Raggiungere Barakhazdus non sarebbe stata una sfida particolarmente impegnativa per il giovane Escol. Munir aveva preparato, per il figlio del suo Duca, razioni da viaggio per pochi giorni, giusto quelli che sarebbero serviti per arrivare fin lì. Una volta che fosse stato accolto dagli ospitali nani, avrebbe avuto nelle tasche denaro sufficiente per acquistare altre razioni e prepararsi per la tappa successiva del suo viaggio. Escol aveva sempre amato l’azione e l’esplorazione, pertanto non viveva con particolare ansia il fatto di allontanarsi tanto dal suo maniero, tuttavia conservava nell’anima molti dubbi di riuscire a centrare gli obiettivi che l’Ordine aveva di fatto messo di peso sulle sue spalle. La missione che Andor gli aveva assegnato infatti era non solo cruciale per il futuro degli uomini liberi di Eord, ma anche particolarmente difficile. Perfino per i guerrieri più esperti. In ogni caso, gli ci voleva davvero un pò d’azione! Escol era stato preparato dai migliori combattenti del Duca suo padre e da Andor in persona, ma aveva ovviamente scarsa pratica e dimestichezza con le situazioni reali, vista la sua giovane età. Per questo avrebbe voluto seguire prima suo padre sul campo di battaglia, per questo aveva accettato a denti stretti di rimanersene in disparte ed attendere l’arrivo del suo mentore. Per lui era giunto il momento di iniziare a farsi le ossa, ma esser gettato da subito nella fossa dei leoni forse non era stata la migliore delle idee che l’Ordine potesse avere avuto riguardo la sua prova. Tuttavia, l’unica cosa a cui aspirava adesso era che non voleva deludere né il suo maestro e né suo padre. La prima notte passata all’addiaccio terminò tranquilla, anche se Escol aveva utilizzato ugualmente alcuni trucchi che gli aveva insegnato Andor per non essere attaccato e ucciso nel sonno da qualche balordo o qualche bandito un pò troppo audace. Dopo una rapida colazione, il figlio del Duca riprese il cammino, finché verso il pomeriggio inoltrato, udì un canto di diverse voci, basse ma melodiose, che venivano dal verso opposto del sentiero principale che stava seguendo.
Escol non pensò si trattasse di qualcosa di pericoloso per lui e decise di andare incontro a quelle voci e a quella allegra compagnia. Essa si rivelò essere composta esclusivamente da nani, allegri e cordiali, che lo invitarono ad unirsi a loro per la notte incombente. Il loro capo, un mercante di nome Dainarv affermò di essere originario di Kizad. ed essere diretto a Vastad. Cercò di fare conversazione con Escol, ma il giovane, obbedendo ai saggi consigli del suo mentore, tentò di rimanere il più vago possibile circa i suoi affari, il suo nome e la sua casata. Gli disse di chiamarsi Dakkar e di essere un amico intimo del figlio del Duca. Un compagno d’armi, ma anche un suo confidente fin dalla più tenera età. Dainarv decise di rispettare questa sua segretezza, anche se fece intendere più volte, durante la conversazione, di averlo in qualche modo riconosciuto come il figlio del Duca Berge. Come potesse aver fatto, Escol non poteva saperlo, ma sembrava che il mercante fosse ben a conoscenza della sua reale identità. In ogni caso, il nano si fece andar bene le poche biascicate indicazioni del figlio del Duca circa la sua presunta volontà di raggiungere l’impero e di trovare lì lavoro come mercenario, anzi, lo invitò a condividere il suo cibo e le sue bevande attorno al fuoco e rimanere al sicuro sotto lo sguardo vigile della sua scorta. Sembrava fosse sinceramente interessato a lui e alla sua incolumità. Dal canto suo, Escol accettò con piacere la carne di montone e i fuochi da campo dei nani. Si stava inoltrando infatti nella zona che aveva subito di più le scorribande degli Okar, ed era più che probabile che qualche sopravvissuto dei loro clan, largamente spazzati via dalla Coalizione, si fosse rifugiato nei boschi, provando a risalire verso nord, verso le terre ghiacciate che erano la loro casa.Tuttavia la giovialità dei nani aveva cancellato ogni forma d’ansia per quella sera, ed Escol riuscì a passare una seconda notte sotto la luna, tranquilla e beata. L’indomani però si svegliò con il campo in fermento. “Cos’è successo, Dainarv?” Domandò Escol, cercando di capire cosa fosse tutto quell’andare e venire per i boschi limitrofi da parte dei nani. “Non ti crucciare, giovane Dakkar. Le nostre vedette hanno udito qualcosa nei boschi stanotte e sono andate a verificare. Presto saranno di ritorno….” Rispose Dainarv, accomodante. Escol annuì e attese che gli scout dei nani tornassero al campo per chiarire la situazione. Sembrava che ci fossero degli Okar poco distanti, ma essi si erano sbrigati a levare le tende e a muoversi di lì immantinente. Il figlio del Duca e il mercante dei nani si salutarono, dunque. Escol proponendo a Dainarv di fare tappa al maniero dei Berge, qualora lui e la sua scorta incontrassero difficoltà a proseguire, mentre il nano caldeggiò ad Escol di passare per Kizad, sua città natale e di visitare i suoi parenti, andando a suo nome, per ottenere equipaggiamento, supporto e qualunque aiuto potesse mai necessitare. I due di salutarono con grande calore, sperando un giorno di potersi rivedere. Così Escol riprese il cammino, finché verso l’imbrunire, notò qualcosa vicino ad un piccolo ponte che attraversava un ruscello.