In attesa che sopraggiungesse la sera, Escol, Vala e il silenzioso Aemaer, decisero di fare un giro per la città e magari acquistare qualcosa di utile per il viaggio. La prima tappa fu l’alchimista di Kizad: quei dannati elfi scuri si facevano sempre più intraprendenti e le pozioni di ambra non erano mai troppe, viste le continue zuffe che sicuramente si sarebbero ancora verificate lungo il loro cammino. La prossima tappa era Mathyr, una città elfica e dunque potenzialmente alleata, ma con un percorso per raggiungerla non meno pericoloso di quello compiuto finora attraverso il territorio dei nani. Mathyr si trovava nel Regno di Kyath, a soli due giorni di cammino da Kizad, ma il figlio del Duca non aveva nel cuore alcuna speranza di ritenere più sicuro questo tragitto rispetto a quelli che si era lasciato alle spalle. Boschi, spazi aperti e poco pattugliati, rendevano infatti il territorio parecchio insidioso e molto adatto alle imboscate. La bottega “The Violet Brew” era una bel negozio, ben strutturato e gestito da un nano dall’aria cordiale e disponibile. Tuttavia Escol sapeva bene che non tutti i nani erano e sarebbero stati amichevoli nei suoi confronti e decise di rimanere comunque sul chi vive. La sua missione era segreta, questo era vero, ma alcune informazioni erano per forza trapelate e questo dettaglio, assolutamente non trascurabile, lo avrebbe messo in pericolo, ovunque fosse andato. Ovunque infatti, avrebbe potuto trovare seguaci o collaboratori (diretti o indiretti) di “Arios il Maledetto”, anche tra i nani stessi: l’esperienza con Thrakad glielo ricordava molto bene. Quando il mercante sparò un prezzo assurdo per una singola boccetta di pozione d’ambra, il giovane guerriero dell’Ordine ebbe la prima conferma dei suoi ragionamenti e delle sue speculazioni. Pretendere ben cinquanta monete d’oro, al di là delle mere considerazioni commerciali, voleva significare che quel nano non solo non voleva aiutarlo nella sua missione, ma desiderava anzi ostacolarlo, privandolo nel peggiore dei casi di risorse economiche fondamentali durante il suo percorso. Infatti Escol aveva provato a spiegare che stava viaggiando attraverso la regione per svolgere compiti vitali anche per conto del suo principe, ma non c’era stato niente da fare. Ad ogni modo, Kizad era una città amica, gestita da un principe che aveva combattuto al fianco di suo padre, ed Escol tutto avrebbe voluto fuorché creare problemi nella casa di una tale, rispettabile personaggio. Inoltre era fondamentale mantenere in piedi gli equilibri appena conquistati con grande sforzo: il principe Nainan aveva legato molto con lui e presto avrebbe presentato al re il documento che avrebbe rinnovato le antiche alleanze tra i Nordhmenn e i Nani. Il principe Air invece, era un grande guerriero, ed era già un amico di vecchia data dei Berge e di suo padre. Il figlio del Duca non poteva rischiare di fare nemmeno un passo fuori dalla direzione giusta, se voleva che il terreno fertile, che aveva faticosamente preparato con il sangue suo e dei suoi amici, fosse pronto alla semina quando la sua missione fosse terminata. Dunque ringraziò educatamente il mercante, che provò a far finta di contrattare sulla base di prezzi comunque fuori mercato, e decise di recarsi dall’erborista: forse lì avrebbe trovato qualcuno meno avido e soprattutto meno “avverso” alla nascente insurrezione generale contro il potere costituito. Nel tragitto verso “Niel's Incense”, il figlio del Duca si confrontò a cuore aperto con Vala, chiedendole se questa missione così importante, che Andor gli aveva affidato, non lo stesse trasformando in un bieco complottista, che vedeva nemici dappertutto. La veterana scrollò le spalle, rispondendogli che non sapeva dirgli quanto ci fosse di vero e quanto solo mere congetture nei contenuti delle sue riflessioni, ma che di una cosa era invece ben consapevole: le ferite che aveva sul suo corpo erano assai reali, quindi sarebbe stato molto meglio per loro coltivare questo atteggiamento sospettoso e rimanere all’erta fino alla fine del loro viaggio. Annuendo, Escol entrò con fare deciso dall’erborista, sorridendo e facendo un lieve inchino alla nana che era dietro al bancone. Il giovane guerriero operò uno sforzo incredibile su sé stesso, per eliminare dalla mente tutti i dubbi e le perplessità sugli effetti collaterali generati dal suo operato e tentò di concentrarsi sul da farsi e di rimanere lucido, ma quando anche la nana propose un prezzo incredibilmente alto per una singola pozione d’ambra, dovette considerare seriamente la probabilità che in quella città in pochi davvero avevano a cuore i suoi stessi obiettivi e quelli di chi era appena