Prima di attraccare con la “Explorer”, il capitano Remis volle parlare con Escol sulle preferenze della compagnia riguardo l’imminente arrivo a Valvik. Il figlio del Duca lo raggiunse ovviamente molto volentieri sul ponte della nave, ed osservò insieme a lui le timide luci della città, che si avvicinavano via via sempre di più. Quando Escol ammise che avrebbe preferito entrare nel porto cittadino di primissima mattina, piuttosto che di sera, in modo da lasciare la città immediatamente, il capitano sembrò piuttosto sorpreso. Avendo saputo infatti dal giovane guerriero che probabilmente qualcuno poteva averli seguiti da Oldeness, si era atteso una partenza più prudente, magari verso l’imbrunire o addirittura di notte. Tuttavia, la spiegazione di Escol bastò ed avanzò all’anziano lupo di mare: alla fine quel ragazzo aveva dimostrato più volte di sapere il fatto suo e se adesso preferiva partire di giorno per non sprecare nemmeno un minuto, avrà avuto le sue buone ragioni. Pertanto il figlio del Duca ne approfittò per riposare ancora qualche ora e poi si destò, radunando la sua squadra sul ponte alle prime luci dell’alba. La città di Valvik si stava stancamente svegliando: i primi marinai stavano preparando le loro barche, mentre altri avevano cominciato da poco a scaricare le loro stive dopo l’approdo al molo della sera prima. Escol strinse forte la mano del capitano, ringraziandolo, più e più volte, per l’impagabile aiuto che aveva offerto a lui e al generale Astarte. A sentire ancora quel nome altisonante, a Remis brillarono gli occhi, rammentando con fierezza quando aveva servito con vigore e coraggio sotto il suo comando, ed Escol intuì in quel momento l’infinita stima che il vecchio lupo di mare nutriva nei confronti di quell’uomo, tanto eroico quanto gigantesco. Anche il resto della compagnia salutò il comandante con affetto e quando tutti misero i piedi sulla banchina, Escol fece subito il punto della situazione. Il giovane Nordhmenn non era sicuro se davvero qualcuno li aveva seguiti, magari vendendoli pure per due soldi ai pirati Okar, ma non era il caso gironzolare per il porto della città. Anche se così non fosse. Dunque pregò Eofaulf di recarsi alle stalle più vicine e, sfruttando il fatto che faceva parte di un commando di Astarte, lo pregò di spuntare il prezzo migliore per acquistare sei buoni cavalli. Nel frattempo, egli si sarebbe trattenuto qualche minuto a parlare con Alden. Il prete aveva ancora con sé i preziosissimi libri che aveva riportato dall’isola di Arches. Visto che non sarebbero passati più per Oldeness, nasceva il problema di cosa farne. Il figlio del Duca pertanto domandò all’uomo di fede se qui in città conosceva qualcuno, magari al tempio dei Paradine, a cui poterli lasciare in custodia. Purtroppo però Alden rispose che sì, conosceva parecchie persone a Valvik, ma nessuna di cui si fidasse davvero completamente. Nemmeno tra i preti suoi pari. La responsabilità che sarebbe ricaduta sulle sue spalle era troppo grande. Escol lo capì. Toccandosi il mento pensosamente, prese allora la sua decisione a riguardo. Non era possibile portarsi dietro tomi così voluminosi e tanto preziosi da valere quanto un piccolo castello in qualsiasi città imperiale e non potendo fidarsi di nessuno, non restava che una soluzione: affidarli alle cure del capitano Remis. Giusto il tempo necessario per finire la missione e tornare poi a riprenderli per portarli da Astarte o ad Andor. Questo ovviamente se fossero sopravvissuti. In caso contrario, avrebbe lasciato a Remis un’eredità importante, che gli avrebbe permesso di acquistare, vendendo quei libri davvero unici, una “Explorer” tre volte più grande e cinque volte meglio