Non fu difficile per la giovane coppia di visitatori della città accedere alla taverna più buona di tutta Kizad. Primo perché non c’era molta gente per le strade e secondo perchè le indicazioni che il capitano al cancello aveva dato ad Escol erano estremamente precise. “Shrew and Spatula” era una taverna pulita e gestita da un nano cordiale e disponibile. Vala fu attratta subito da quel locale, dalle cui cucine saliva un profumino di spezie e carne alla brace davvero delizioso. All’interno c’erano pochi avventori: quattro nani ben armati e un grosso umano ammantato, che se ne stava per conto suo, silenzioso e in disparte. I due amici scelsero un tavolo nella parte sud est della locanda e ordinarono subito qualcosa da mangiare. Erano infatti almeno due giorni che non si nutrivano d’altro che di gallette e carne essiccata. Entrambi scelsero il menu del giorno: carne di montone con contorno di patate speziate e consumarono avidamente il loro pasto, annaffiando il tutto con buona birra nanica della casa. Dopo pranzo Escol aveva appena approfittato del momento di relax per accendere la sua pipa e tirar su due boccate, quando Vala gli si accostò, bisbigliandogli all’orecchio che il gigante solitario le aveva appena fatto cenno di avvicinarsi al suo tavolo. Il figlio del Duca si voltò ad osservarlo, per la prima volta con genuina curiosità. Era davvero enorme, ma nonostante questo, non aveva l’aria particolarmente minacciosa. Almeno questa era la sua sensazione. Vala gli domandò se fosse il caso che lo assecondasse, raggiungendolo per capire cosa volesse da lei, ed Escol annuì, ma preparò comunque lo spadone: la prudenza non era mai troppa in questi casi! Vala dunque si alzò e andò a sentire ciò che quel ragazzone avesse da dirle. Non ci mise molto ad andare e tornare, solo pochi secondi, ma mentre stava passando tra i tavoli, diretta dal suo amico, uno dei nani le schiaffeggiò sonoramente il sedere. Risate di scherno salirono violente dai suoi tre compari, che si complimentarono con lui per la bravata. Vala si fermò per qualche istante serrando forte il pugno, ed anche Escol fu tentato di alzarsi e far pagare quell’affronto allo scostumato nano, ma poi entrambi si calmarono, preferendo evitare pericolosi ed inutili litigi in un luogo amico come Kizad. La giovane guerriera tornò dunque al suo posto e riferì ad Escol che quel grosso umano cercava un certo “Dakkar Astarte” e voleva sapere da lei se il suo compagno rispondesse a tale nome. Prima però che la conversazione tra loro potesse continuare, due dei nani, ancora evidentemente eccitati per quanto successo poco prima, si alzarono dai loro posti e senza esser stati invitati, si sedettero proprio davanti ad Escol e Vala. A quel punto il figlio del Duca perse la pazienza, invitando quegli ospiti sgraditi e la loro maleducazione, a lasciare immediatamente il loro tavolo o lui li avrebbe cacciati via a forza e assai malamente. Il giovane guerriero non intendeva sguainare certo il suo spadone, ritenendo che i nani fossero soltanto ubriachi, ma si rese conto subito che essi erano invece nel pieno controllo delle loro facoltà mentali. Sfruttando quell’occasione per menare le mani, come se cercassero solo un pretesto per farlo, tirarono fuori le loro armi e le agitarono sotto i nasi dei due avventurieri. Il giovane guerriero fece appena in tempo a dare un calcio al tavolo, per spingerli indietro quel tanto che bastava per impugnare la propria lunga lama e difendersi dai loro ingiustificati e folli attacchi. All’inizio il figlio del Duca cercò solo di proteggersi dai loro colpi, ma vedendo la furia omicida negli occhi dei nani, optò per il piano “B”, ed iniziò ad incalzarli con il suo affilato spadone. Quando uno dei nani cadde, gli altri due accorsero ad aiutare i compagni in difficoltà e ben presto Vala, già ferita e stanca oltre ogni umana comprensione, fu costretta anche lei a cedere e a lasciarsi cadere sul