Quando Escol entrò nella locanda, con Vala in braccio, sia Alarien che Eofaulf strabuzzarono gli occhi. Non solo quel giovane guerriero era tornato vivo dalla fattoria, ma era riuscito evidentemente anche a salvare qualcuno di sua conoscenza. Senza aggiungere una parola, la gentile ostessa, assistendo all’incresciosa scena, reagì immediatamente, invitando Escol a seguirla nelle stanze di sopra. Il figlio del Duca obbedì, finché la corpulenta, ma ancor fascinosa donna, non tirò fuori dalla sua palandrana una piccola chiave di ferro e irruppe in una camera vuota. La donna fece segno al giovane di adagiare la ragazza che aveva in braccio sul letto e di lasciar fare a lei, prima che il sangue che stava perdendo dalle ferite fosse stato troppo per poter sperare di salvarla. Il figlio del Duca provò a rimanere nella stanza ed offrirle assistenza, ma l’ostessa lo cacciò via con educata fermezza, quindi Escol non ebbe alternativa se non quella di tornare nella sala comune a parlare con i due nuovi membri del gruppo. Il giovane guerriero fece loro un breve riassunto della sua ultima impresa, rammaricandosi però alla fine per non aver potuto mettere le mani su quella dannata spia. Anche Alarien e Eofaulf riportarono il loro rapporto al figlio del Duca, dicendo che forse avevano trovato un sentiero, che si snodava procedendo ad est attraverso i territori imperiali, che, se battuto, avrebbe fatto evitare quasi tutti i controlli delle ronde imperiali, tranne quelli standard situati nei punti da loro ritenuti critici. Escol annuì, compiaciuto, tuttavia servivano altre informazioni prima di partire: non potevano rischiare di iniziare il viaggio senza sapere se Aelald aveva già raggiunto Bedde e fatto rapporto su di loro. Bisognava essere certi di questo, oppure lasciare Flutovund sarebbe stato un vero e proprio suicidio. Eofaulf, dopo un attimo di esitazione, riferì ad Escol che sarebbe potuto tornare alla fattoria per vedere se fosse riuscito a scoprire qualcosa in più riguardo la spia e quel sinistro mago di cui aveva parlato nel suo racconto. Il figlio del Duca gli raccomandò prudenza, ma accettò la sua proposta. Quindi il ranger si alzò e si diresse di nuovo ai cancelli est della città. Il giovane guerriero poi invitò Alarien ad andare con lui al Tempio per vedere come stava Hilda. I due compagni entrarono nell’edificio senza badare troppo alla prudenza e raggiunsero il buon Ari, concentrato nelle sue preghiere. Il prete gettò un’occhiata un po’ intimorita nei confronti di Alarien, vista la quantità di imperiali presenti nel suo tempio, poi prese la chiave della stanza di Hilda e fece strada ai suoi ospiti. Escol ed Alarien trovarono Jonas mezzo addormentato nella stanza, intento a “vegliare” sulla mezzelfa come gli era stato richiesto. Escol lo scosse per una spalla, lo ringraziò e lo pregò di tornare con Alarien nella locanda. Lui avrebbe cercato di parlare con Hilda per capire se la maga se la sentisse di partire il giorno dopo. Rimasti da soli nella stanza, la mezzelfa non riusciva a trattenere la contentezza di vedere Escol che si prendeva cura di lei e lo rassicurò sul suo stato di salute: un’altra notte di sonno e avrebbe recuperato a sufficienza per intraprendere questa nuova avventura con lui. Il figlio del Duca le sorrise e le accarezzò il volto emaciato, quindi le disse che sarebbe tornato verso sera a prenderla, riunendosi poi con gli altri alla locanda. Per adesso scelse di non parlarle di Vala. Quindi si alzò e decise di passare prima per i principali negozi di Flutovund, per ricomprare armi ed equipaggiamento per la sua compagna da poco ritrovata. Quando si ritenne soddisfatto per il lavoro svolto, tornò nella taverna con le sue compere. Nel frattempo Eofaulf era tornato dalla sua ricognizione e anche Alarien e Jonas erano seduti insieme a lui, attendendo il suo ritorno. Il ranger riferì che, dalle sue indagini in loco, aveva ricostruito una scena piuttosto chiara: due cavalli da guerra, che avevano lasciato la fattoria in momenti diversi, si erano diretti entrambi verso est, verso l’impero. Sembrava chiaro allo scout dunque, che Aelald stava rientrando all’interno del territorio imperiale in tutta fretta, probabilmente per fare rapporto a qualcuno che li stava già cercando da diverso tempo. O perlomeno qualcuno che stava sulle tracce di Escol e dei suoi alleati da diverso tempo. Arguì questo dal fatto che Vala era stata torturata in maniera atroce per tentare di estorcerle informazioni su un certo “Dakkar”, nome che lo stesso mago, che poi Escol avrebbe