armata. Sarebbe stato felice per lui. Per cui decise di chiedere di nuovo l’ausilio delll’anziano capitano, il quale fu ben contento a sua volta di poter aiutare ancora lui e la sua compagnia. Egli promise che avrebbe tenuto al sicuro quei preziosi tomi, direttamente stipandoli nella sua cabina, dove nessuno avrebbe potuto trovarli e rubarli. Commosso, Escol lo ringraziò per l’ennesimo sostegno e questa volta i due si salutarono definitivamente. Tornato dai suoi amici sulla banchina, il figlio del Duca trovò Eofaulf di ritorno dalle stalle. Il ranger restituì le monete d’oro al giovane guerriero, spiegando che aveva trovato in città una rimessa imperiale. Era bastato fare il nome di Astarte per ottenere subito la disponibilità di sei destrieri da guerra! Il giovane Nordhmenn annuì soddisfatto, complimentandosi con l’amico per la sua astuzia. Quindi raggiunsero il maneggio e si issarono sui cavalli. Uscirono da Valvik senza voltarsi indietro, quando il sole aveva appena fatto capolino sopra le nubi a est. Eofaulf spiegò che il viaggio non sarebbe durato molto (si trattava di poco più di 800 miglia): giusto qualche giorno in direzione sud, ma che l’unica tappa che avrebbero potuto fare per fare rifornimenti, a parte Oldeness, sarebbe stata Haldal. Escol annuì, spronando poi lo scout a prendere la testa del gruppo e a guidare le danze. Il primo giorno di cammino passò senza intoppi, ma quando alla fine del secondo giorno la compagnia decise di accamparsi in una radura, accadde qualcosa di davvero inaspettato. Durante il turno di guardia di Alarien infatti, un nutrito gruppo di assalitori, senza insegne e a viso coperto, entrò nel campo dei nostri eroi, spade alla mano. Escol riconobbe subito l’accento Nordhmenn e invitò i suoi compagni a non essere aggressivi. Cercò di evitare spargimenti inutili di sangue, ma questi guerrieri non volevano sentire nulla che non fosse il cozzare dell’acciaio su altro acciaio. Quindi il figlio del Duca li accontentò. Ne abbatté uno, poi un altro e un altro ancora. Erano tutti bravi combattenti, ma non quanto lo era lui. Alla fine capì che uno di loro stava urlando a tutti di ritirarsi. Escol di rimando gridò ai suoi compagni di lasciarli andare, mentre Alden prese ad occuparsi subito delle loro ferite. Quando però il figlio del Duca fece l’appello, scoprì che Alarien era sparita! Preso dal panico, invitò Eofaulf a trovare immantinente le sue tracce e a confermare i suoi timori. Il ranger ordinò a tutti di rimanere fermi, mentre lui ricostruiva l’accaduto. In effetti trovò le armi di Alarien, arco e stocco, vicino a dove l’elfa montava la guardia e purtroppo fu costretto ad annuire: quegli uomini, quei Nordhmenn non bene identificati l’avevano rapita! Quando pronunciò questa frase, ad Escol si gelò il sangue. La sua amica era in pericolo, rapita da Nordhmenn, dalla sua stessa gente, che però stranamente utilizzava ancora l’antica lingua dei suoi avi primigeni e lui non aveva tempo da perdere con frange di Nordhmenn ormai estinte e deviazioni che potevano trascinarlo in posti pericolosi. Per lui certo, ma sicuramente di più per Kail. Ne parlò apertamente con i suoi amici, i quali si espressero con grande solidarietà nei confronti dell’elfa. Dovevano salvarla prima di fare qualunque altra cosa! Escol sorrise ed annuì, mentre una rabbia feroce iniziava a salirgli dallo stomaco. Kail, che ormai lo conosceva bene, cercò di attenuare l’ira del suo maestro, ma sapeva perfettamente che sarebbe stato un compito difficile, se non impossibile. Sarebbe stato molto più probabile che egli avesse trucidato tutti quei Nordhmenn, uno per uno, dopo aver messo in salvo la loro compagna. Poteva quasi metterci la mano sul fuoco.