Kail era rimasto fermo sull’uscio mentre Gabrielle aveva preso a parlare con i figli, scherzando con loro e con il marito. Lady Brunilde guardava la scena con un sorriso appena accennato sulle labbra, austera nei suoi ampi abiti neri con striature biancastre. Il suo gioiello di famiglia, quello della famiglia di Caela, importante e di spicco nel cavalierato, brillava fiero alla luce delle lanterne. Le levatrici stavano attizzando il fuoco, ben sapendo che il momento del parto sarebbe arrivato molto presto. Il mezzelfo notò tutte queste cose con piacere, ma anche con una sottile tristezza: lui non aveva mai vissuto situazioni di felice aspettativa come quella, essendo cresciuto in un ambiente rigido e senza amore. Sospirando, buttò un occhio di fuori dalla stanza, sul corridoio. Lord Gerald era appoggiato pesantemente sulla balaustra, fingendo di scrutare in basso, verso l’androne. Si sforzava di rimanere vicino alla nuora, ma era evidente che non ci riuscisse più di tanto. C’era qualcosa che lo turbava, che lo infastidiva forse, ma pian piano Kail si stava convincendo che non riguardava una repulsione che all’inizio aveva pensato avesse nei confronti dei bambini. Più passava il tempo e più si persuadeva che doveva esserci dell’altro. Qualcosa di più intimo, che lo logorava dall’interno. Prese coraggio e gli si avvicinò. L’anziano guerriero lo accolse con un mezzo sorriso. Il mezzelfo gli domandò se tutto andasse bene e se poteva fare qualcosa per lui. Egli però schioccò le labbra, lo osservò per un intenso secondo e poi tornò a guardare giù, verso l’atrio. “Io ti conosco mezzelfo…” Sussurrò, quasi non volesse farsi sentire. Comportamento assai strano per un cavaliere. “Mi ricordo di te. Di quello che ti è successo con gli orchi… o almeno che si dice ti sia successo.” Fece passare una pausa intensa, eloquente. “Non so se quello che sostiene Astarte sulla bambina sia vero, ma se fosse vero … perché … perché ha scelto proprio te?” Concluse, balbettando appositamente in modo caustico. Era chiaro che il signore del maniero Uth Breannar stesse cercando di svicolare dalle questioni personali, portando la conversazione su un piano che riusciva a gestire meglio. Kail si appoggiò alla balaustra accanto a lui, confidandogli di aver fatto la stessa domanda al suo tutore prima di accettare l’incarico. Anch’egli si era sentito fortemente inadeguato, proprio per gli stessi dubbi che lui stava avanzando. Dubbi sulla sua natura. Sulla sua identità. Tuttavia Lord Astarte gli aveva risposto che non c’era nessuno di cui si fidava di più per una missione di questo tipo. Una missione dove la segretezza e la capacità di adattamento a situazioni come quelle vissute e gestite col “Corvo Rosso”, rappresentassero un punto di forza rispetto al classico modo di fare dei cavalieri. Lord Gerald annuì, senza però mai guardarlo negli occhi. “Eppure non hai risposto alla mia domanda…” Bisbigliò, lasciando questa volta Kail un po’ perplesso. “In tutti questi anni, da queste parti, la tua “trasformazione” è diventata una leggenda. Una favola per spaventare i bambini quando fanno i capricci. La voce che un cavaliere soleva trasformarsi in un “demone”, terribile e sanguinario… un demone che uccideva donne e bambini anche se orchi, si sparse con facilità nei territori della Solamnia del sud. Una voce dalle implicazioni terribili. Per tutto il cavalierato. Quindi te lo chiederò di nuovo. Perché, tra tutti i mercenari affidabili che ha a disposizione, Astarte ha scelto proprio te?” A quel punto Kail abbassò lo sguardo e scrollò le spalle. Aveva capito a ciò che si riferiva il grande cavaliere: uno con i demoni dentro, come poteva accompagnare la figlia di Paladine da qualche parte? Come avrebbe