrebbero dovuto prepararsi per affrontare un ostacolo imprevisto. C’era infatti un “Guardiano” a difesa del tempio e dell’ambito pugnale.“Qualcuno o qualcosa” che avrebbe dovuto prima ritenere degno Kail e poi permettergli di sollevare la “sacra lama” di Cardras. Tuttavia, le fonti di Escol non sapevano dire che genere di giudizio serviva per stabilire chi fosse degno di impugnare il pugnale e chi no. Era però presumibile che, essendo un editto stabilito da Cardras in persona, i presupposti fossero “buoni”, ma chi poteva davvero essere sicuro su cosa fosse  “buono” o “cattivo” per creature tanto aliene? Infine, come Escol sapeva che sarebbe stato inevitabile, il discorso scivolò su Kail e sulle “palesi mire” che aveva dichiarato “la sua fonte” nei confronti del trono. Il figlio del Duca riferì senza peli sulla lingua che non avrebbe rivelato il suo nome, ma che le sue ambizioni erano assai chiare: il suo attuale, momentaneo alleato, voleva sostituirsi ad Arios. Voleva l’Impero. E lo bramava perché già gli era appartenuto, ma fortunatamente era stato sconfitto e cacciato via da un’alleanza storica, formata principalmente tra Nordhmenn e Valoarian. C’erano dunque in lui sentimenti di rivalsa e di vendetta e ancora Escol non capiva bene perché odiasse così tanto l’imperatore. Sembrava come se lo detestava perché non poteva sconfiggerlo. Non per mancanza di coraggio, ma per qualche altro motivo che si era rifiutato di condividere con lui. In ogni caso, avrebbe provato fino all’ultimo a cercare di mediare per evitare l’ennesima guerra che avrebbe afflitto ulteriormente diversi popoli, già torchiati da secoli di persecuzioni e oppressioni. Nel frattempo però, sarebbe stato saggio se Andor avesse provato a sentire Eledras sull’argomento. Egli era l’unico a poter contattare i Valoarian in caso fosse servito e siccome il principe Mohdi non era uno stupido, sapeva bene che contro un esercito di Asura, loro, da soli, non avrebbero potuto resistere per molto. Andor aveva anche un’idea abbastanza precisa di chi potesse essere questo Asur, alleato del suo allievo, ma lo tenne per sé. Sapeva bene che Escol non avrebbe mai parlato di lui, sotto giuramento. Però il giovane guerriero aveva indicato una strategia per correre ai ripari e il principe iniziò a disegnare una strada da percorrere per rimanere coperti in caso di necessità. Riguardo poi il “Fondatore”, chi fosse davvero e le notizie che il figlio del Duca aveva riportato sulla sua natura e sul suo “modus operandi”, nessuno volle approfondire, accettando per buone le informazioni che Escol aveva riportato. Andor rimase incredulo di fronte allo strabiliante lavoro che il suo allievo aveva compiuto in pochi mesi di viaggio attraverso il continente e i popoli che lo abitavano. C’era da credere che, se gli avessero concesso ancor più libertà, avrebbe trovato il modo di rifondare l’Ordine stesso! “Diavolo di un Berge…” Pensò tra sé Andor, sogghignando sotto i denti. Prima di chiudere quella riunione tattica e di prepararsi per la partenza dell’indomani, Victor volle presentare alla compagnia un nuovo candidato: il chierico dei Paradine di nome Sir Alden Luminis. Escol non si aspettava un colpo di scena così, ma lo afferrò al volo e con gioia. Non pensava infatti che sarebbe stato semplice, giunti sull’isola di Arches, rimediare pozioni di guarigione o filtri “verdi o ambra” che davano vigore prima e dopo la battaglia. Avere un santo padre nel gruppo, avrebbe garantito copertura da quel punto di vista, ed egli avrebbe formato con Hilda una coppia portentosa, un misto di misticismo e magia inarrestabile. Un nuovo capitolo si stava dunque aprendo per i nostri eroi e molti dei fantasmi che Escol portava nel cuore erano stati scacciati fortunatamente. Rimaneva la preoccupazione e l’incognita riguardo il “Guardiano” del pugnale e quella più distante ma non meno pressante di Atreus, ma perlomeno il figlio del Duca sapeva adesso come stavano davvero le cose riguardo Arios e la profezia del “Prescelto”.