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Capitolo 5 - Un popolo oscuro e misterioso.
- Scritto da Jack Warren
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Escol e Krispin guizzavano di cantuccio in cantuccio, di angolo in angolo, tenendosi il più possibile sotto vento, decidendo di evitare non solo le pattuglie, ma anche qualunque esemplare maschio di questa strana specie di “segugi infernali”. Attratti da questo immenso falò al centro di un villaggio, che pareva più una tendopoli di tipo tribale che non uno di quelli umani post invenzione dell’aratro, i due compagni iniziarono a farsi un’idea ben precisa di dove diavolo fossero finiti. Sebbene molto arretrate tecnologicamente (non avevano notato alcun oggetto metallico o suppellettile lavorato), queste creature avevano comunque un’organizzazione sociale molto ben strutturata, con la maggior parte dei giovani maschi che si occupavano della caccia e della difesa del villaggio e pochi altri anziani che invece rappresentavano la voce saggia della comunità, oltre a saper gestire le “abilità magiche”. Abilità che l’elfo definì sottovoce “innate”. Quando arrivarono in prossimità del grande fuoco ardente, notarono subito che la gente di questo posto mangiava ogni cosa, ma principalmente carne. Inoltre, dai teschi impilati che adornavano quasi tutta l’area e dal nano che era stato cotto su uno spiedo e parzialmente divorato attorno al fuoco, i due amici non ebbero dubbi sui loro gusti alimentari. Notando che Alarien ed Eofaulf ancora non erano stati fortunatamente spogliati dei loro vestiti e gettati dentro un pentolone per essere lessati o arrostiti, Escol spronò il compagno a seguirlo in fretta. Con un agile balzo superò una rozza staccionata divisoria e si accucciò di fianco ai suoi amici, che erano ovviamente attoniti e spaventati dalla fine che avrebbero fatto in poco tempo. Sussurrò loro tra i denti di rimanere tranquilli ed in silenzio, aspettando il suo segnale per alzarsi e fuggire insieme a lui e Krispin da quel posto d’incubo. Poi pregò l’elfo di estendere la sua magia anche allo scout e all’elfa, ma quando una di quelle creature, uno degli anziani, si alzò da terra, appoggiandosi pesantemente al suo bastone e si avvicinò claudicante, Escol afferrò il braccio del comandante e gli disse di attendere. Lo sciamano si fermò a pochi passi da loro ed iniziò ad annusare l’aria. L’humus che li ricopriva e il fatto che rimanessero costantemente sotto vento, non potevano aver rivelato la loro posizione, pertanto quel vecchio mostro stava percependo qualcosa di diverso. Proprio come aveva fatto Krispin nella foresta, egli aveva “sentito” la magia del suo incantesimo. Si guardava a destra e a sinistra confuso, bisbigliando qualcosa in una lingua sconosciuta e gutturale. Poi sembrò quasi puntarli, come se fosse riuscito ad individuarli, anche se Escol sapeva bene che questo non poteva essere possibile. Quindi si schiarì la gola e in un comune molto approssimativo, disse: “Voi, spiriti dell’aria… sento vostra presenza. Io parlo vostra lingua, rivelatevi a me! Parlate con me, se volete indietro la vostra gente…” Escol guardò Krispin dubbioso, ma nonostante lo sciamano continuasse ad incalzarli e a spronarli a mostrarsi, l’elfo fece di no con la testa, poichè una volta che si fossero lasciati vedere, il suo incantesimo sarebbe svanito e le chance di uscire vivi di lì sarebbero drasticamente calate. Escol allora si alzò in piedi, sfoderò Enwel e decise di giocare comunque d’astuzia: avrebbe lasciato un messaggio sulla terra prima di far sparire Eofaulf ad Alarien! Sperando che oltre a parlare la loro lingua lo sciamano sapesse anche leggerla, egli gli avrebbe intimato che “gli spiriti dell’aria e della Terra” non avrebbero tollerato altre negligenze da parte della sua comunità nei confronti di queste persone! Tuttavia, prima di poter mettere in pratica il suo ingegnoso piano, un grosso guerriero entrò strafottente nel campo, stufo probabilmente delle continue chiacchiere del vecchio. Lo scosse con violenza, per poi scaraventarlo