Il giovane garzone dell’emporio rimase un pò incerto sul da farsi quando Escol sventolò davanti al suo naso un libro tanto antico quanto strano. Il figlio del Duca fu subito catturato dal contenuto delle sue pagine, che parlavano di una guerra antica e sanguinosa, combattuta secoli addietro tra gli Asura e gli antichi Nordhmenn. Non sapeva bene il perché: tutti conoscevano a grandi linee questi fatti, ma lui trovò quasi un segno destino che proprio in quell’emporio, in una città all’interno dei confini imperiali, potesse trovarsi un oggetto così curiosamente estraneo al contesto. La verità era che Escol aveva smesso di credere alle coincidenze già da molto tempo, imparando a sue spese a saper riconoscere un “segno del destino” quando ne trovava uno. Pertanto, oltre alle razioni da viaggio, domandò al giovane custode del negozio il prezzo per quella rarità storica. Il garzone si schiarì la voce, poi guardò su un prezzario poco distante e riportò ad Escol il valore di quel tomo ingiallito: 25 monete d’oro! Un costo decisamente oneroso per un semplice libro di storia. Il figlio del Duca abbozzò un lieve sorriso, poi pregò il ragazzo di farlo parlare con il padrone del negozio e venne tosto accontentato. Si presentò a lui un uomo sui quarant’anni, certamente di retaggio Nordhmenn, che incuriosì non poco il giovane guerriero. Aveva infatti un aspetto fiero, determinato: non pareva affatto un commerciante che vendeva vettovaglie dentro ad un emporio in una città imperiale di frontiera. I due parlarono un poco, mentre Jonas seguiva il garzone per recuperare gli approvvigionamenti. Riguardo il tomo, il proprietario del negozio rimase un po' evasivo, asserendo che l’avesse acquistato mesi prima in un piccolo mercato in una cittadella all’interno delle terre selvagge, ma Escol scoprì tempo dopo che questa non poteva essere la verità. In ogni caso il figlio del Duca non aveva motivo di trasformare i suoi dubbi riguardo il racconto del commerciante in argomenti di discussione che avrebbero potuto diventare spiacevoli, preferendo concentrarsi solamente sull’acquisto del libro. I due trattarono per qualche minuto sul prezzo finale, ed Escol ottenne dal mercante comunque un considerevole sconto. Poi il figlio del Duca mise il libro nello zaino ed uscì dall’emporio soddisfatto per aver trovato qualcosa di utile ed interessante oltre alle razioni da viaggio. Quando i due raggiunsero i loro compagni era ormai sera, ed infatti li trovarono intenti a gozzovigliare e a mangiare a quattro ganasce. Lieti che i loro amici li avessero aspettati prima di iniziare la cena, Escol e Jonas sospirarono e diedero precise disposizioni per la partenza dell’indomani mattina. Il gruppo rimase un paio d’ore nella sala comune a confabulare un pò, poi tutti si ritirarono nelle proprie stanze. Tuttavia, prima di andare a coricarsi, Hilda raggiunse Escol sul corridoio e gli confidò una strana sensazione che aveva provato dal momento in cui era tornato alla locanda. C’era qualcosa che non andava in lui ed intorno a lui: un cambiamento nella sua aura che non gli piaceva affatto e che non si spiegava. Il figlio del Duca ci pensò un pò su, poi si chinò, ed estrasse dallo zaino il libro che aveva appena acquistato all’emporio. Neanche avesse visto un demone, Hilda sbiancò, arretrando istintivamente di qualche passo. Escol la guardò confuso: facendo scorrere velocemente le pagine, le mostrò che si trattava solo di un semplice volume di storia antica e nulla più. Tuttavia non era quello che “vedeva” la maga. Ella infatti sosteneva che dietro quelle parole comuni, si nascondevano dei contenuti ben diversi, la cui natura era assai più arcana e pericolosa. Purtroppo, essendo un'incantatrice, non poteva rivelare quella natura alla loro vista per quello che realmente era, poiché essa trattava argomenti che solo un evocatore avrebbe potuto comprendere davvero. Eppure, pur non potendolo capire in maniera razionale, ella invitava lo stesso Escol a non prendere sottogamba quel libro: ne percepiva distintamente infatti la magia ed il potere. Un potere che non poteva essere né ignorato e nemmeno eluso! Il figlio del Duca annuì in silenzio. Era la prima volta che Hilda gli parlava in quel modo: sembrava quasi spaventata, in ansia per il suo futuro. Incerta se consigliargli di disfarsene, oppure di trovare qualcuno che sapesse sfruttarne le grandi potenzialità. Quindi le baciò la fronte e poi tornò nella stanza che condivideva con Eofaulf e Jonas. Lo scout sistemò il suo giaciglio (la stanza era per due persone) accanto alla porta, cosicché se qualcuno avesse voluto entrare di soppiatto, l’avrebbe svegliato per forza. Prima di prendere sonno, scambiò due chiacchiere con Escol, mentre il mercante già dormiva della grossa. In buona sostanza gli riassunse le voci che aveva messo in giro sul “terrore d’argento” e il tipo di territorio che avrebbero dovuto coprire l’indomani e nei successivi tre giorni, prima di giungere alla loro tappa successiva. Eofaulf sembrava un pò preoccupato per via del fatto che il viaggio avrebbe attraversato un terreno pianeggiante, completamente aperto e privo di ripari. Sarebbero stati quindi esposti quasi certamente ad altri controlli e ad altri, ulteriori, giganteschi rischi. Lo scout sembrava girare intorno all’argomento, forse per troppa sensibilità o per non rischiare uno scontro con il suo mecenate, ma alla fine non ce la fece più e cacciò fuori il rospo dalla gola: pungolato a dovere dal figlio del Duca, egli affermò senza