tornato da una battaglia difficile per difendere anche i loro interessi. Nonostante avesse chiaramente spiegato che lo stesso principe Air Lourge stava garantendo per lui, sembrava che a nessuno interessasse più di tanto il destino di Kizad e del regno dei nani. Un pò imbarazzata, la nana provò a mettere le mani avanti, invitando Escol ed i suoi amici a parlare direttamente con il padrone della bottega. All’inizio il giovane guerriero si rifiutò, preferendo ritirarsi nella locanda a condividere una birra con i suoi amici. Poi però, notando la difficoltà della nana a cavarsi d’impaccio da quella situazione, accettò malvolentieri la sua proposta. Il proprietario del negozio era un nano piuttosto avanti con l’età, ma ancora pimpante, che sembrò ancor meno interessato della nana alle sue personali vicende e a quelle del principe, cui erano indissolubilmente legate. Nonostante Escol spiegò molto bene la natura del viaggio che avrebbe dovuto affrontare e il suo mandante, il mercante fu disposto a trattare solo se il principe avesse colmato la differenza in danaro, tra quello che intendeva pagare il giovane guerriero e quello che lui pretendeva come compenso per cedere la merce. La discussione durò diversi minuti, ma fu tempo sprecato. Addirittura Escol mostrò al nano le altre pozioni d’ambra che conservava gelosamente nello zaino, rivelando senza problemi quanto le avesse pagate a Barakhazdus, ma niente servì ad abbassare le pretese dell’avido mercante. Sempre più convinto della sua tesi, Escol invitò dunque i suoi amici a spendere quel che rimaneva del pomeriggio davanti ad una bella pinta e dunque uscì anche questa volta senza un nulla di fatto dalla bottega dell’erborista. Deluso dai comportamenti dei mercanti, il figlio del Duca abbozzò una battuta nei confronti di Vala, invitandola a non farsi ferire più di tanto, ma la giovane veterana gli rimandò un sorriso astuto, mostrandogli tra le dita delle mani ben tre boccette di pozioni d’ambra. Aggrottando le sopracciglia, Escol domandò cosa significasse quel gesto e quando Vala gli spiegò cosa aveva fatto, il guerriero dell’Ordine non ne fu affatto contento. La veterana infatti, approfittando della discussione tra lui e il nano, aveva deciso di “appropriarsi” delle pozioni, pagandole quanto ritenesse giusto fare: nove monete d’oro in tutto, cioè il loro prezzo reale. Escol scosse la testa e la guardò imbestialito. Com’era possibile: lui si stava sforzando ogni umana sopportazione per non creare problemi tra lui e i suoi (pochi) alleati e lei si metteva a “rubare” impunemente dentro un negozio? Escol sottolineò amaramente quanto considerasse Vala un’amica e che non si sarebbe mai aspettato da lei un simile comportamento irresponsabile! Afferrando con malagrazia le boccette cremisi, tornò dentro la bottega con l’intento di restituire il maltolto e scusarsi profondamente per l’accaduto. Tuttavia quello che trovò, lo portò a confermare definitivamente la sua teoria: il nano infatti stava contando le monete e sembrava avere un’aria molto soddisfatta per quell’inaspettata “transazione”. In fondo, le pozioni erano state pagate quanto costavano e dati i modi con cui era avvenuta tale compravendita, nessuno avrebbe avuto nulla da obiettare in merito. Almeno secondo quello che il nano poteva pensare. Escol invece sapeva molto bene che chi aveva imposto al mercante di ostacolarlo con tutti i mezzi, non avrebbe certo accettato quella spiegazione come scusante, qualora il discorso fosse in qualche modo venuto alla luce. Anzi, avrebbe pagato il conto più salato a causa della sua superficialità. Ringraziando il nano per la sua “generosità”, mise le tre pozioni d’ambra nello zaino e tornò dunque dai suoi compagni. Seguì poi un rapido confronto tra Vala ed Escol su questa vicenda, dove la veterana si scusò profondamente con il figlio del Duca per la sua bravata, ma ribadì anche come i suoi precetti morali fossero dissimili dai suoi e che non sarebbe riuscita mai a sopportare simili prevaricazioni e ricatti. Escol annuì, ma spiegò alla sua amica quanto tutti e tre avrebbero dovuto, almeno per la durata della sua missione, abbandonare la propria etica personale ed entrare in una prospettiva più ampia, poiché troppo dipendeva dal loro operato. Vala gli sorrise, mostrando ad Escol che aveva inteso ed accettato la sua richiesta. Entrarono dunque nella locanda, e l’oste fu assolutamente felice di accoglierli, portando loro tre pinte della sua migliore birra. Avevano qualche altra ora di luce prima di tornare al castello del principe, tempo che forse avrebbe portato Escol a riuscire a cavare due parole dalla bocca del suo taciturno e nerboruto nuovo alleato Nordhmenn.