a terra senza ritegno né rispetto. Al che Escol invitò Krispin a fare la sua magia e l’elfo non si fece pregare oltre. Si concentrò e dopo tre secondi lo scout e l’elfa erano spariti! Ci fu un attimo di sconcerto attorno al falò, con lo sciamano, ancora a terra, che invitava il guerriero a lasciar perdere, che quelle prede erano probabilmente troppo pericolose per la comunità. Tuttavia il guerriero non aveva intenzione di mollare l’osso e ben presto iniziò ad urlare ordini nella sua lingua tenebrosa e gutturale. Nel frattempo Krispin sorreggeva Alarien, mentre Eofaulf si appoggiava stancamente ad Escol. Il figlio del Duca aveva dato delle pozioni d’ambra ai suoi due amici per rendergli le cose meno difficili, ma uscire dal villaggio fu comunque un’impresa epica. Quando raggiunsero Stee e Slanter, Krispin quasi svenne per lo sforzo di tenere in piedi la sua magia d’invisibilità, ed Escol fu costretto ad aiutare con un elisir ricostituente anche lui. Quando i tamburi iniziarono a risuonare dappertutto, la compagnia capì che per loro erano iniziati i veri guai. Ben presto avrebbero avuto l’intero villaggio addosso, ed Escol invitò il nano a correre via come un forsennato, per portarli oltre quella dannata vallata e dall’altra parte della foresta. Il giorno successivo fu a dir poco estenuante. Il gruppo corse senza sosta fino a notte fonda, finché individuò alcuni praticabili e nascosti punti sugli alberi, che avrebbero potuto ospitarli e farli riposare poche ore. I loro inseguitori si rivelarono dei veri e propri segugi, come Escol aveva immaginato. Inoltre quando se li ritrovarono a qualche passo di distanza, notarono che avevano gli occhi rossi, come se fossero forniti anche di una sorta di “visione notturna naturale”! Erano davvero degli esemplari incredibili: una specie concepita apposta per essere i perfetti predatori! La compagnia non fu in grado di evitarli per sempre. Nonostante l'abilità di Slanter, alcune piccole pattuglie riuscirono a stanarli o ad intercettarli, ma per fortuna erano in pochi e loro avevano Stee nel gruppo. Escol fu costretto ad attingere diverse volte alla sua riserva di pozioni di guarigione, poiché ogni scontro costava sempre parecchio alla compagnia, in termini di ferite subite e stanchezza accumulata. Fortunatamente qualche ora dopo l’alba del giorno dopo, il nano, letteralmente stravolto dalla spossatezza, indicò un punto poco distante oltre gli alberi più luminosi:la via per la salvezza! Al di là di una piccola macchia di pini infatti, si apriva un’altra grande vallata, dove spiccava un vasto accampamento di legionari e una torre, antica e solenne, probabilmente il luogo dove oggi vivevano ed operavano i mercenari che collaboravano con l’impero. Sulla parete nord invece, come il nano aveva predetto, si intravedeva l’entrata delle miniere: la meta finale della loro terribile escursione. Francamente, nella testa di Escol, essere stati inseguiti fin lì da predatori così feroci poteva rivelarsi una cosa positiva, se fosse riuscito a trascinarli lì sotto. Avrebbero in questo modo ottenuto il diversivo di cui tanto avrebbero avuto bisogno. Tuttavia, nel momento in cui lui e i suoi amici misero un piede fuori dalla foresta, i tamburi, fino a quel momento martellanti e continui, smisero di suonare e i fruscii, costanti e frequenti dietro di loro e in generale in tutta la macchia, pian piano si assopirono fino a scomparire del tutto. Il figlio del Duca fece una smorfia di disapprovazione in merito: sembrava chiaro che quelle creature sarebbero rimaste dentro i confini della foresta. Inoltre avrebbe voluto scoprire qualcosa in più su di loro, ma la priorità rimaneva sempre salvare le loro vite e quella dei nani nelle miniere e il rischio era troppo grande di metterla sulla diplomazia, con degli esseri che erano abituati a vedere le altre specie senzienti solo come cibo. Ordinò dunque di spostarsi di qualche altra decina di metri per sicurezza e riposarsi fino all’arrivo della notte. Ne avevano tutti assolutamente bisogno.
Capitolo 5 - Agguato nella nebbia.