mezzi termini che a suo parere Alarien rappresentava un rischio troppo alto per la buona riuscita della loro missione. Un rischio che Escol non avrebbe dovuto sostenere se fosse stato abbastanza saggio da rendersene conto. Il figlio del Duca lasciò che Eofaulf si sfogasse ed esponesse le sue più che legittime rimostranze liberamente, ma poi spiegò che aveva un piano preciso in mente e che avrebbe portato con sé l’elfa almeno fino alla loro méta finale. Da lì in poi, egli l’avrebbe probabilmente salutata, come del resto avrebbe congedato lui stesso dai suoi servigi come principale ranger del gruppo. Tuttavia, fino a quel momento, avrebbe fatto tutto il possibile per sfruttare appieno i talenti dell’elfa, che riteneva sarebbero stati fondamentali nel disegno che aveva nella sua testa. Come i suoi del resto. Per nulla rassicurato dalle sue parole, Eofaulf fece cadere tosto l’argomento, addormentandosi senza aggiungere altro subito dopo. Escol ci mise un pò di più a prendere sonno invece: non amava giocare con le vite delle persone, ma non aveva alcuna intenzione di non lasciare un segno indelebile lungo il suo cammino nell’impero. Un cammino certamente di sangue e di morte, ma necessario se avesse voluto centrare il suo unico obiettivo: arrivare da Kail, difenderlo a costo della sua stessa vita e permettere alla profezia di realizzarsi. L’alba arrivò presto e con essa la lesta ripartenza. Jonas, Vala ed Eofaulf si occuparono dei cavalli, mentre Escol, Hilda e Alarien di saldare il conto e accomiatarsi dalla gentile ostessa. Quindi la compagnia ripartì per la prossima tappa: la città di Feland! La disposizione della carovana rimase la stessa: Alarien e Eofaulf in testa, Vala in cassetta con Jonas e Hilda ancora al riparo nel carro. La mezzelfa stava molto meglio, ma il figlio del Duca la convinse che non serviva sfidare la sorte, lasciandola ancora riposare qualche altro giorno dentro la carovana. Il primo giorno passò tranquillo, ma il secondo, sia Eofaulf che Alarien, notarono che una legione imperiale stava velocemente avanzando verso di loro con il chiaro intento di intercettarli. Immediatamente Escol ordinò all’elfa di trovare riparo nel nascondiglio dentro il carro, poi comandò di rallentare ed attendere l’arrivo dei soldati. Il capitano Jamie Wawrzaszek era un uomo freddo e risoluto, diverso rispetto all’altro capitano che avevano incontrato prima di arrivare a Grenesvik. Tuttavia Jonas era un mercante con il pelo sullo stomaco e si affrettò a fornire subito i loro lasciapassare e a collaborare con il capitano rispondendo ad ogni domanda che egli aveva posto alla compagnia. Anche questo ufficiale notò con curiosità che c’era un Astarte in mezzo a quella scorta e ancora una volta Dakkar/Escol ribatté con un mezzo sorriso che si trattava solo di un caso di fortunata omonimia. Quindi Jamie Wawrzaszek volle esaminare il carro, richiesta che il figlio del Duca concesse immediatamente. Quando egli si avvide di Hilda però non ne fu contento. Non tanto perché non avesse notato che si trattava non di un’elfa ma di una mezzelfa, ma del fatto che probabilmente avrebbero trovato molti problemi in futuro a causa di questo spiacevole equivoco. Per spezzare la tensione che si era creata, Escol fece una battuta sulla scollatura di Hilda, i cui prosperosi seni non lasciavano alcun dubbio sulla natura della sua razza. Grazie a questa facezia che lo fece sorridere, il capitano Wawrzaszek si rilassò un poco, accettando il tono scherzoso di Escol e la sua propensione a sdrammatizzare la situazione. Dopo che Escol/Dakkar ebbe richiuso il carro, gli strinse la mano con forza e gli augurò buona fortuna, invitandolo però a fare attenzione e a non trascurare affatto ciò che gli aveva detto riguardo Hilda. Il giovane guerriero annuì, quindi la falange imperiale si aprì, permettendo alla piccola carovana di passare oltre. Il giorno dopo si esaurì tranquillo, anche se Alarien aveva una spalla dolorante dopo esser stata tutto quel tempo incastrata, quasi senza poter respirare, in quella dannata intercapedine. L’elfa però non ebbe modo e tempo per maledire a sufficienza Jonas come avrebbe voluto per averla creata troppo piccola anche per lei, perché la periferia di Feland iniziò ad aprirsi tosto intorno a loro. Anche questa città era completamente aperta, libera da mura di cinta, palizzate e cose del genere, ma Escol notò subito una sostanziale differenza rispetto a Grenesvik: invece della milizia locale, erano presenti dei veri e propri legionari a presidiare il centro urbano e questo fatto minacciava di rendere la permanenza dannatamente più difficile. Escol ordinò ad Alarien di salire subito sul carro e a Hilda di preparare un incantesimo di invisibilità per lei, se si fosse reso necessario. Tuttavia la ronda si dimostrò invece piuttosto affabile, limitandosi a controllare le loro generalità e i loro lasciapassare, ma senza indagare ulteriormente su ciò che il carro conteneva. Gentilmente, indicarono loro anche la locanda più vicina prima di andarsene, tuttavia Escol comprese esattamente in quel momento quanto Eofaulf avesse avuto ragione la sera prima: Alarien rappresentava un pericolo forse eccessivo per tutti loro e più si fossero addentrarti nel territorio imperiale, più questo pericolo sarebbe diventato quasi insostenibile.
Capitolo 7 - Uno strano e prezioso libro.
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- Scritto da Jack Warren
- Categoria: Eord
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