Non ci volle certo un genio per capire cosa diavolo avesse intenzione di fare il capitano, visto che aveva condotto Escol nelle cucine, solo che il giovane Nordhmenn non immaginava che Thrinain volesse rinunciare anche alla prudenza più elementare. Armato di ascia infatti fece irruzione dentro l’ampia sala, cacciando via in malo modo tutto il personale non indispensabile per svolgere quello che aveva in mente. In un angolo della cucina, un singolo nano, stava cuocendo dentro un pentolone carne e ortaggi. Quel nano era certamente il cuoco personale del principe e all’inizio non si aspettava certo che il capitano fosse così determinato nei suoi intenti da afferrarlo per la collottola e minacciarlo di morte se non avesse risposto alle sue domande. Egli aveva provato a mandarlo via, a dirgli che il principe si sarebbe molto contrariato se avesse saputo che con i suoi modi bruschi stava impedendo che gli preparasse da mangiare. Quello che Shari non sapeva era che Thrinain era entrato nelle cucine per risolvere la questione una volta per tutte, anche a costo di rinunciare ad ogni cosa. Anche a costo di uccidere o perdere la vita. Spaventato per le minacce ricevute, il cuoco ammise che già da molti anni l’alchimista gli aveva imposto di manomettere i pasti del principe, utilizzando una polverina color sabbia che riempiva una boccetta  di vetro, che il capitano immediatamente requisì. Poi, dopo che Thrinain lo aveva strattonato malamente, mostrandogli che ancora non gli bastavano quelle spiegazioni, confessò che era stato anche pagato da Thrakad per svolgere questa operazione nel tempo. Una moneta d’oro al mese. Questo era il prezzo che valeva la salute mentale del suo principe! Infuriato, il capitano lo pose di fronte ad una scelta, a dire il vero non troppo difficile da compiere: mischiare allo stufato l’elisir creato da Rani per curare Nainan, oppure morire immediatamente per mano sua. Ovviamente il cuoco scelse di vivere e mescolò anche l’antidoto del saggio Rani alla sua brodaglia di carne. Escol storse la bocca: l’odore che saliva dal pentolone lo faceva rabbrividire, ma questo poteva dipendere anche dalla differente alimentazione cui nani ed umani erano abituati. Quindi, quando il cuoco concluse l’operazione, Thrinain chiosò: ”Fai servire immediatamente il pasto al principe, poi prepara le tue cose e vai via dalla città. Se non lo farai, non sarà la mia ascia a bagnarsi del tuo sangue, ma quella di Nainan stesso. Fidati, lo conosco bene!” Detto questo, il capitano ed Escol uscirono dalle cucine e si diressero alle porte del palazzo reale. Guardando il volto terrorizzato di Shari, prima di lasciarlo al suo panico totale, Escol scommetteva la sua intera eredità che quel nano sarebbe sparito dalla cittadella entro un’ora. Se fosse stato sufficientemente fortunato, avrebbe potuto trovare salvezza in qualche altro villaggio nanico molto più a sud, cambiando identità e ricominciando da zero. Se invece avesse prevalso la giustizia e l’avessero riconosciuto, sarebbe stato certamente portato al cospetto del principe e quindi impiccato. Non avrebbe avuto scampo! Giunti fuori dalla cittadella, i due guerrieri si salutarono velocemente, dandosi appuntamento a meno di un’ora da quel momento. Quindi, a passo svelto, Escol raggiunse di nuovo l’abitazione di Rani e gli raccontò cosa era successo nelle ultime ore. Il saggio si mostrò piuttosto contento del modo in cui il giovane umano aveva gestito la situazione: aveva fatto per il principe più lui in due ore, che l’intera città in quasi sette anni. Quindi con un impeto di orgoglio decise di andare con lui ed affrontare il giudizio di Nainan. Qualunque fosse stato. Almeno, se l’antidoto non avesse funzionato, avrebbe potuto provare ad evitare che il principe, consigliato crudelmente da Thrakad, facesse uccidere inutilmente quel giovane e coraggioso Nordhmenn. Quindi restituì ad Escol il suo zaino con i suoi preziosi documenti e gli offrì una pozione di sua invenzione per restituirgli un pò di vigore, visto che il giovane continuava a sanguinare da più ferite. Escol accettò di buon grado l’elisir che, in effetti, lo aiutò moltissimo a recuperare tutte le energie. Poi i due tornarono alla cittadella, visto che si stava facendo tardi. Ai cancelli, il capitano li accolse con uno sguardo severo e li scortò di nuovo alla stanza del trono, dove il principe e l’alchimista li stavano aspettando. Tutti e tre speravano vivamente che l’antidoto, fornito in maniera tanto rocambolesca per tentare di ristabilire in fretta Nainan, funzionasse adeguatamente o sarebbe stata davvero dura uscire vivi da quella situazione. “Benvenuti al mio cospetto, Dakkar Astarte e Rani il saggio.” Esordì il principe con la bocca leggermente impastata, come se si fosse appena svegliato da un sonno profondo. “Abbiamo esaminato i vostri preziosi recuperati nei sotterranei, Dakkar e abbiamo convenuto che il loro valore complessivo sia di circa trecento monete d’oro… denaro che spero accetterete come scambio equo per i suddetti oggetti…” Continuò quindi il principe con voce esitante. “Mio signore, non bramo i denari, ma solo la salute della mia amica, che ancora giace tra la vita e la morte…” Rispose Escol, con un lieve inchino. “Questa vostra risposta vi fa onore Nordhmenn, ma…” Le parole del principe furono subito interrotte da quelle di una furibonda alchimista poco distante, che ruggì: “Basta con queste stupidaggini! Avete portato il “libro di Azal”?” Escol immaginava che il suo tentativo di prendere più tempo possibile sarebbe stato superato dall’impazienza di Thrakad, che infatti ruppe gli indugi e andò dritta al punto. Solo che stavolta, Nainan pareva piuttosto contrariato dalla sua scostumata intromissione. Escol cercò di rallentare più che gli fosse possibile ogni sua azione. Togliendosi lentamente di spalla lo zaino e poggiandolo a terra ancor più lentamente, rispose: “Solo un secondo, mia signora. Giusto il tempo di mostrare al principe ciò che ho recuperato laggiù e…” “No! Devi mostrare prima a me ciò che hai recuperato. Sono io che dovrò salvare la vita alla tua amica, non il principe…” Insistette l’alchimista in preda all’ira. Un’atmosfera carica di tensione scese nella sala delle udienze, con il capitano che solo per miracolo non era intervenuto mostrando il filo della sua ascia a quell’insolente, maledetta alchimista. Escol non si scompose più di tanto. Si chinò per aprire lo zaino e tirò fuori una pergamena, vergata in lingua nanica. Un documento antico e unico. Egli lo tenne alto, esclamando queste parole che, si narra, echeggiarono tra le antiche pietre di quell’ampia sala per molto altro tempo ancora: “Sono io che dico no a voi, Thrakad, perchè questo documento riguarda solo i nani fedeli al principe e non ai seguaci di chissà quale malvagio incantatore! Questi fogli sono la versione originale del “Patto dell’Ascia”, il documento più prezioso di tutto il popolo nanico. Quello che li tenne uniti quando varcarono il portale, per affiancare i loro alleati umani ed elfi nell’affrontare l’orda. Quello che li rese fratelli sotto un’unica bandiera indissolubile! Ma voi che ne potete sapere, cara Thrakad… che ne potete sapere di legami indissolubili e di fedeltà massima offerta ai propri principi e re. Voi non siete nemmeno degna di ascoltare queste parole! Io cedo invece a voi, principe Nainan, il “Patto dell’Ascia”, con la speranza che questo gesto possa servire per riunire di nuovo tutti clan dei nani sotto la stessa sacra egida, come era stato un tempo e che ripristini ancor di più l’antica amicizia, mai dimenticata, con i vostri fedeli compagni Nordhmenn…”. Escol avanzò verso il trono e offrì la pergamena al principe, il quale la prese e iniziò a leggerla. Con le lacrime agli occhi Nainan si rivolse al saggio Rani, domandandogli se fosse autentica. Rani annuì. Quindi la arrotolò di nuovo e tacque, pensieroso. “Guardie, arrestate questo maledetto umano! Egli ha disilluso le aspettative del principe, che non pensava certo di ricevere delle scartoffie prive di valore da lui, ma un tomo di alchimia importante per curare ferite altrimenti insanabili!” Urlò Thrakad, a quel punto imbestialita dalla piega che avevano preso gli eventi. Tuttavia