- Scritto da Jack Warren
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Escol si svegliò alle prime luci dell’alba, anche se era difficile rendersi conto di quanto fosse realmente avanti la giornata rispetto alla luce del sole nascente. La nebbia infatti era diventata talmente fitta e compatta da assomigliare ad un denso fumo, come quando un’intera foresta prendeva fuoco. Inoltre, l’odore intenso di zolfo era esploso talmente tanto, da farsi quasi insopportabile adesso anche per l’olfatto degli esseri umani. Inutile sottolineare come stessero gli elfi ed i mezzelfi, visto che i loro sensi erano molto più acuti di quelli degli uomini. Gli occhi lacrimavano e le narici gocciolavano per il disagio. Dopo una frugale colazione, il gruppo riprese a salire la montagna, finché Slanter non fu costretto a fermarsi definitivamente e a commentare affranto che non sarebbe stato più saggio procedere oltre. Egli infatti sarebbe forse riuscito a seguire il sentiero nonostante la scarsa visibilità (del resto conosceva molto bene quel territorio essendoci nato e cresciuto), ma dubitava fortemente che il gruppo sarebbe riuscito a seguirlo senza perdersi o, peggio, senza cadere in un dirupo. Escol ci pensò un pò su, poi ordinò di legarsi l’uno all’altro con delle corde, in maniera da rimanere ancorati al nano, senza rischiare di essere inghiottiti dalla nebbia e magari finire in un burrone. Detto fatto, la compagnia si assicurò così di restare compatta e il più possibile in fila indiana: il resto del viaggio non sarebbe stato comodissimo, ma almeno si sarebbero limitati i danni collaterali al minimo. Il vero problema era che mancava ancora più di un giorno alla fine di questa erta salita attraverso il bosco e, ciechi com’erano, sarebbero stati esposti ad eventuali agguati senza nemmeno potersene rendere conto. Ad un certo punto il comandante Krispin sospirò. Operò un piccolo incantesimo di rivelazione e spronò tutti a rimanere guardinghi e attenti. Quella nebbia infatti, che ormai era arrivata ad impedire completamente la visuale, era chiaramente di natura mistica! Qualcuno l’aveva evocata dunque e qualcosa suggeriva al figlio del Duca che questo forte puzzo di zolfo che l’accompagnava era strettamente collegato a questo qualcuno. DIrettamente o indirettamente. Poco prima di sera infatti, quasi a fare da eco ai suoi cupi pensieri, accadde qualcosa che scosse la situazione, rivelando il vero volto di coloro che Slanter tanto temeva. Delle ombre scure iniziarono a sciamare intorno a loro: all’inizio guardinghe, come se stessero studiando la loro pericolosità, poi sempre più aggressive, iniziando ad attaccarli da ogni lato. Come facevano le fiere. Erano alte e scure, ma Escol non riuscì a vederle bene a causa della nebbia e si limitò a fronteggiarle con la sua lama elfica e a tenere un orecchio sui suoi compagni più vicini in caso di necessità. Purtroppo, quegli esseri scuri erano davvero avversari terribili da affrontare, in più si muovevano nel loro ambiente naturale e alla fine, dopo aver abbattuto molti di loro, Escol dovette arrendersi alla loro forza e a cadere sul campo di battaglia. La mancanza di un’armatura all’altezza della sua spada si fece sentire e quando riaprì gli occhi, stanco e ferito come poche volte ricordava di essere stato, fu consapevole di quanto vicino fosse stato alla morte questa volta. Il comandante Krispin era chino su di lui e lo aveva curato quel tanto che bastava per rimetterlo in piedi, il resto lo fece la pozione di guarigione che il figlio del Duca assunse per guarire completamente dai postumi della feroce battaglia appena conclusa. La nebbia si era leggermente dissipata, così come il fortissimo odore di zolfo, che ora avevano avuto conferma provenisse dalle creature stesse. I cadaveri erano stati tolti dal terreno dello scontro e, dettaglio sconcertante, anche Alarien ed Eofaulf erano scomparsi! Il resto della compagnia era ferito, ma non gravemente e Stee ne era uscito addirittura illeso. Escol distribuì ai suoi compagni delle pozioni d’ambra per aiutarli a riprendersi, poi incalzò Slanter nel seguire le tracce di quelle creature immediatamente. Il nano pareva un pò restio a mettersi sulla loro scia: secondo il suo parere quelle terribili e feroci creature avevano probabilmente già ucciso Alarien ed Eofaulf, ma si guardò bene dall’aggiungere il perchè si fossero prodigati nel portar via i loro cadaveri. Evitò di rivelare le voci che giravano tra i nani, riguardo le sparizioni di donne e bambini nani nella sua comunità. Ciò che si vociferava capitasse loro dopo esser rapiti. