L’uomo che si avvicinò cautamente al tavolo dei nostri eroi disse di chiamarsi Reward Gare e sostenne di essere la guida di un ricco mercante di nome Eatfrid Mar Edwas. Si scusò prontamente, mettendo subito le mani avanti a sé, per essersi intromesso nella conversazione e per aver origliato parte di essa, ma lui forse poteva fornire una soluzione ai problemi che sarebbero sorti alla compagnia per raggiungere Flutovund. Infatti, il caso aveva voluto che anche il suo signore avesse quella città come mèta finale dei suoi viaggi d’affari e che stesse cercando degli avventurieri in gamba in grado di garantire un valido supporto in caso di attacco dei predoni. Perché dunque non unire le due situazioni e risolverle così entrambe, con un singolo colpo di spugna? I quattro compagni si guardarono interdetti per qualche intenso secondo, poi Escol prese la parola. Sostanzialmente disse che la sua proposta sembrava molto allettante, ma che avrebbero dovuto parlarne tra di loro, prima di prendere una decisione. Reward Gare.interruppe però con garbo i successivi commenti del figlio del Duca, sostenendo di permettergli di presentare la proposta nei termini economici, prima di iniziare questo confronto. Vala, più esperta in questo genere di cose, gli fece segno di acconsentire. Escol dunque annuì e lasciò che l’uomo finisse di presentare le condizioni del contratto. Egli offrì 400 monete d’oro ciascuno, cibo e bevande incluse e un buono di 1500 monete d’oro per le spese di equipaggiamento di gruppo.Escol inarcò un sopracciglio: in effetti l’offerta era decisamente buona. Tuttavia il giovane guerriero temeva il fatto di doversi legare tramite un contratto a qualcuno, perché l’esperienza gli aveva insegnato che quello che valeva oggi, domani avrebbe potuto avere tutt’altro significato. Pertanto, se fosse successo che, a causa di improvvisi impedimenti legati alla missione, sarebbero stati costretti a lasciare la carovana, quale decisione avrebbe dovuto prendere? Lui non era certo un volgare voltagabbana e se avesse firmato un documento vincolante, sarebbe stato molto più che un impegno formale: sarebbe stato un impegno d’onore! Per cui abbozzò un lieve sorriso e domandò cortesemente a Reward Gare se adesso poteva lasciarli soli a parlarne tra di loro. Egli ovviamente acconsentì, mostrando con il dito il tavolo del mercante, suo mecenate, intento a sbocconcellare un pò di cibo. Quindi salutò e se ne andò. Escol ovviamente fu il primo a dire la sua, sottolineando che quella rappresentava sicuramente una grande occasione per loro, ma aggiunse con decisione anche che non gli piaceva per niente l’idea di sottostare ad un contratto troppo costrittivo e vincolante.Indipendentemente dalla paga, che certamente era molto buona. Anche Vala sembrava d’accordo con il figlio del Duca per quel che riguardava la proposta di Reward, commentando poi che i termini di un contratto potevano essere sempre ridiscussi prima di firmare l’accordo. In base al suo istinto, dal tono che quell’uomo aveva usato, sembrava fosse disposto a dar loro quasi carta bianca pur di accaparrarsi le loro abilità e i loro talenti per farsi accompagnare a Flutovund. Aemaer si limitò ad acconsentire a fare da scorta alla carovana del mercante, anche se avrebbe comunque accettato qualunque decisione Escol avesse deciso di prendere in merito. Hilda invece, beh, Hilda si disse solo divertita a questa idea e aggiunse a quel commento gioioso un milione di altre parole davvero inutili ai fini di aiutare Escol a prendere la decisione giusta. Tuttavia una cosa importante la disse in merito al mercante:”Raramente mi sbaglio quando esprimo opinioni sulle persone: il mio istinto non mi tradisce mai… e quelle persone non sono cattive. Possiamo fidarci di loro.” L’intero gruppo si girò a guardarla, come se si aspettassero da lei l’ennesima facezia, invece questa volta la mezzelfa rimase seria e concentrata. Raccolti i pareri dei suoi amici, Escol pronunciò l’ultima parola sulla questione. Avrebbero provato ad accordarsi con loro, ma sarebbe stata Vala a farlo e non lui. Lei aveva maggiore esperienza come scout e conosceva evidentemente più di lui l’arte del mercanteggiare su queste questioni. Colta un pò di sorpresa, Vala provò ad obiettare qualcosa, ma lo sguardo ostinato dell’amico non ammetteva repliche. Per cui la veterana si alzò e raggiunse subito il tavolo del mercante. Iniziò dunque a trattare con lui e con il suo uomo di fiducia sui termini del contratto, ed eventuali postille da aggiungere o togliere da esso. Nel frattempo Escol offrì la sua spada a Hilda, chiedendole di trovare un pò di tempo nel pomeriggio per studiarla. La mezzelfa sorrise ed annuì con calore, contenta finalmente di essere in qualche modo utile al figlio del Duca. Si inchinò e addirittura si ritirò subito nelle sue stanze per ottemperare alla sua richiesta. Escol rimase dunque con Aemaer, con il quale consumò un abbondante pasto, ovviamente preoccupandosi prima di far consegnare il pranzo alla maga rinchiusa in camera a studiare. Dopo più di mezz’ora, Vala tornò al tavolo, a dire il vero un pò delusa per il fatto che il suo cibo si fosse freddato. Tuttavia portò buone notizie: le condizioni economiche sarebbero rimaste quelle, ma aveva ottenuto una clausola in più che puntualizzava “di poter rescindere il contratto in qualunque momento, in caso di estrema necessità". In risposta a tale postilla, la paga avrebbe previsto un anticipo del cinquanta percento della somma totale prima della partenza e il resto alla fine, come garanzia per il mercante. Sembrava dunque che Vala avesse fatto davvero il massimo, per cui la veterana si dedicò esclusivamente al suo pranzo che la chiamava già da qualche minuto. Escol aspettò che finisse di mangiare, poi sottoscrisse il contratto e lo cedette alla sua amica, commentando che adesso sarebbe andato nelle sue stanze a riposare. La ranger lo avvertì che il mercante voleva partire nel tardo pomeriggio, quindi il figlio del Duca non avrebbe avuto che un paio d’ore per dormire un pò. Escol le rispose che se le sarebbe fatte bastare, ma che poco prima di preparare i cavalli, avrebbe voluto vedere tutto il gruppo per dividere gli oggetti acquistati in città. Così fecero. Dopo circa un paio d’ore, Escol ed Aemaer raggiunsero le ragazze nella stanza vicina. Hilda sedeva sul pavimento con gli occhi chiusi e le gambe incrociate, concentrata più che mai sulla lama elfica che aveva davanti. Escol si avvicinò a Vala, la quale ci tenne a sottolineare come la maga non si fosse mai mossa da quella posizione nelle ultime due ore abbondanti. Quando il figlio del Duca ne richiamò con gentilezza l’attenzione, sembrava come se si fosse risvegliata da un lungo sonno. Hilda lo guardò, gli sorrise e gli riferì che aveva diverse cose da dirgli su quella antica spada incantata. Tuttavia Escol pensò prima ad equipaggiare i suoi amici, rifornendo loro di cibo ed altri oggetti utili per il viaggio. Poi diede lo zaino a Hilda, con le razioni, i vestiti e tutto il resto. La mezzelfa non credeva ai suoi occhi: nessuno le aveva donato mai nulla senza voler niente in cambio da lei e la sua allegria mise di buon umore perfino Vala, che non l’aveva certo in simpatia. Soddisfatto, Escol si avvicinò poi alla veterana e le mostrò la maschera incantata. Le spiegò come funzionava quell’oggetto straordinario e si augurava che l’avrebbe protetta in battaglia, evitandole ferite invalidanti. Vala non sapeva che dire: quel dono andava ben oltre qualunque sua più rosea aspettativa. Commossa, ringraziò l’amico per l’incredibile regalo, dal valore quasi inestimabile per una combattente come lei. Entrambi sorrisero quando Hilda mostrò a tutti, piroettando felice nella stanza, i suoi nuovi abiti in pelle che, a dire il vero, le calzavano decisamente bene sul suo fisico perfetto. Quindi tutti legarono bene i loro zaini e si unirono alla carovana. Escol scoprì che il conto della locanda era stato già estinto da Eatfrid Mar Edwas: gesto che il figlio del Duca apprezzò non poco. La compagnia raggiunse i cavalli e si affiancò alla carovana diretta alla vicina piccola città di Nesbakkaf. Iniziava così una nuova avventura per il giovane guerriero e i suoi compagni,  e tutti loro si augurarono vivamente di non dover rimpiangere di aver preso quella decisione.