incontrato nella fattoria, aveva affibbiato al giovane guerriero quando lo aveva visto. Fortunatamente il “terrore d’argento” portava una maschera, cosicché egli non aveva potuto vederlo in viso, ma tutti gli indizi portavano a credere che sia Aelald che quel mago dall’aspetto infido, avessero già avuto una descrizione chiara su chi avrebbero dovuto “indagare” a Flutovund. Il figlio del Duca annuì, ben sapendo che le parole di Eofaulf avevano centrato il segno. Atham Bedde infatti lo stava braccando da quando aveva lasciato il maniero dei Berge, probabilmente imbeccato da Munir stesso, il suo principale uomo di fiducia. Ancora stentava a credere che egli avesse potuto tradirlo in quel modo, dopo averlo cresciuto e protetto da quando aveva memoria, ma così parevano esser andati i fatti. D’altronde sapeva bene che i tentacoli dell’impero arrivavano fin nelle terre selvagge e anche oltre: nessuno dunque poteva esser ritenuto degno di assoluta fiducia quando c’era di mezzo “Arios il maledetto”. A quel punto Escol sospirò: non c’era quindi modo di intercettare la spia ed il suo oscuro alleato mago, ma perlomeno adesso sapevano che sarebbero dovuti rimanere all’erta ancor di più rispetto a prima e dovevano prendere delle misure di sicurezza ancor più importanti, se avessero voluto raggiungere incolumi la loro mèta finale. Il problema principale era rappresentato certamente da Alarien. Il figlio del Duca aveva già pensato di far riversare ad Hilda, in un oggetto piccolo, tipo un anello o un orecchino, un incantesimo di invisibilità, ma gli ultimi sviluppi cambiavano tutto. Se qualche ronda imperiale fosse stata messa specificatamente sulle loro tracce, magari sollecitata da Bedde, avrebbe avuto tra le loro fila certamente dei sacerdoti misticamente dotati. Il rischio di venir scoperti dunque sarebbe addirittura salito, se avessero operato delle magie per celarsi alla loro vista: quegli uomini infatti avevano la capacità di “vedere” la magia e loro sarebbero stati immediatamente arrestati e condotti in disgrazia nelle carceri imperiali! Senza parlare di cosa invece sarebbe accaduto ad Alarien. Meglio ricorrere a stratagemmi meno pericolosi. Escol si rivolse dunque al mercante, chiedendo se si poteva creare uno scomparto all’interno del carro, ove Alarien avrebbe potuto nascondersi in caso di controlli da parte degli imperiali. Jonas si grattò la barba pensosamente, poi si alzò, intento a risolvere il problema con l’aiuto di un carpentiere entro sera. Infatti, se Vala e Hilda fossero state meglio, la sua intenzione era quella di partire l’indomani mattina senza indugiare oltre. Flutovund era una bella città, caotica e piena di gente e di opportunità e dopo quello che era successo alla fattoria non era saggio rimanervi oltre il necessario. Su questo punto tutti sembravano essere d’accordo. Pertanto Jonas si allontanò a grandi passi avendo chiaro in mente cosa doveva fare, mentre Escol si preoccupò di andare a prendere Hilda e tornare dunque alla locanda. Il figlio del Duca ebbe così il tempo di scambiare due chiacchiere con Ari, ringraziarlo dal più profondo della sua anima e soprattutto di far portare i suoi ringraziamenti al loro glabro benefattore, senza il quale la mezzelfa sarebbe certamente morta. Ari annuì, sorrise benevolo, ed augurò ad entrambi ogni bene con la benedizione dei Paradyne. Il gruppo si diede dei cambi nella notte per rimanere di guardia: la notizia del massacro alla fattoria si stava spargendo velocemente per le vie di Flutovund e sebbene Escol fosse stato mascherato e circondato da stroboscopiche magie che ne avevano confuso l’aspetto, aveva creduto opportuno comunque di non rischiare e rimanere vigili quell’ultima notte in città. L’alba arrivò velocemente e così i nostri eroi si recarono nelle stalle per recuperare il carro e i cavalli. Escol ringraziò di cuore l’ostessa per il supporto che aveva fornito a lui e ai suoi amici, lasciando alcune monete d’argento in più per lei sul bancone. Poi recuperò i sacchi per le provviste e le caricò sul carro. Jonas e Vala sedevano in cassetta, mentre Eofaulf ed Alarien rimanevano qualche passo avanti rispetto alla carovana. Hilda invece giaceva nel carro, sistemata su comode pelli: per lei era ancora troppo presto cavalcare, pertanto avrebbe affrontato la prima parte del viaggio in quel modo. La mezzelfa non era stata certo contenta del ritorno di Vala nella compagnia, ma quando aveva saputo quello che le era successo e quanto era stata coraggiosa a non dire una parola sul loro conto, abbassò lo sguardo e