La compagnia, composta da Escol, Vala ed Eofaulf, cavalco' senza sosta verso la vicina città di Andreoyri. Nelle loro menti albergava il solo obiettivo di trovare la sacerdotessa dei Paradine di nome Dana e nei loro cuori il solo desiderio di riavere indietro la loro compagna mezzelfa. Hilda infatti, sembrava esser stata risucchiata in un'altra dimensione, tanto ignota quanto pericolosa, propria di esseri incorporei e potentissimi chiamati "Elementali". Almeno così aveva riferito Wizimir per conto dell'Asur e, non avendo altre piste da seguire, Escol non aveva altra scelta che fidarsi del giudizio di questo oscuro ed improbabile "alleato". I tre cavalieri entrarono come furie nella cittadella, che, stranamente, era assai più piccola di quello che il figlio del Duca si era immaginato. Il sant'uomo Jonathan infatti, aveva descritto la sua collega Dana come una vera e propria autorità all'interno della loro chiesa, e non per ragioni politiche in seno all'istituzione, ma per la considerazione che i Paradine stessi avevano deciso di riporre in lei. Per il potere che essi le avevano conferito a causa della sua profonda devozione e talento. Queste considerazioni avevano portato il giovane guerriero a ritenere erroneamente che la sacerdotessa, e lo stesso governatore, fossero stati assegnati ad una città molto più grande ed influente. Era però evidente che non fosse così. Escol indicò subito una locanda dove potersi ristorare ed ottenere informazioni utili, mentre Eofaulf si occupò di scortare i cavalli nelle stalle adiacenti ad essa. Vala affianco' come sempre il figlio del Duca, ed insieme trovarono un tavolo accogliente dove poter cogliere in giro diverse chiacchiere interessanti. L'oste infatti, oltre ad offrire alla compagnia razioni abbondanti del piatto del giorno, non fece resistenza alcuna nel rispondere a tutte le loro domande. Anche alle più insolite. Dalle sue parole emerse dunque che Dana non solo era la sacerdotessa principale del "Tempio" cittadino, ma era anche la consigliera personale del governatore Trentor McClesc! Secondo l'oste, costui era un uomo retto e giusto e se avessero avuto bisogno del suo aiuto, egli non gliel'avrebbe certamente negato. Pertanto, dopo aver desinato, i tre amici si alzarono dal tavolo, ringraziarono il locandiere e decisero di non perdere nemmeno un altro minuto dall'andare a far visita al governatore. Escol, a scopo precauzionale, prenoto' comunque una stanza per la notte, non sapendo bene quanto tempo ci avrebbe messo per ottenere udienza, ed eventualmente per poter parlare con Dana. In realtà però scoprì che le cose erano molto più semplici di quello che credeva: non c'era infatti alcun palazzo governativo, nessuna legione imperiale a presidiarlo e nessun Inquisitore a istituire editti vessatori contro i cittadini. Il governatore viveva in una villa nemmeno troppo grande e non aveva praticamente alcuna scorta personale: tutto sembrava confermare quindi quello che Escol aveva supposto e cioè che la cittadella di Anderoyri non fosse così importante nello scacchiere tattico di Arios. Eppure uno dei principali evocatori imperiali serviva qui e la cosa pareva assai strana. Il giovane guerriero riuscì senza sforzo a convincere la guardia al cancello della villa nel farsi annunciare e, ben presto, il ciambellano, che si presento' con il nome di Taurus, ascoltò con pazienza le strane richieste dei suoi ospiti alla porta. Escol gli parlò della sua sfortunata amica Hilda, degli incantesimi entrati in conflitto, che avevano aperto uno strano portale che l'avevano strappata via da questo piano, del fido Jonathan che li aveva indirizzati fin qua, ed infine di Dana, sua ancora di salvezza in questa surreale situazione dalla quale desiderava ardentemente uscire.Tuttavia ribadì che era venuto con estrema umiltà alla porta della santa donna e che avrebbe chiesto prima il permesso al governatore se avesse potuto utilizzare i servigi del suo consigliere personale. Qualunque fosse stato il prezzo, lui l'avrebbe pagato con gioia. Inoltre era una questione davvero urgente e aveva bisogno di una risposta altrettanto urgente. Taurus, anche se decisamente perplesso dallo strampalato racconto del giovane guerriero, raggiunse tosto il governatore Trentor McClesc e ben presto tornò indietro con la decisione che il suo signore aveva preso a riguardo. Dopo un breve momento di legittima tensione, ordinò alla guardia di far entrare i tre pellegrini e, a passo svelto, li condusse immediatamente da lui. Trentor era un uomo sui sessanta, non aveva l'aria di essere stato un guerriero o un soldato da giovane, ma aveva uno sguardo intelligente e buono di chi sapeva fare bene politica. Egli fece accomodare i suoi ospiti, ed ascoltò con attenzione il racconto a dir poco assurdo che Escol gli sottopose subito dopo. Il governatore inarco' un sopracciglio quando il figlio del Duca terminò di parlare, ammettendo di non aver capito granché di tutta quella storia. Tuttavia comprese bene e condivise con i suoi ospiti due punti che riteneva fondamentali: 1) l'odio ed il rancore verso i servitori di Arios e 2) che solo Dana poteva fare davvero qualcosa per aiutarli. Escol aveva perfino provato a tamburellare le dita sul tavolo nella speranza che egli riconoscesse il codice nascosto dei membri dell'Ordine, ma invano. Il governatore era davvero ciò che appariva: un uomo semplice, interessato solamente al bene della sua città e nulla più. Cosa ci facesse Dana lì con lui era un altro argomento, che avrebbe magari cercato di comprendere più avanti, se ne avesse avuta l'opportunità. Trentor fece dunque chiamare la sacerdotessa, sperando di non averla interrotta dai suoi affari, ed ella rispose al suo appello dopo pochi minuti. Dana era una donna dai capelli scuri, quasi corvini e dagli occhi chiari, era snella e dal portamento regale. Non era più giovanissima, ma era ancora una donna estremamente affascinante. I suoi modi sofisticati, il suo atteggiamento distaccato e consapevole, la rendevano di fatto l'opposto rispetto all'uomo di cui era la consigliera più fidata. Anzi, dal modo in cui egli si era alzato quando era entrata nel suo studio, sembrava quasi che fosse il governatore al suo servizio e non viceversa. Erano davvero l'uno l'opposto dell'altra, ma dal sorriso che palesava nei confronti della sua galanteria, Dana pareva stimarlo non poco. Escol inquadro' la situazione con un singolo colpo d'occhio: attese che i convenevoli si smorzassero da soli, lasciando il passo ad un imbarazzo che per fortuna il governatore dissipo' dopo alcuni secondi. Trentor infatti si congedo' e lasciò Dana a gestire la situazione con i suoi ospiti. La sacerdotessa prese il posto a sedere del governatore, intreccio' la mani sul tavolo e si preparò ad ascoltare l'insolito racconto del giovane guerriero. Escol ripeté ancora una volta tutta la storia, fino all'infausto destino toccato ad Hilda. Poi, con voce strozzata, quasi implorante, domandò alla santa donna se avesse potuto aiutarlo. Dana schiocco' le labbra, non tanto perché non credeva alle parole del ragazzo, ma perché stava valutando se valesse davvero la pena fare una cosa del genere. Aprire portali per la dimensione elementale, infatti, era un argomento delicato e pericoloso per tutti, persino per lei. Escol arrivò perfino a scongiurarla per ottenere il suo ausilio, ma quando lei alzò i suoi occhi verdi ad incontrare i suoi, comprese che non sarebbe stato con le suppliche che l'avrebbe convinta. Questa volta fu lei infatti a ticchettare le dita sulla scrivania, nella maniera unica in cui comunicavano i membri dell'Ordine. In questo modo la sacerdotessa gli lanciò inaspettatamente un segnale inequivocabile, che ovviamente Escol colse al volo. Anche la sacerdotessa dunque faceva parte della stessa setta del giovane guerriero e, rispondere a quel linguaggio segreto equivaleva, per entrambi, ad abbattere ogni tipo di barriera ed ogni dubbio esistente tra di loro. Dana a quel punto annuì e non chiese altro ad Escol sulla sua missione, se non chi fosse il suo mandante. Appreso che era stato il principe Andor a guidarlo e ad istruirlo, si alzò ed ordinò a tutti di seguirla. Ella spiegò che la difficoltà di quello che le veniva chiesto non stava solo nell'aprire un portale, ma anche nel riportare indietro illesi lui e la sua amica. Senza delle misure di sicurezza precise, degli accorgimenti appositi, si rischiava infatti di perdersi laggiù. Ecco perché Dana gli fornì due "ancore", vincolate in due oggetti diversi, una per lui ed una per Hilda, qualora Escol l'avesse infine trovata. Vala ed Eofaulf insistettero parecchio per accompagnarlo, ma il figlio del Duca fu irremovibile: nessuno avrebbe rischiato la vita oltre a lui quel giorno. Dunque si spogliò della sua armatura (le armi le aveva già lasciate sotto chiave, prima di incontrare Trentor) e si preparò al "viaggio dimensionale". Dana li accompagnò nel suo studio, dove preparò un veloce rituale, composto da strani segni disegnati per terra, ed alcune candele accese poste su di essi. Poi iniziò a declamare ad alta voce qualcosa di incomprensibile ed irripetibile. La sacerdotessa prese posto al centro della stanza. Incrociando le gambe, chiuse gli occhi e si estranio' da ogni cosa materiale. Dopo alcuni secondi, si staccò dal suolo, levitando dolcemente, pian piano e lasciando a bocca aperta tutti i presenti. Poi una piccola apertura luminosa apparve davanti ai loro occhi sconcertati: una specie di baluginante passaggio, che Escol si appresto' a varcare senza indugiare nemmeno un attimo. Il figlio del Duca fu improvvisamente avvolto da una fitta nebbia, una densa coltre di vapore grigiastro che impediva di scorgere alcunché. Solo, disarmato (Dana aveva sottolineato più volte che armi ed armature non servivano su questo piano) e cieco come una talpa, iniziò a domandarsi se fosse stata davvero una buona idea trascinarsi in quella ennesima, pericolosissima avventura. Lo scopo era certamente nobile: c'era la vita di Hilda in gioco, ma forse questa volta questo compito andava oltre le sue possibilità. Quando si era ormai arreso all'essersi smarrito in quel luogo così alieno, Escol avvertì un repentino movimento in quella fitta nebbia che ormai lo aveva ingurgitato completamente. La mano gli scivolò istintivamente sulla spada, che purtroppo però più non aveva più al suo fianco e quando una figura eterea, dall'aspetto simile a quello di un felino, si materializzò sinistra davanti a lui, il giovane guerriero pensò subito che per lui sarebbe stata la fine. Invece la creatura rimase a fluttuare sinuosa davanti a lui, per nulla aggressiva. Anzi, si presentò, anche se non aveva di fatto una "voce" propria, comunicando, probabilmente telepaticamente, di chiamarsi Samar e di essere il suo spirito guida su questo piano. Definì se stesso: "un elementale della terra" e spiegò di appartenere alla forma più bassa nella gerarchia degli elementali che abitavano questo piano. Gli disse chiaramente, inoltre, che gli sarebbe rimasto accanto, facendogli da guida, finché egli avesse avuto con sé la sua "ancora". Aggiunse infine, che Hilda era tenuta prigioniera dagli elementali del fuoco, per motivi a lui ignoti. Essi, neanche a farlo apposta, erano certamente e di gran lunga, i più forti tra le quattro categorie esistenti. Terra, Acqua, Aria e Fuoco: questo era l'ordine in cui, dal meno potente al più potente, vedevano riconosciute ed affermate le differenze sociali tra di loro. Ovviamente lo spirito guida si sforzo' di offrire al suo ospite materiale l'interpretazione "più umana" della "società elementale". Il figlio del Duca sospirò affranto, seguendo Samar finalmente fuori dalla nebbia. Quando i due improbabili compagni emersero dall'ottenebrante vapore, una sconfinata distesa erbosa si aprì davanti a loro: un altro scenario che, sebbene a suo modo bellissimo, non aveva alcun senso per un occhio mortale. Quando Escol interrogo' Samar su ciò che adesso lo aspettava, egli lo invitò a prepararsi, perché presto sarebbe dovuto entrare in una fortezza degli elementali del fuoco e avrebbe dovuto farlo da solo. Escol alzò gli occhi verso un cielo che non c'era e si domandò come poteva prepararsi a svolgere un compito così al di là dell'umana comprensione? I Paradine erano, in fondo, "elementali" privi di forma materiale, per cui come avrebbe fatto a convincere esseri così potenti ed alieni a lasciar andare la sua amica? Veramente non lo sapeva, ma scommetteva la sua reputazione come "terrore d'argento", che presto, molto presto, l'avrebbe scoperto