nessuno si mosse. Gli occhi di tutti erano puntati sul principe, ed in quel momento Escol comprese che la sua vita era adesso appesa ad un filo. “No.” Affermò Nainan con determinazione. L’alchimista si voltò verso di lui, incredula. “Questo ragazzo umano oggi ci ha fatto un dono incommensurabile e non sono solito ripagare la gentilezza con la forza…” Il capitano aveva le lacrime agli occhi. Rani invece fece un passo avanti e spiegò la reale portata di quello che Escol aveva davvero fatto per il principe quel giorno. Gli raccontò ogni cosa: dell’elisir di “controllo mentale” e di ogni nefandezza di cui l’alchimista si era macchiata negli ultimi anni. Il principe lo guardava confuso, come se non si ricordasse nulla di ciò che il suo vecchio consigliere gli stava riportando. Tuttavia percepiva che egli stava dicendo il vero: Thrakad lo aveva avvelenato e reso schiavo con la magia e ogni secondo che passava la sua rabbia cresceva sempre di più. Alzandosi dallo scranno inferocito, stava per dichiarare alle guardie di metterla ai ceppi, ma Escol lo pregò di costringerla a curare la sua amica prima. Nainan annuì, ed ordinò dunque all’alchimista di curare Vala, se ne fosse stata in grado. Se l’avesse fatto, avrebbe considerato l’idea di non farla impiccare per alto tradimento. Sprezzante, l’alchimista ammise che era sempre stata in grado di guarire l’umana e di poterlo fare in pochi minuti per giunta, con o senza il libro che tanto bramava. Disgustati da tanta perfidia, il capitano e altre tre guardie la scortarono al capezzale di Vala e finalmente Thrakad utilizzò la sua arte per curarla. Le vene nere che spiccavano su ogni centimetro del corpo della valorosa guerriera, iniziarono a schiarirsi e poi a svanire e il pallore mortale a mutare in un colorito roseo che fece ben sperare Escol. Quando la valorosa guerriera pronunciò il suo nome, il figlio del Duca esplose di felicità. Tuttavia la sua gioia durò solo pochi secondi, perché quando egli domandò a Thrakad chi fosse il suo mandante e perché desiderasse così tanto un libro di stregoneria che non era nemmeno in grado di utilizzare, ella scomparve in un fumo denso e scuro che lasciò tutti senza parole. Escol a quel punto lasciò la sua giovane amica alle cure del capitano, poi tornò tosto nella sala delle udienze, dove scoprì con suo grande piacere che il principe aveva restituito il suo ruolo di consigliere al saggio Rani. Ovviamente si complimentò con lui, ma senza perdere tempo gli affidò nuovamente il suo zaino che ancora custodiva il “libro di Azal”. Gli disse che doveva chiudere il capitolo con l’alchimista e che forse aveva intuito dove ella si era trasportata con la sua magia. Inoltre aggiunse che sarebbe andato da solo: doveva infatti capire chi era il suo padrone, prima che venisse arrestata o peggio. Se non fosse tornato entro mezz'ora, pregò Rani di proteggere il libro con tutte le sue forze: giammai sarebbe dovuto cadere in mani sbagliate! Quindi, si inchinò al cospetto del principe e di corsa si recò alla bottega dell’alchimista. Sul retro trovò Thrakad armata di ascia che lo stava aspettando. Escol provò a porle delle domande sul suo mandante, ma l’alchimista, che era anche una guerriera esperta, lo aggredì subito con la sua arma. Fortunatamente il figlio del Duca si era aspettato una reazione del genere e i due combatterono strenuamente fino alla morte per diversi minuti. Alla fine Escol la sconfisse e prima di morire, con il suo ultimo rantolo di vita, ella gli sputò in faccia un nome. Un nome che lo fece quasi capitolare per lo stupore. Si trattava di Arios stesso! “Arios il Grande”, gli urlò contro la nana, “ vendicherà la morte della sua adepta!”. Sfinito per le ferite riportate e per quelle parole, così aspre e rivelatrici, il figlio del Duca sprofondò su una sedia, tenendosi il viso tra le mani. Quasi non notò l’uomo incappucciato che silenziosamente apparve di fronte a lui, facendolo trasalire. Fortunatamente, Escol non dovette afferrare nuovamente lo spadone e prepararsi ad un nuovo combattimento, perché quell’uomo altri non era che Andor in persona!