potuto difenderla e proteggerla lungo il viaggio, senza rischiare di diventare egli stesso il suo assassino? Probabilmente lo avrebbe domandando anche lui a parti invertite, solo che non conosceva la risposta. Il silenzio imbarazzato di Kail durò solo qualche altro secondo per sua fortuna. “Astarte venne a parlarmi poco tempo dopo. Era molto crucciato. Per lui, per te e per la sua casata. Il giorno che ti trasformasti in quella “cosa”… io e Gregor Uth Monnar avevamo sentito strane voci sul suo figliastro. Il figlio di Lucas Uth Modhi, cavaliere in rovina a causa del suo amore per una creatura malvagia e devota alle tenebre. Abbiamo intuito che ciò che si era risvegliato in te, doveva esser per forza collegato a lei. A tua madre. Siamo stati noi a suggerire ad Astarte di allontanarti e sperare che il tempo mettesse a posto le cose. Vederti di nuovo alle sue dipendenze, anche se dopo tanti anni, mi lascia molto perplesso, ma anche molto speranzoso. Sei dunque riuscito a venire a capo del tuo problema?” Kail aspettò qualche secondo prima di rispondere. Doveva trovare le parole giuste o sarebbe stato certamente frainteso. Disse che non gli era più capitato un altro evento simile, da quasi quindici anni a questa parte. Nonostante si fosse trovato diverse altre volte faccia a faccia con orchi e goblin. Eppure, no, non poteva affermare di aver risolto e nemmeno compreso ciò che gli era successo quel giorno. In ogni caso, tutte queste cose Lord Astarte le conosceva molto bene. Lord Gerald si schiarì la gola, diventata secca per il nervoso a causa della delicatezza dell’argomento. Poi aggiunse: “Astarte ha sempre avuto una fervida immaginazione… è il cavaliere della spada perfetto: istintivo, intuito, visionario! Io sono per natura più pratico. Francamente avrei sempre voluto chiedertelo… se quelle voci su suo figlio che diventava una specie di diavolo e faceva a pezzi tutti quegli orchi fossero vere. E ora che sei qui non so se farlo o meno.” Per la prima volta lo guardò negli occhi. Curioso, ma anche un filo preoccupato. Kail allargò le braccia, dicendogli che lui non aveva alcuna memoria di ciò che era accaduto in quell’accampamento di orchi, ma che troppi compagni cavalieri avevano giurato su quello che avevano visto. Quindi si, era assai probabile che le voci fossero vere, ma lui non poteva confermarlo, perché non aveva avuto alcun controllo su quell’esperienza. Né rammentava nulla. Lord Gerald abbozzò un mezzo sorriso, appoggiandosi di nuovo alla balaustra. “Ovviamente io sono l’unico in questo feudo a conoscere il tuo segreto Kail, ma capisci che non posso offrirti la stessa ospitalità che offrirei al figlio di un amico come Astarte. Appena avremo risolto la questione della bambina, devo chiederti di andartene. La tua presenza è strana, ed è latrice di oscuri presagi. Soprattutto in questo giorno.” Kail lo osservò attentamente. Poi annuì, lo ringraziò per la sua pazienza e si allontanò. Lord Gerald gli regalò un’occhiata triste, ma risoluta. Proprio mentre camminava verso le scale che portavano dabbasso, Brigida uscì con Erstellen in braccio e lui poté notare l’amore infinito con cui quella ragazza si prendeva cura di lei. L’aveva allattata e cullata e ora le sussurrava frasi dolci per farla addormentare. Kail sorrise: la piccola sarebbe stata in buone mani in quel maniero. Stava quasi per scendere, quando delle voci femminili urlarono che era il momento, che il bambino (o la bambina) sarebbe presto arrivato! “Si sono rotte le acque per favore uscite tutti…” Dissero le levatrici quasi all’unisono, cacciando via Sir Marcus e i suoi figli dalla stanza. Brigida lasciò Erstellen a Lady Brunilde, cosa che le risultò per nulla facile e sparì nella camera di Gabrielle. Kail