Era tarda mattina quando la compagnia arrivò nella città di Duruchta. Kail condusse il carro più vicino possibile al porto, ed ivi trovarono la “Explorer”, per fortuna ancora ancorata al molo. Escol scese dal carro e si stiracchiò un pò, così come fecero i suoi compagni. Hilda sembrava così felice di poter di nuovo vedere la luce del sole! Tempo di capire cosa fare adesso, che già un vecchio amico li aveva intravisti sulla banchina e stava andando verso di loro a passo veloce. Si trattava ovviamente di Eofaulf! Il ranger stava controllando l’area del porto, come di consueto e, alla vista dei suoi compagni, si sbrigò a raggiungerli. L’esperto scout abbracciò tutti i suoi amici, uno ad uno, tanta era la contentezza di rivederli sani e salvi. Così la compagnia si riunì, decidendo di raggiungere in fretta il capitano Remis, che aveva manifestato più volte una certa premura nel ripartire. Eofaulf spiegò che il vecchio lupo di mare avrebbe comunque aspettato qualche altro giorno il loro ritorno, ma gli aveva ripetutamente confidato che avrebbe avuto desiderio di riprendere il mare quanto prima per portare a termine alcuni affari che aveva in sospeso a Valvik. Quando i nostri eroi salirono sulla “Explorer”, il primo ad andare loro incontro fu Manuel, l’ufficiale in seconda di Remis. Dal sorriso che aveva stampato sulle labbra, sembrava che anche lui fosse sinceramente contento di rivederli tutti vivi e vegeti. Il capitano arrivò sul ponte qualche minuto dopo, tempo che permise ad Escol di notare che il suo equipaggio era stato ampiamente rimpinguato con nuovi e all’apparenza efficienti elementi. Dal modo veloce in cui operavano sulla nave infatti, sembravano tutti piuttosto attivi. Anche Remis accolse con grande simpatia il ritorno a bordo della compagnia e confermò che sarebbero ripartiti per Valvik la notte stessa, quando la marea sarebbe salita. Escol annuì. Il giovane guerriero aveva bisogno di qualche ora di tempo per fare luce sul da farsi, giunti a quel punto. Soprattutto ai suoi amici. Infatti c’era ancora una spinosa questione da risolvere: Andor gli aveva ordinato, prima di imbarcarsi nell’avventura che li aveva condotti ad Arches, che, una volta che fossero tornati a Valvik con il pugnale di Cardras, avrebbero dovuto recarsi direttamente alla capitale dell’impero senza passare per Oldenes. Questo dettaglio avrebbe scombinato parecchio i piani di molti tra i suoi compagni. Primo tra tutti Alden, con il quale si era accordato che avrebbe passato a lui l’onere di custodire i preziosi tomi rinvenuti ad  Azani. Il prete pertanto non immaginava minimamente che, giunti a Valvik, sarebbero dovuti scendere per Laudarksey e gettarsi immediatamente a capofitto nella parte finale della loro missione. Lo stesso Eofaulf adesso aveva ripreso ad essere un soldato che rispondeva solo ad Astarte: come poteva chiedergli di seguirlo e magari creargli delle difficoltà con il grande generale? Quando il ranger tornò a bordo con un sacchetto con dentro sette monete d’oro per aver venduto il carro, Escol si morse il labbro perché intuiva quanto difficile sarebbe stato per lo scout compiere una scelta del genere. Di fatto, solamente lui e Kail sarebbero stati indispensabili per concludere l’ultimo atto del suo lungo cammino attraverso Eord. La compagnia prese posto nelle proprie stanze, che furono riadattate alle loro necessità come nel viaggio d’andata. La sera arrivò presto e il gruppo, Remis e i suoi ufficiali superiori, si radunarono nella cabina del capitano per desinare. Il cuoco doveva essersi salvato dall’assalto degli Okar, perché il pasto risultò saporito e ben cucinato. I commensali parlarono più che altro di amenità, ma Escol non disdegnò di riferire al capitano alcune informazioni minori sull’esito della loro incursione sull’isola di Arches e sugli obiettivi che avevano centrato. Poi il figlio del Duca lo pregò di perdonarlo per tanto ardire, avendo abusato in maniera eccezionale della sua cortesia e pazienza. Gli girò il sacchetto con le sette monete d’oro, che Eofaulf gli aveva riportato dalla stalla della locanda più vicina e gli domandò se potevano lasciarli per qualche minuto da soli. Dovevano decidere una cosa importante e avrebbero preferito farlo privatamente. Remis ovviamente si alzò subito e cercò di protestare sul denaro offerto: Astarte era un suo vecchio compagno d’arme e non voleva passare per quello che li stava aiutando per soldi. Accettò alla fine il danaro solo perché Escol si sarebbe davvero offeso se non avesse potuto contribuire alle spese di reclutamento, come aveva promesso. La compagnia finì dunque di sbocconcellare e poi attese che il loro comandante li aggiornasse sul da farsi. Escol a quel punto rivelò loro quanto Andor gli aveva ordinato: la loro prossima mèta sarebbe stata Laudarksey, la capitale! Lui nel frattempo avrebbe preparato il terreno per metterli nella migliore condizione ed agire direttamente contro Arios. Questo aggiornamento del suo maestro, avrebbe causato seri problemi a tutti coloro che lo stavano accompagnando. Ad Alden, Eofaulf e perfino ad Alarien, che mai, in tutta la durata del viaggio compiuto finora insieme, sarebbe stata così in pericolo. Maschera o non maschera a cambiarne l’aspetto. Infatti, per un osservatore davvero attento, esisteva sempre una minima possibilità di insospettirsi. L’elfa era troppo aggraziata, troppo esile e dalla voce sottile, per passare da umana. All’interno di ambienti che si vivevano velocemente, come piccoli centri, locande con avventori rozzi e non acculturati, poteva anche passare inosservata, ma nella capitale dell’impero la musica cambiava. Era pieno di inquisitori, di evocatori e di persone di cultura, tutte vicino ad Arios. Il rischio di smascherarla sarebbe stato molto più alto e non ci sarebbe stato Atreus a salvarla questa volta. L’unica che forse non avrebbe avuto implicazioni difficili nel seguirlo, anche nell’atto finale della loro ordalia, sarebbe stata Hilda. La mezzelfa infatti non aveva altro posto dove andare. Lui era la sua famiglia e tutto quello che aveva. Quando la maga lo sottolineò a chiare lettere, davanti a tutti, Escol le sorrise sinceramente e nemmeno accennò a protestare quando lei non accettò alcuna replica da parte sua riguardo la necessità di rimanere insieme. Per gli altri però il discorso cambiava. Per questo mise subito in chiaro che la missione finiva a Valvik. Per tutti loro. Se avessero voluto rimanere nella compagnia, lo avrebbero fatto di propria sponte e consapevoli dei rischi. Dopo l’immenso sforzo che tutti avevano fatto per giungere a quel punto, lui non era nessuno per ordinare la loro resa o spronarli a combattere ancora al suo fianco. Avrebbe accettato ogni loro decisione in merito, perché il servizio reso ad Eord, da parte loro, era stato già ampiamente all’altezza delle sue aspettative. Alarien sospirò, rompendo così il silenzio. L’elfa, tornata alle sue vere fattezze, commentò, con voce sottile, che la paura di andare laggiù era tanta ovviamente, ma l’idea di poter essere colei che, tra tutta la gente del suo popolo, vessato, martoriato e perseguitato dall’imperatore maledetto, sarebbe stata quella che avrebbe contribuito ad ucciderlo, l’aveva convinta già da tempo ad andare fino in fondo. Quindi sarebbe stata una sua decisione, non di Escol, quella di seguirlo in questa “scena finale”. Alden invece, più pratico, fece notare che tornare da solo a Oldenes sarebbe stato molto rischioso per lui. Se, come sembrava fosse accaduto prima di partire via nave, c’era qualcuno che davvero li cercava, che li aveva seguiti e pedinati per le strade della città, avrebbe anche atteso il loro ritorno a casa. Pertanto, paradossalmente, sarebbe stato più al sicuro con la compagnia, anche se effettivamente, la capitale dell’impero era il luogo peggiore dove avrebbero potuto recarsi in questo momento. Quindi, con una certa riluttanza, affermò che avrebbe continuato ad assistere Kail nella conclusione della sua odissea. Gli sguardi di tutti si posarono adesso su Eofaulf. Il ranger si schiarì la gola. Sembrava contrito, pensieroso. Egli, in poche parole, sospese il suo giudizio sulla questione. Promise ad Escol però di dargli una risposta quando fossero arrivati a Valvik. Dieci giorni probabilmente sarebbero stati sufficienti per prendere una decisione in merito. Il figlio del Duca non aggiunse nulla alle poche parole dello scout ovviamente: la sua doveva essere una scelta libera e anche se Eofaulf ammise subito che il suo generale gli aveva concesso che, se fosse stato necessario, sarebbe potuto rimanere al suo fianco, nessuno poteva arrogarsi il diritto di giudicarlo se avesse voluto rimanere vivo. Anche se il giovane guerriero aveva il sospetto che non era per paura che Eofaulf stava titubando, ma che il motivo vero riguardasse il suo passato da imperiale. Tuttavia ugualmente preferì tacere e assecondare la volontà dell’amico. Quando la nave iniziò le manovre per uscire dal molo, la compagnia tornò nelle proprie stanze e si preparò per la notte. Quasi tutti avevano preso decisioni importanti sul proprio futuro. Un futuro che, quasi certamente, avrebbe portato la maggior parte di loro a perdere la vita. Tutti ne erano consapevoli, ma nessuno aveva il coraggio di dirlo apertamente. Tranne Kail ed Escol: loro non avevano alcuna scelta.