Escol decise di mettere tutte le carte sul tavolo con Rani. Doveva per forza fare una scelta esclusiva se voleva davvero salvare la vita di Vala: fidarsi o non fidarsi del tutto di lui. Scelse la prima strada. Pertanto si presentò come prima cosa con le sue vere generalità, proponendosi come il figlio del Duca Berge, in viaggio verso est per conto dell’Ordine. Decise di non specificare altro sui suoi compiti, ma non tacque sull’appartenere a questa organizzazione, ormai diventata segreta. Il saggio Rani lo ascoltò attentamente, apprezzando la sincerità assoluta del ragazzo e aiutandolo più che poteva ad apprendere cosa avesse davvero trovato nei bui e pericolosi sotterranei della città vecchia. Gli raccontò che il “libro di Azal”, in particolare, era una raccolta di tutte le più potenti stregonerie della quarta scuola, appartenute per l’appunto a questo antico stregone. Azal era stato un potentissimo “Mago Evocatore”, appartenente alla Razza degli Uomini Nordhmenn e vissuto nell'Impero molto tempo fa, prima dell'ascesa di “Arios il Maledetto”. Si narra sia stato il più potente mago della sua generazione, ma di una malvagità senza limiti: molte sono le storie che si raccontano sui suoi esperimenti usando cavie umane, torturate senza pieta' per ottenere i suoi oscuri scopi. I suoi crimini fecero talmente scalpore, che i magistrati dell'Impero diedero ordine di catturarlo. Ma le prove raccolte su di lui non furono mai sufficienti per una condanna a morte, il massimo che riuscirono a fare fu esiliarlo dall'Impero. Dopo lungo peregrinare, egli trovò conforto nelle “Terre Selvagge” nelle quali si stabilì definitivamente. Qui i suoi turpi esperimenti continuarono, anzi se possibile diventarono ancora più osceni e violenti, tanto che infine l'Ordine, anche se raramente operava al di fuori dell'Impero, decise di intervenire. Fu organizzata una spedizione di cinque uomini, quattro guerrieri del “Terzo Ordine” e un maestro del “Quinto Ordine”. Il loro scopo era di eliminare finalmente questo oscuro individuo: una piaga per tutti i popoli liberi. Riguardo i dettagli di questo scontro epico, nessuno aveva mai saputo niente, né si era alfine appreso che fine avessero fatto lo stregone o gli stessi membri dell’Ordine che erano venuti a stanarlo ed ucciderlo. Entrambe le parti erano semplicemente “sparite” dopo il combattimento. Ora tutto il sapere distruttivo e caotico di Azal era stato da Escol inavvertitamente ritrovato e questo rappresentava certamente un problema. Tuttavia Rani sembrava perplesso per altre cose. Il figlio del Duca gli domandò cos’è che lo stava spingendo ad estraniarsi così tanto dalla situazione contingente, ed il nano rispose sibillinamente che Thrakad non aveva né il potere, né la conoscenza necessari per poter utilizzare la stregoneria di Azal in prima persona. Quindi la domanda gli era sorta spontanea: per chi lavorava questa sedicente alchimista? Chi mai si nascondeva dietro una maschera di oscurità e sotterfugi da ben sette anni, con il solo intento di sottomettere il principe di Barakhazdus e insieme ritrovare questo antico tomo, malvagio e distruttivo oltre misura? Rani scagliò con malagrazia il “libro di Azal” sulla scrivania, quasi temesse che esso lo contagiasse con qualche invisibile maleficio. Poi gli sussurrò preoccupato: “Ragazzo mio, sarebbe opportuno che quel libro non arrivasse mai nelle mani di Thrakad, non per quello che potrebbe fare lei con esso, ma per come lo userebbe chi la manovra da dietro le quinte… chi segretamente ne governa le ambizioni.” Le aspre ma rivelatrici parole del saggio Rani ebbero la forza di scuotere il figlio del Duca, che iniziò a porsi delle domande leggermente diverse da prima. Chi aveva cospirato contro la sua vita, assoldando gli assassini elfi scuri, non poteva essere lo stesso che muoveva i fili dell’alchimista. Questo perché, nel messaggio ritrovato nelle tasche di uno degli elfi, si leggeva chiaramente che essi avrebbero dovuto impedire che lui si recasse nei sotterranei sotto la città e potesse mai arrivare al Tempio, dove avrebbe trovato il “libro di Azal”. “Aspetta un attimo…”. La mente di Escol iniziò a vorticare tra sé e sé. Quindi ripose freneticamente il “libro di Azal” nello zaino e mostrò invece a Rani la pergamena runica del “Patto dell’Ascia”e in quel preciso momento tutto gli divenne più chiaro! Il saggio infatti sgranò letteralmente gli occhi: per l’emozione iniziò a balbettare e la sua pelle si tinse di un