abbozzò un sorriso stentato, scambiandosi un’occhiata distante con Lord Gerald, che si passò le mani tra i capelli come se dovesse prepararsi ad affrontare un drago. Le tre ore successive furono lunghe e intense. Kail passava di continuo dal cortile all’androne interno, poi alle scale, ed infine di nuovo nel cortile. Finché qualcosa successe. Qualcosa però che non sembrava affatto buono. Di corsa risalì le scale. Lord Gerald era rimasto impietrito! Lo sguardo vacuo, le mani tremanti. Si, decisamente si nascondeva dell’altro dietro alla sua ansia per questo genere di cose. “Presto, andate a chiamare un cerusico!” Urlò la levatrice più anziana, con le mani sporche di sangue. Sir Marcus reagì prontamente, lasciando i figli a Lady Brunilde, che a sua volta lasciò Erstellen a Kail. La matrona gli disse di andare a cambiarla perché ne aveva bisogno e poi si allontanò con i suoi due nipoti. Il mezzelfo rimase imbambolato con la piccola in braccio. La guardò, con l’aria di chi sapeva che qualunque difficoltà si stesse riscontrando lì dentro, lei poteva risolverla. Tuttavia la situazione era troppo concitata e lui non era molto ben visto per avanzare suggerimenti improbabili del tipo: “fate entrare una neonata nella stanza della partoriente, che così tutto andrà bene”. Soprattutto sapendo cosa pensasse di lui il signore del maniero, che prese a fissarlo anche in maniera abbastanza ostile. Kail strinse Erstellen a sé, si sistemò meglio lo zaino e salì le scale, raggiungendo il posto più vicino ove poteva dare una sistemata alla piccola. Quando tornò giù, Sir Marcus aveva trascinato il vecchio cerusico del villaggio da casa sua fino al maniero senza nemmeno concedergli il tempo di vestirsi. L’anziano medico era ancora in camicia da notte, ed aveva con sé solo i suoi strumenti principali e qualche unguento per medicare le ferite. In ogni caso si barricò dentro senza obiettare, ed iniziò a dare ordini alle levatrici. Kail notò che Lord Gerald si era seduto adesso accanto a Sir Marcus, che aveva dimostrato di non essere affatto un codardo, ma solo un uomo che avrebbe dovuto scegliere una carriera diversa da quella di suo padre. I due parlavano sommessamente e per la prima volta sembravano complici, come due persone che avevano vissuto la stessa esperienza ma in tempi diversi. Kail iniziò a passeggiare, avanti e indietro, indietro ed avanti, finché Lady Brunilde tornò al piano, ed Erstellen pareva essersi addormentata. Era molto tardi. Dopo altre tre ore di tremenda attesa, le urla di Gabrielle si erano pian piano sopite e la sua voce, sofferente e provata, non si sentiva ormai più da una buona mezzora. Finché la porta si aprì con un cigolio e uno stanco ed affranto cerusico uscì passandosi le mani tra i capelli, bianchi e radi. Sospirando, disse che il bambino si era capovolto e che il parto era diventato molto complicato. Troppo complicato. Talmente complicato che dovevano prendere una decisione tremenda: salvare la madre o salvare il figlio! Lord Gerald quasi svenne, mentre Sir Marcus si alzò in piedi e raggiunse barcollante il medico. Gli domandò con un fil di voce se esisteva una possibilità per salvarli entrambi. Il cerusico non la negò, ma aggiunse anche che sarebbe stato molto difficile. Se invece avessero deciso per la vita di uno o dell’altra, non aveva dubbi che il prescelto sarebbe sopravvissuto. Sir Marcus guardò il padre, affranto. Lord Gerald lo fissò, voleva dirgli qualcosa ma tacque. Poi Sir Marcus in un sussurro disse che voleva rischiare. Non era pronto a perdere nessuno dei due. Il cerusico commentò di pensarci molto bene perché il rischio di perderli entrambi era ferocemente presente e fu in quel momento che Kail decise di intervenire. Si avvicinò a Lady Brunilde e le disse di accettare il consiglio di suo figlio, ma di entrare con la bambina e di assistere al parto personalmente. Fino alla fine. Malgrado quello che la matrona poteva pensare di questa soluzione, per quanto strana ed inopportuna, cos’è che aveva da perdere? All’inizio la donna lo guardò quasi con ostilità, ma poi fissò la piccola e i suoi occhi scuri vacillarono. C’era qualcosa in lei. Una forza ignota, sorridente. Tranquillizzante. La prese in braccio e non riuscì a staccarle gli occhi di dosso nemmeno per un secondo. Poi sollevò il capo e disse decisa al cerusico: “Provateci dottore. Provate a salvarli entrambi. Per favore, tentate.” Il cerusico la guardò ed annuì, tornando subito al suo lavoro. Lady Brunilde entrò insieme a lui, portando Erstellen con sé. “Spero abbiate ragione, milord…” Bisbigliò appena la matrona. “Voi lo sentite nel vostro cuore che ho ragione…” Rispose Kail in un respiro. Poi la porta si richiuse alle loro spalle e iniziò l’agonia. Le ore passarono, complicate, interminabili, strazianti. Ma alla fine si levò il pianto di un bambino, che fece scoppiare in un grido di gioia Sir Marcus. Poco dopo, l’uscio si aprì di nuovo e il cerusico uscì, soddisfatto oltre ogni più rosea aspettativa. Era quasi l’alba. “Il bambino sta bene, è un maschietto ed è sano. Tuttavia solo il tempo potrà dire se la madre riuscirà a sopravvivere. Ha perso molto sangue, ed è francamente un miracolo che sia ancora viva. Non me lo so spiegare: solo una donna su cento resiste ad uno sforzo simile.” Sir Marcus sorrise amaro, poi si offrì di riaccompagnare il cerusico a casa. All’interno due levatrici dormivano, mentre Brigida non si muoveva dal capezzale di Gabrielle, tenendo stretta la sua mano sudata ed insanguinata. Lady Brunilde uscì finalmente dalla stanza e offrì Erstellen a Kail, che la afferrò con delicatezza. Era davvero incredibile: quella donna aveva tenuto in braccio la bimba per almeno tre ore. Senza mai cedere. Senza mai nemmeno sedersi. Astarte aveva proprio ragione su di lei: era Lady Brunilde il vero fulcro del maniero Uth Breannar! Senza ombra di dubbio. La donna dispose una stanza per lui e invitò anche il marito ed il figlio ad andare a riposare: ormai c’era ben poco che si potesse fare per Gabrielle. Quando nel pomeriggio delle urla richiamarono Kail fuori la porta della sua stanza, in un certo senso se l’era aspettato. Nel bene o nel male. Tuttavia questa volta Paladine aveva guardato verso di loro, perché Gabrielle si era svegliata! Era confusa, tramortita e debole, ma di nuovo desta e vigile! Brigida non riusciva a smettere di piangere di gioia. Sir Marcus e i suoi figli erano lì, fuori dalla porta, sorridenti e felici. Lady Brunilde e Lord Gerald camminavano fianco a fianco nel corridoio. La matrona sembrava silenziosa e sbalordita: era assai probabile che il marito le avesse raccontato ogni cosa su Erstellen. Quando arrivarono e scoprirono che Gabrielle si era ripresa, il signore del maniero si complimentò col figlio, perché lui non era riuscito a prendere quella stessa decisione molti anni prima. Aveva scelto sua moglie, lasciandolo figlio unico. Lady Brunilde si asciugò una lacrima, mentre Sir Marcus abbracciava il padre. Quando Gabrielle mostrò a tutti la ferita, nessuno voleva crederci: la cicatrice sul ventre, operata dal cerusico per far nascere il bimbo, si era quasi del tutto richiusa in appena poche ore! Un vero miracolo! Appena la donna mirò Kail ed Erstellen, lanciò un grido di pura felicità, allungando le braccia verso di lei e accogliendola tra le sue. Dall’altra parte teneva il suo bambino: Stuard l’aveva chiamato, come sue padre. Non riusciva a smettere di carezzarli entrambi. Poi tra un singhiozzo ed un