Il fiero capitano delle guardie speciali del principe sedeva tranquillo in un angolo della locanda. Abbrancava una pinta di birra e pareva perso nei suoi cupi pensieri. Quando notò che Escol era finalmente arrivato, gli fece segno alzando il boccale di raggiungerlo al tavolo. Il giovane guerriero si sistemò su una sedia e mostrò al nano un sacco pieno di ori e preziosi che avrebbe dovuto consegnare al principe. Tuttavia ammise che avrebbe voluto prima parlargli di alcune cose importanti relative a Thrakad, se lui avesse acconsentito e suggerì di fare quattro passi, per evitare che orecchie indiscrete potessero udire la loro conversazione. Thrinain annuì senza obiettare nulla. Già da questa forma di apertura nei suoi confronti, sembrava chiaro ad Escol che c’erano degli atteggiamenti che anche il capitano delle guardie non riusciva a digerire di quell’arrogante alchimista. Il suo compito era obbedire al principe, questo era vero, ed era quello che aveva sempre fatto in tutta la sua vita. Tuttavia non poteva negare che Nainan era molto cambiato negli ultimi anni e guarda caso proprio da quando Thrakad era giunta in città, ed aveva aperto la sua bottega con il neanche troppo tacito consenso del reale. Certo, egli restava comunque il suo principe e questo bastava ed avanzava per fare ogni cosa che egli avesse stabilito, su questo non potevano esistere dubbi. Infatti, dal bieco cipiglio che il capitano aveva messo, quando aveva iniziato a parlare di Nainan e della sua compromessa lucidità, Escol comprese che doveva usare molto bene le parole se voleva evitare che Thrinain lo arrestasse immediatamente con l’accusa di cospirazione. Per prima cosa gli raccontò del suo incontro con il saggio Rani. Gli mostrò a tal proposito il sigillo che testimoniava inequivocabilmente che stava dicendo la verità, poi affrontò tutti gli argomenti trattati con il loro comune amico, compreso quello relativo al “Patto dell’Ascia”. Gli mostrò l’anello incantato e l’antidoto che avrebbero dovuto somministrare al principe per fargli recuperare le facoltà mentali, stordite dal più che probabile maleficio della perfida Thrakad. Non fu semplice convincere il veterano, ma Escol poté leggere nei suoi occhi che anche lui aveva in qualche modo pensato che al principe fosse successo qualcosa di simile. Qualcosa di spiacevole, sicuramente causato da quella maledetta alchimista che gli ronzava sempre attorno. Il figlio del Duca dimostrò che la situazione era giunta ad un pericoloso stallo e che l'unico che poteva sbloccarla adesso era proprio Thrinain stesso. Chiedeva solo di poter incontrare il principe da solo per qualche minuto, giusto il tempo di utilizzare l’anello su di lui e scoprire se Nainan fosse davvero caduto vittima della crudeltà di Thrakad. Escol evitò però di raccontargli del “libro di Azal” e di mettere altra carne sul fuoco, accennando che, quasi sicuramente, esisteva qualcun altro, ben celato nell’ombra, che muoveva a sua volta i fili dell’alchimista. Non erano queste speculazioni determinanti, al fine di risolvere quella situazione specifica. Adesso dovevano concentrarsi sullo scoprire se il principe fosse stato davvero ammaliato oppure no. Alla fine, il capitano acconsentì ad aiutare sia lui che il saggio Rani, non solo perché era giusto farlo, ma anche e soprattutto perché era la stessa città di Barakhazdus che implorava aiuto e con essa, l’intero popolo dei nani. Se ci fosse stata una piccolissima possibilità che il principe fosse tornato il nano saggio ed oculato di un tempo, bisognava provare. Anche a costo della vita. I due si diedero appuntamento a distanza di mezz'ora alla cittadella e quando Escol si presentò ai cancelli, Thrinain ammise che non era stato affatto facile organizzare un incontro privato tra lui e il principe. Tuttavia, malgrado la reticenza dell’alchimista, che gli stava sempre tra i piedi, ci era infine riuscito. Il capitano scortò dunque il giovane guerriero nell’edificio, passando tra i corridoi spaziosi della cittadella fino a raggiungere una stanza ben arredata, piena di divani e poltrone: una sala abbastanza ampia, ideata per il riposo dei visitatori. All'interno della camera, munita anche di specchi e di preziosi quadri, il principe Nainan giaceva seduto su un divano stracolmo di cuscini e in trepida attesa del suo ospite. La prima cosa che Escol notò era che il suo sguardo era vacuo, spento, quasi fosse morto dentro. La seconda invece era che tra quelle pareti c’erano altri occhi ed orecchi attenti, che avrebbero seguito i loro movimenti e la loro conversazione. Il figlio del Duca ringraziò silenziosamente Andor e l’addestramento ricevuto nell’Ordine, per aver affinato così bene la sua percezione. Facendo un segnale eloquente al capitano, Escol si sedette dunque vicino al principe e iniziò a rovistare nel suo sacco. “Giovane Dakkar Astarte, avete infine trovato il libro che l’alchimista tanto brama?” Fu la prima domanda un po' biascicata, che il principe rivolse al figlio del Duca. Escol sospirò, poi replicò affranto: “Mio signore, il mio cammino nei sotterranei della città non è stato affatto facile. Ho affrontato diversi guardiani di quei luoghi, ed essendo solo un guerriero, non sono sicuro della natura delle scartoffie che quelle creature stavano proteggendo. Ho trovato questi preziosi però…”. Il giovane mostrò a Nainan il contenuto del sacco. Il principe annuì e addolcì i suoi modi per un breve attimo, apparentemente soddisfatto per quei bellissimi reperti storici appartenuti al suo popolo che il giovane umano gli aveva riportato. Poi però cambiò repentinamente espressione e lo incalzò di nuovo: “Il libro, voglio sapere se hai trovato il libro di Azal!”. Argomentò il principe, quasi invasato. Il giovane guerriero si voltò per un breve secondo in direzione di Thrinain, che aveva lo sguardo severo e corrucciato. Quindi tornò a fissare Nainan. Allungando una mano verso di lui, in segno di scuse, avvicinò il più possibile l’anello incantato alla sua figura, notando che più lo avvicinava, più esso brillava di un bagliore rossastro. Escol dissimulò l’emozione per l’importantissima informazione che aveva appena carpito con un lieve colpo di tosse, poi aggiunse: “Mio principe, ho recuperato degli incartamenti che potrebbero assomigliare ad un libro, ma non ho avuto modo di esaminarli meglio. Come vedete, sono ancora molto ferito e nelle due ore di tempo trascorse nella mia stanza, ho pensato solo a riposare un pò… tuttavia, se mi date un’altra ora di tempo, potremmo incontrarci di nuovo, magari anche con l’alchimista: sono certo che lei saprà capire se ciò che ho trovato nei sotterranei è quello che si aspettava o meno.” Nainan annuì e sentenziò con voce quasi non sua: “D’accordo, Dakkar del popolo dei Nordhmenn. Ma fai in fretta, perché la tua amica verte in condizioni disperate e senza quel libro non potrà mai essere curata!” Escol rimase ad osservarlo per qualche secondo e restò senza parole per quanto sembrasse svuotato di ogni libero pensiero. Era chiaro infatti che quelle parole non fossero sue e, dopo aver sopportato molti anni di condizionamento mentale, ebbe davvero paura che nemmeno “il patto dell’ascia” avrebbe scosso la sua mente al punto di farlo rinsavire. Inchinandosi leggermente, il figlio del Duca lasciò il sacco con i preziosi alle sue guardie del corpo, poi affiancò Thrinain, ed entrambi uscirono a passo svelto dalla stanza. Il nano diede uno sguardo al ragazzo umano e dal suo bieco cipiglio intuì subito che i loro sospetti erano fondati. D’altronde, dopo quella surreale conversazione, non c’era nemmeno bisogno di usare un anello incantato per capirlo. Tuttavia il nano non stava accompagnando Escol all’uscita, ma imboccò un altro corridoio del palazzo reale. Tuttavia, prima che Escol potesse chiedergli spiegazioni, la spregevole alchimista spuntò quasi dal nulla in quel corridoio e si piazzò proprio davanti a loro due, impedendogli di proseguire. Con le mani sui fianchi disse velenosa: “Ditemi la verità, giovane guerriero Nordhmenn: avete trovato il libro di Azal o no, esplorando il Tempio?” Aveva un ghigno strano sulla bocca. Escol sfoggiò uno dei suoi rinomati sorrisi e rispose caustico: “Mia signora, come ho già detto al principe, ho recuperato diverse cose sottoterra, alcune di esse sono degli incartamenti, ma non saprei rispondere alla vostra domanda in questo momento. Tra un’ora vi porterò tutti i documenti rinvenuti e a quel punto potrà constatarlo certamente da sola.” “Già. Spero solo non sia troppo tardi per salvare la vita alla vostra amica però. Senza quel libro non potrò curarla purtroppo, ve l’ho detto molte volte…” Replicò senza lasciare pause Thrakad. Escol annuì contrito, poi aggiunse: “Confido però, che almeno per un’altra ora riuscirete a tenerla su questa terra… un’alchimista del vostro livello non credo avrà problemi a farlo.” Thrakad sorrise maliziosa alla stoccata del giovane, poi aggirò il nano e il ragazzo umano e prese un corridoio laterale. Thrinain letteralmente strattonò Escol, obbligandolo a seguirlo in fretta. Sommessamente gli bisbigliò: “Vieni con me, ragazzo. Questa pazza alchimista mi ha davvero stancato adesso!” Corrucciando la fronte, il figlio del Duca lo seguì in silenzio e quando scoprì dove il nano l’aveva portato, non riuscì davvero ad immaginare come sarebbe riuscito a realizzare il piano che evidentemente aveva per la testa!