pavimento, sconfitta. Escol riuscì nel frattempo ad abbattere un secondo nano, ma gli altri due, nonostante tutti i suoi avvisi di smetterla con il protrarre avanti quella immotivata follia, continuavano ad attaccarlo con insistenza. Finché il gigante non intervenne nella pugna, sostenendolo nello scontro. Il figlio del Duca si liberò del terzo nano, ed avvisò l’ultimo di non fare lo sciocco e di arrendersi prima che fosse troppo tardi. Invece egli perseverò, quasi con la schiuma alla bocca. Non aveva mai visto nessuno così indifferente verso la possibilità più che probabile di perdere la vita, nessuno con un odio così feroce nei confronti di qualcun altro. Escol aggrottò le sopracciglia: era sicuro di non aver mai visto quei nani prima e si domandò se essi non fossero stati vittima di qualche sortilegio, poiché nessuna somma di denaro poteva comprare la sopravvivenza stessa. Con pochi colpi ben assestati, il giovane guerriero riuscì a tramortire il nano senza ferirlo a morte. Ringraziando poi dell’aiuto il grosso guerriero, sollevò da terra Vala e guardandola con molta apprensione, le diede una pozione d’ambra per recuperare un po' di vigore. La sua amica era davvero arrivata al limite della sopportazione fisica: se non avesse riposato per bene per almeno qualche giorno, sarebbe prima o poi morta di stenti. Quando fu sicuro che Vala stesse un pò meglio, tirò su, uno ad uno i nani morenti, sdraiandoli tosto sui tavoli. Poi praticò su ognuno di loro un primo intervento di pronto soccorso per fermare le numerose emorragie, assicurandosi perlomeno che nessuno morisse per le ferite. Almeno non prima che ciò che era capitato in quella locanda, non fosse stato chiaro per tutti. Soprattutto per il principe. Tuttavia Escol non dovette aspettare molto per far valere le sue ragioni, poiché il locandiere, vedendo da subito il mal partito, era uscito alla chetichella ed aveva avvisato il corpo di guardia. Fortunatamente, aveva anche spiegato cosa fosse successo e che Escol e Vala erano stati prima provocati e poi aggrediti da quei quattro nani attaccabrighe. Il figlio del Duca ringraziò di cuore l’oste per la sua onestà, rimborsandolo anche dei danni che i loro assalitori avevano provocato nel suo locale. Quando i soldati arrivarono, arrestarono immediatamente i quattro lestofanti e avvertirono Escol che se avesse voluto, sarebbe potuto andare ospite al palazzo del principe già da quella sera stessa. Air Lourge aveva infatti spinto affinché le stanze per i suoi ospiti fossero state sistemate prima dell’indomani e i suoi collaboratori avevano ottemperato alla sua richiesta. Escol accettò con piacere l’invito, ma commentò che prima aveva alcune cose da sbrigare in città. Per cui ringraziò la guardia e gli disse di riferire al principe che sarebbero tornati nella cittadella entro poche ore. Quindi ne approfittò per fare conoscenza con l’omone che era intervenuto nella zuffa per salvarlo. L’omone si scoprì il volto e rivelò di chiamarsi Aemaer del Clan Onstenland. Era un Nordhmenn, certamente, ma aveva qualcosa di diverso. Sembrava appartenere a qualche gruppo etnico antico, uno di quelli che non si era voluto aprire al commercio e alla collaborazione con le altre razze, all’alba dei tempi civilizzati. Uno dei “Puri” insomma. Egli non faticò a confermare le sue congetture, ed ammise che era lì per una ragione specifica: unirsi a “Dakkar Astarte” nel suo ambizioso viaggio verso est e proteggerlo per quanto possibile dai suoi numerosi nemici. Andor garantiva per la sua spada, ed era stato proprio il veterano ad assoldarlo per questo  fondamentale compito. Escol annuì soddisfatto, poi aiutò Vala a tirarsi su: prima di andare al palazzo del principe, avrebbero dovuto fare una scappata dall’alchimista: le pozioni d’ambra si erano quasi esaurite e loro avevano appena scoperto di averne ancora un disperato bisogno! Tanti erano invero i loro nemici, perfino nella città amica di Kizad.