altro iniziò a parlare: “Ho fatto un sogno incredibile. Ero a letto e soffrivo tanto. Cercavo di alzarmi ma non ci riuscivo. Poi ho udito il pianto di un bambino e credevo fosse mio figlio Stuard. Grazie a quel pianto, ho trovato la forza di tirarmi su e trascinarmi fuori, oltre il corridoio. Più volte ho rischiato di cadere. Era buio, ma il pianto mi guidava, mi teneva in piedi. Trascinandomi, sono arrivata innanzi ad una porta. L’ho aperta e la luce del sole, calda e rassicurante, ha baciato la mia pelle. Poi ho visto un cesto, poggiato sul letto. Un cesto di vimini… e … e dentro… dentro c’era questa bambina. Era lei che piangeva. Appena l’ho guardata ha smesso e allora l’ho sollevata. In quel preciso istante il dolore è scomparso e io… io ho aperto gli occhi…” Kail annuì, poi guardò Lady Brunilde e Lord Gerald. La matrona cercava le parole giuste da dire, ma fu il marito che spezzò quel silenzio, carico di gioia e ringraziamenti per un dono, una grazia assoluta. Egli si voltò e disse ad entrambi: “Seguitemi.” Non si poteva disubbidire a quel tono. L’anziano guerriero salì le scale e li condusse nel suo studio. Tirò fuori una pergamena ed iniziò a vergarla. “Qualche idea a chi darla in adozione? Gabrielle non può tenerla. Sarebbe troppo pericoloso. Avremmo bisogno di qualcuno che la cresca, ma che sia di famiglia. Che sia lontana, ma non distante.” Lord Gerald scrutava i volti di entrambi e quando Kail propose Brigida, Lady Brunilde annuì, mostrandosi d’accordo. “Brigida e Marius sono due bravi ragazzi, da sempre nell’orbita del nostro maniero. Non possono avere figli a quanto pare e quella bimba sarebbe una benedizione per loro. Inoltre Brigida ha assistito Gabrielle per nove mesi interi, tornando a casa solo quando era indispensabile. Non sarà difficile dunque raccontare che anche lei era incinta e che entrambe hanno partorito entro pochi giorni l’una dall’altra.” Lord Gerald annuì. E iniziò a scrivere il documento che attestava che quella bimba era nata al maniero, ed era figlia di Brigida e Marius Crotius. Kail chiese solo al grande cavaliere se poteva pensare lui ad avvertire Lord Astarte di queste decisioni, poiché egli avrebbe fatto meglio a sparire quanto prima. Lord Gerald lo rassicurò: ben presto nella Solamnia del Sud ci sarebbe stata la “Grande Giostra” e lui avrebbe sfruttato quell’occasione per parlare di persona di Erstellen al suo amico. Kail si alzò e l’occhio andò sul documento. Tutto era stato riportato correttamente, tranne il nome della piccola. Lord Gerald aveva infatti scritto “Estellen” anziché “Erstellen”, ma Kail ritenne che fosse un particolare poco importante da correggere. Anzi, lo interpretò come il giusto sigillo per un nuovo inizio. Salutò dunque i due signori del maniero, scese dabbasso e baciò la piccola sulla fronte sussurrandole: “Spero di rivederti un giorno… piccolina.” Ed uscì, lasciando la famiglia Uth Breannar alla loro gioia e ai loro festeggiamenti. Prima di andare, Erstellen gli aveva afferrato un mignolo, mentre lui la salutava con le lacrime agli occhi e in quel momento gli si era impressa nell’anima la consapevolezza che doveva stare tranquillo: loro due si sarebbero rivisti certamente in futuro. Magari tra vent’anni, ma sarebbe accaduto. Il mezzelfo raggiunse in fretta Aghnes e quasi si dimenticò del dono che Lord Astarte aveva lasciato per la bimba. Tuttavia non lo trovò più nelle bisacce dove l’aveva messo. Se l’era perso durante la fuga dai briganti? O forse qualcuno l’aveva rubato nelle stalle di Elmwood? Non sapendo cosa fosse, sperò solo che non si trattasse di una cosa particolarmente importante. Augurando ad Erstellen una vita piena e felice, il mezzelfo spronò Aghnes verso un’altra grande avventura.