Certamente non si sarebbe pronunciata alcuna falsità se si fosse ammesso che il colloquio tra Andor ed Escol da una parte, ed il principe e il saggio Rani dall’altra, era stato più che piacevole per entrambe le parti. Infatti Escol aveva chiesto ed ottenuto il permesso di lasciare ogni prezioso trovato nei sotterranei della città sotto la custodia di Nainan, suo legittimo proprietario. Il giovane guerriero non aveva voluto alcun premio per ciò che aveva riportato indietro dal Tempio infestato: ciò che aveva preso laggiù non l’aveva certo trattenuto per ottenere una ricompensa, ma solo per riportare alla luce antichi tesori nanici, che altrimenti sarebbero rimasti perduti in un ambiente tetro e dimenticato. Nainan aveva talmente apprezzato il gesto del giovane, che gli aveva offerto un anello che lo avrebbe designato, ovunque fosse andato, come “amico dei nani” e cittadino onorario di Barakhazdus! All’inizio Escol non aveva colto la profondità di un simile gesto, come quello che aveva avuto il principe nei suoi confronti. Quando però aveva visto Andor gonfiare il petto, riempiendosi d’orgoglio e soprattutto quanta riverenza il capitano Thrinain aveva cominciato spontaneamente ad offrirgli, iniziò ad intuirne la portata. I nani erano un popolo orgoglioso e sospettoso per natura. Tuttavia, se qualcuno fosse riuscito ad entrare nei loro cuori, grazie al proprio coraggio e alla propria sagacia, sarebbe stato accolto volentieri come uno di loro e i nani sarebbero stati pronti a morire al suo fianco se gliel’avessero chiesto. Proprio di questo sarebbero andati a parlare con il re Ukan, Andor e Nainan: attraverso il “Patto dell’Ascia” avrebbero provato a ricostruire l’antico spirito di fratellanza che aveva unito umani e nani nell’antica guerra contro gli Okar. Questa volta però il loro comune nemico sarebbe stato proprio l’imperatore maledetto: un avversario implacabile e quasi invincibile. Tuttavia era innegabile che questo primo passo, fino a ieri impensabile, era stato reso possibile oggi da un ragazzo Nordhmenn, che aveva dimostrato saggezza e forza di spirito fuori dal comune. Uno che si era guadagnato la ricompensa del principe di Barakazhdus, liberandolo dalla schiavitù di una perfida alchimista che segretamente lavorava per Arios stesso, restituendogli orgoglio e dignità. C’erano poche cose che valevano di più di queste per i nani. Nainan domandò ad Escol se poteva fare qualcosa d’altro per lui: qualunque cosa gli fosse stata possibile, lui l’avrebbe certamente concretizzata per il suo nuovo cittadino onorario! Escol decise di sfruttare quell’occasione per realizzare il suo piano. Spiegò dunque la delicata e pericolosa situazione in cui era stato coinvolto dalla “Fratellanza Ombra” e del rischio concreto di essere ucciso ad ogni angolo di strada, viottolo o sentiero, lungo il suo cammino. Riferì al principe che, vista la necessità da parte sua di riprendere la missione insieme a Vala e di Andor di non poterlo aiutare per via del suo imminente viaggio presso il re dei nani, era assolutamente vitale che egli desse l’ordine di scarcerazione per il prigioniero elfo! Escol raccontò, all’assai perplesso principe, la sua volontà di fidarsi di quell’elfo scuro: in fondo, pur essendosi sempre mostrati neutrali con nani ed uomini, quando ci fu necessità di scendere sul campo di battaglia, ed affiancarli contro un nemico comune, essi l’avevano fatto senza battere ciglio. Nel cuore del figlio del Duca dunque permaneva la speranza che, una volta che il prigioniero avesse raggiunto Shalas, il Gran Sacerdote della fratellanza perlomeno decidesse di sospendere questa crociata senza senso contro di lui e Vala per qualche settimana. Sarebbe stato già un successo straordinario. Tuttavia egli ambiva ad un traguardo ancor più clamoroso, che avrebbe sperato di concretizzare quando fosse andato a parlare direttamente con lui. Egli voleva infatti convincere la setta e gli elfi scuri in generale, ad unirsi a nani e Nordhmenn contro colui che minacciava tutti i popoli liberi: Arios il maledetto! Se ci fosse riuscito, non solo avrebbe evitato di essere trucidato miseramente, ma avrebbe avuto anche l’occasione di poter trattare con un altro potenziale alleato. Il principe Nainan dichiarò che quanto dal giovane richiesto, sebbene un po' folle, sarebbe stato accordato, ma non a cuor così leggero. Solitamente, gli aggressori e i violenti, chiunque essi fossero stati, venivano puniti severamente nella città di Barakazhdus. Detto questo, il principe Nainan si ritirò, ed Escol poté finalmente vedere Vala. La giovane guerriera si stava riprendendo velocemente: mangiava da sola e già era in grado di camminare, tuttavia le sarebbero serviti almeno altri due giorni prima di riprendere completamente le forze. Tempo che Escol aveva deciso di impiegare il meglio possibile. Intanto per decidere cosa fare del libro di Azal, poi di assicurarsi che il cuoco che aveva avvelenato il principe fosse stato perlomeno allontanato dalla città, ed infine per scrivere la lettera che l’elfo scuro avrebbe consegnato al Gran Sacerdote. Per le prime due questioni fu Thrinain che venne in suo soccorso. Egli infatti giurò con la vita di custodire il potente tomo di Azal fino al suo ritorno. Lo informò poi che il destino toccato al cuoco, come aveva immaginato, era passato per sua sfortuna per le mani del principe, che era molto meno compassionevole di lui. Il corpo senza vita di Shari penzolava infatti, ancora dopo diverse ore, nella pubblica piazza, come monito per chi poteva pensare che il principe fosse un debole o un pupazzo manipolabile, come aveva reso di lui Thrakad. Nessuno avrebbe più osato fare una cosa del genere: Nainan l’aveva giurato sul suo sangue e sulla sua stirpe! Infine, Escol chiese ed ottenne l’aiuto del saggio Rani per vergare la lettera da far recapitare alla setta: nessuno sarebbe stato più adatto del consigliere del principe per questo compito. Così, i due giorni passarono presto e lui e la sua amica poterono finalmente riprendere il viaggio verso Kizad.