accolse la notizia con un lieve sorriso. Infine Escol viaggiava parallelo alla carovana, godendo così di più mobilità in caso di attacco. Il figlio del Duca era invaso da cupi pensieri, ma era anche speranzoso per il futuro: aveva infatti trovato due validi membri da aggiungere al suo gruppo. Aveva perso forse in termini di potenza di combattimento quando Aemaer li aveva lasciati, ma aveva acquistato un formidabile arciere con l’elfa e un uomo dalle mille risorse con Eofaulf, che sarebbe stato molto prezioso in corso d’opera, ne era certo. I giorni passavano tranquilli e la cosa incredibile fu che nessuna delle esperte guide aveva segnalato la presenza di banditi o lestofanti sul territorio. Questo significava che era vero ciò che si diceva sulle terre imperiali: la sicurezza non era certo un problema per chi seguiva le leggi di Arios! Chiunque provasse a sfidarle, minacciando la normale fluidità dei commerci e della logistica, veniva braccato e perseguito in maniera feroce dai suoi implacabili soldati. Tuttavia, questa sensazione di relativa tranquillità sparì ben presto, quando Eofaulf tornò da una ronda, rivelando che, a meno di un’ora, un imponente contingente di soldati imperiali si stava avvicinando alla loro posizione. Considerando il loro numero e il territorio aperto di questa regione, non c’era modo di poter aggirare ed evitare quel blocco. Escol raggiunse dunque Alarien, le ordinò di lasciare il cavallo e prendere subito posto nell’intercapedine creata da Jonas nel carro. Il mercante avvertì che sarebbe stato un po’ stretto lì dentro, ma assicurò che l’elfa non avrebbe faticato troppo per assestarsi in quel poco spazio. Ben presto una piccola muraglia nerastra di cavalieri apparve all’orizzonte, ed Escol disse a tutti con fermezza di restare pronti e vigili. Giunti alla giusta distanza, la carovana si fermò e attese che due cavalieri imperiali venissero loro incontro. Il capitano si presentò con il nome di Ingweald e tosto domandò quali fossero i loro nomi e il motivo del loro transito attraverso i territori dell’impero. Fortunatamente Jonas era un mercante navigato, che aveva fatto decine di volte questa tratta e che, per fortuna, conosceva anche di vista questo particolare capitano. Non faticò dunque a spiegare chi fosse e dove fosse diretto e ad essere creduto con facilità. Ingweald indugiò un po’ sullo “pseudonimo” che Escol stava utilizzando, spinto dalla curiosità che facesse proprio “Astarte” di cognome: evidentemente il nome del grande generale imperiale aveva solleticato la sua curiosità. Tuttavia Escol (Dakkar) sapeva bene che il famoso condottiero non aveva eredi o parenti, pertanto ammise che il suo cognome rappresentava solo un caso di “fortunata omonimia” e nulla più. Il capitano sorrise e restituì a Jonas i documenti di transito, che confermavano le merci trasportate e i nomi dei partecipanti a quella carovana. Il capitano domandò se poteva comunque dare uno sguardo a quelle merci, ed Escol lo invitò a seguirlo. Fu un momento di grande tensione quando il figlio del Duca aprì il retro del carro. Notando un ufficiale imperiale, Hilda sbiancò per la paura, ma il capitano non diede molta importanza al fatto che fosse una mezzelfa. Jonas l’aveva ben spiegato ad Escol il giorno prima: i mezzelfi erano più che tollerati all’interno dell’impero, considerando che uno dei combattenti più forti della storia dell’impero era stato proprio un mezzelfo: il generale Garreth “Steel” Jax Tuttavia, Ingweald ammonì il figlio del Duca di agire con cautela se si fossero addentrati di molto nel territorio: c’era in atto infatti una guerra decennale con gli elfi e in certe parti dell’impero le rappresaglie erano talmente sanguinose, che spesso non si faceva molto caso alle evidenti differenze che esistevano tra elfi e mezzelfi. Hilda era letteralmente folgorata dallo spavento: guardava il capitano in preda al terrore più assoluto. La maga aveva una paura fottuta che uno dei due soldati decidesse di controllare meglio il carro e di scoprire così il nascondiglio dell’elfa. Fortunatamente, avendo indovinato i suoi pensieri, Escol era riuscito a catturare completamente l’attenzione del capitano e ben presto aveva richiuso il retro del carro, tornando insieme a lui ai cavalli. Quindi Ingweald aveva salutato Jonas e la sua scorta e aveva lasciato passare la carovana oltre le maglie del contingente schierato. Tutti esalarono un sospiro di sollievo, soprattutto Alarien, che tuttavia maledì Jonas e la sua dannata intercapedine, perché non riusciva più a sentire le gambe!