pallore biancastro, assai strano per uno della sua razza. Tenendolo delicatamente per due lembi, biascicò appena: “E - escol, ti r - rendi conto cosa hai trovato? Q - questa è la copia originale del “Patto dell’Ascia”! Un d - documento preziosissimo. Forse il più… il più importante per l'intero popolo dei nani su Eord…” Il giovane figlio del Duca non riusciva a non pensare che quella pergamena rappresentasse finalmente quel “qualcosa”, che sarebbe servito loro per “costringere” il principe a fidarsi del loro consiglio e non di quello dell’alchimista, quando si sarebbe deciso della vita di Vala. Tuttavia il nano non aveva affatto finito di decantare le qualità di ciò che quel pezzo di carta rappresentasse per la sua gente. Raccontò una storia in particolare. Una storia molto antica. Prima della terza convergenza, un essere di luce dall’aspetto umanoide si manifestò ai nani, invitandoli ad unirsi agli elfi e agli umani nella loro lotta contro gli Okar. Quando il portale si aprì sul loro mondo, molti clan lo seguirono oltre quindi, unendosi ai loro fratelli di altre razze nella comune guerra contro l’infame Orda. Questo patto tra i clan, venne chiamato: il “Patto dell’Ascia”: Era facilmente intuibile dunque quanto fosse importante. Storicamente certo, ma anche per rammentare a tutti i nani su Eord, cosa li avesse un tempo spinti ad unirsi e a giungere su questo mondo. Un atto di assoluta unità e di totale fratellanza. Mentre Rani parlava, estasiato da un tale, prezioso ritrovamento, Escol rifletteva su ciò che gli era accaduto negli ultimi giorni, tentando di rimettere a posto i pezzi mancanti del puzzle. Infatti chi aveva attentato alla sua vita, non intendeva evitare che lui potesse ritrovare il “libro di Azal”, bensì “il patto dell’Ascia”: un documento meno “esplosivo” rispetto al primo, ma molto più determinante alla lunga distanza. Un sigillo che avrebbe potuto riunire tutti i clan dei nani di nuovo sotto un’unica bandiera! Rani domandò al giovane guerriero cosa volesse farne di questo incredibile documento e ovviamente Escol commentò, con una scrollata di spalle, che esso apparteneva ai nani e a loro sarebbe dovuto tornare. Desiderava solo salvare la sua amica dall’agonia e dalla morte e se avesse dovuto usarlo per ottenere questo risultato dal principe, l’avrebbe certamente fatto. Il saggio Rani sorrise e ammise che se la mente di Nainan fosse stata sufficientemente sgombra dall’incantamento che lo rendeva succube dell’alchimista, Escol non avrebbe avuto alcun motivo per ricattarlo. Tuttavia, avendo anch’egli a cuore la vita di Vala, a malincuore ammise che un “piano b” sarebbe stato saggio tenerlo sempre di emergenza. Unendo le mani sulla scrivania e restituendo la pergamena al figlio del Duca, Rani disse: “Stavo pensando che in effetti potremmo non esser da soli in questa cospirazione, Escol. Thrinain, il capitano delle guardie scelte del principe, nutre infatti gli stessi sospetti che avevo io su Nainan e sull’alchimista. Se riuscissimo a portarlo dalla nostra parte, a fargli capire che stiamo facendo tutto questo per il bene del nostro reggente, sono certo che ci aiuterebbe, senza esitare.” Escol si alzò un po ' rincuorato dalle parole del nano. Il capitano lo stava attendendo in locanda per scortarlo nella cittadella, ed era dunque venuto il momento di giocarsi il tutto per tutto. Il figlio del Duca domandò a Rani se poteva dargli qualcosa che potesse rendere attendibile la loro complicità e il nano gli offrì una pergamena con un sigillo, unico ed inconfondibile in ceralacca, che poteva appartenere solo a lui. Escol lo prese e pregò il saggio Rani di custodire per lui il suo zaino con i due importanti oggetti ritrovati sotto la città: sarebbe presto tornato a prenderli, ma preferiva lasciarli nelle sue mani per adesso. Meglio non rischiare di essere aggredito da qualche sgherro dell’alchimista, mentre si muoveva per i vicoli della città. Quindi nascose il sigillo di Rani nelle pieghe del mantello e si avvicinò all’uscio. Egli sperava davvero che l’antidoto che gli aveva fornito il suo amico nano fosse in grado di liberare il principe dal giogo in cui l’aveva costretto Thrakad. Sarebbe stato tutto più semplice a quel punto. Solo che ancora non aveva alcuna idea di come spingerlo ad usufruirne. Sospinto da un'irrefrenabile incoscienza giovanile, Escol uscì dall’abitazione di Rani e tosto arrivò alla locanda, dove il capitano Thrinain lo stava già attendendo da qualche minuto.