Escol ed Eofaulf si ritrovarono tra i vicoli di Selushvi, dove l'incantesimo dell'Asur li aveva trasportati. Fortunatamente era buio e non fu difficile seminare le ronde che nel frattempo si erano attivate per stanarli. Tuttavia il ranger rimaneva preoccupato: dovevano trovare presto un rifugio o prima o poi i soldati li avrebbero trovati e, trattandosi delle legioni imperiali, non sarebbe stato affatto facile uscirne vivi. Nemmeno per il "Terrore d'Argento". Vedendo il mal partito, il figlio del Duca suggerì all'amico di scortarli entrambi al Tempio cittadino. Escol non aveva idea del perché, ma come avrebbe scoperto molto presto, fu la decisione giusta da prendere: quella che avrebbe salvato loro la vita. I due compagni si rifugiarono tosto nel luogo di culto dei Paradine, scoprendo che esso era perlopiù vuoto e soprattutto senza alcun imperiale all'interno. Riuscirono dunque a rilassarsi un po', in attesa di stabilire la loro prossima mossa. Hilda infatti ancora non si vedeva e molto presto avrebbero dovuto raggiungere Vala ai cancelli est della città. Escol iniziò ad agitarsi, per la mala sorte che poteva esser capitata alla sua amica, ma anche a causa del loro prossimo futuro, denso di incognite. E se un drappello della settima legione avesse fatto irruzione nel Tempio? Come si sarebbero salvati? Come avrebbe potuto portare a termine la sua missione? "Non temere, giovane guerriero. I servi di Arios non ti nuoceranno in questo sacro luogo". La voce era potente e rassicurante e apparteneva ad un vecchio prete vestito di bianco, dall'aria benevola e comprensiva, che disse di chiamarsi Jonathan. Egli spiegò che esisteva un patto indissolubile tra la Chiesa dei Paradine ed Arios, un patto di non belligeranza che risaliva ai tempi antichi e che non poteva essere spezzato mai, in nessun caso. Il sant'uomo si avvicinò, ed alzando una mano e chiudendo gli occhi, risano' immediatamente tutte le ferite e la fiacchezza dei due amici. Alle legittime domande di Escol, egli rispose con calma ma anche con determinazione, facendo chiaramente capire ad entrambi quanto detestasse l'imperatore e le sue milizie infami. Quando però il figlio del Duca, che si presentò con il nuovo pseudonimo di "Theodor", spiegò che temeva si per la sua sicurezza, ma anche per quella di una sua cara amica, il prete tornò a considerazioni più caute e consiglio' ai suoi ospiti di non rischiare di andar fuori a cercarla. Se glielo avessero permesso infatti, avrebbe utilizzato le sue doti mistiche per rintracciarla per loro. Ovviamente Escol acconsenti', ma dopo alcuni minuti di assorta concentrazione, il sacerdote scosse la testa: non c'era traccia di Hilda in città! Era come se fosse sparita, risucchiata via da qualche altra parte. Purtroppo però, egli non aveva il potere di scoprire dove e chi era stato a rapirla. Il giovane guerriero trasali'. Bloccati in quel dannato tempio, braccati dalle forze imperiali, con Vala esposta ai controlli delle ronde, come avrebbero fatto a trovare Hilda? Jonathan sembrava davvero mortificato, ma non aveva opzioni da offrire. Al che, coraggiosamente, Eofaulf si offri' lo stesso di andare a cercare informazioni in giro, ed Escol era troppo scosso per negargli quel tentativo. Per cui il ranger si alzò e raggiunse tosto l'uscita. Tuttavia, un po' perplesso, fece ritorno quasi subito: c'era qualcuno, una presenza scura ed inquietante, che stava aspettando fuori dal tempio di poter parlare con il figlio del Duca. Jonathan non sembrava contento di quello che Escol stava per fare, ma le parole gli morirono in bocca quando il giovane guerriero si voltò e prese con fermezza la via d'uscita. Se era venuto il momento della resa dei conti, certo lui non si sarebbe tirato indietro. Tuttavia, ad attenderlo fuori non c'era Bedde o il sacerdote Ombra, ma una sua recente conoscenza: lo stregone che aveva seguito l'Asur nelle prigioni della cittadella. Egli disse di chiamarsi Wizimir e di essere ora al servizio dell'Asur stesso. Riferì dunque che il suo "Signore" si sentiva ancora in debito con lui per averlo liberato e voleva offrire dunque il suo aiuto per ricambiare la cortesia. Garanti' intanto che avrebbe pensato lui a liberare Alarien e rivelò che alla loro amica Hilda era capitata una cosa assai spiacevole: il suo incantesimo di invisibilita' aveva infatti reagito malamente con quello che aveva utilizzato lui stesso per aprire un portale e fuggire dalle prigioni. Questa "interazione negativa" l'aveva letteralmente "sparata" in un'altra dimensione, forse la peggiore che le potesse capitare: quella degli elementali! Escol non riusciva a credere alle sue orecchie. Come diavolo era potuto succedere? E soprattutto come avrebbe fatto a riportarla indietro? Provò a chiedere a Wizimir, ma il mago spiegò che solo un evocatore molto potente avrebbe potuto aiutarlo: lui utilizzava magia elfica, pertanto era un argomento fuori dalle sue competenze. Tuttavia, prima di andare, volle donare lo stesso ad Escol una pietra scura a forma di clessidra: qualora avesse avuto bisogno in futuro di parlare con lui, in questo modo avrebbe potuto farlo. Quindi lo salutò e svani' tra le ombre. Mestamente, Escol tornò dentro il Tempio e raccontò ad Eofaulf e Jonathan la sua esperienza con lo stregone di nome Wizimir. Eofaulf abbassò tristemente il capo, ma il prete, seppur ammettendo che non era certo in grado di aprire un varco per la dimensione elementale, forse conosceva qualcuno invece in grado di farlo. Si chiamava Dana, ed era davvero un'illuminata. Viveva nella città di Anderoyri e si era messa al servizio del governatore locale. Se c'era qualcuno che poteva aiutarli questa era lei! Escol non perse nemmeno un attimo in più: ringraziò di cuore il prete per il suo supporto, lasciando una generosa donazione, poi, accompagnato da Eofaulf, raggiunse di corsa i cancelli est della città. Stranamente essi non erano pattugliati e lì i due amici poterono finalmente riunirsi con Vala. La veterana raccontò la sua esperienza nella foresta, peraltro affatto gradevole. Aveva infatti incontrato la creatura d'ombra, ma essa non era stata per niente amichevole. Solo grazie all'intervento di Wizimir essa si era ammansita, altrimenti probabilmente l'avrebbe uccisa e poi divorata. Lo stregone era intervenuto appena in tempo, dicendole di tornare subito in città, poiché il suo amico "Dakkar" aveva risolto la questione in altro modo. Escol sembrava confuso: quella creatura si era comportata molto diversamente con lui, quando l'aveva incontrata nel bosco. Non aveva palesato certo un intelletto sopraffino, ma non si era atteggiata nemmeno come una belva sanguinaria desiderosa solo di carne umana. Comunque, ora ci avrebbe pensato l'Asur a trovare e liberare Alarien: gli dispiaceva solo di non trovarsi lì con lui, per fare a pezzi l’inquisitrice con le sue stesse mani quando l'avrebbe incontrata. Tuttavia l'importante era riavere l'elfa con sé, non era poi così importante il come. Escol si sincero' inoltre che Vala lo chiamasse da adesso con il suo nuovo psudonimo: "Theodor", il camminatore delle terre del nord. Ammiccando, la veterana annui e a quel punto chiese di Hilda. Escol le disse di pazientare: condusse prima i suoi amici alle stalle, recuperò con loro i cavalli e, sulla strada per Anderoyri, raccontò infine tutto all'amica. Vala non aveva granché simpatia per Hilda, ma conoscere il suo sfortunato destino, la fece sentitamente rattristare.Questo dettaglio diede forza però ad Escol: se Vala era così contrita per la mezzelfa, significava che finalmente loro quattro erano diventati un gruppo, una squadra. Ragione in più per salvarla ad ogni costo.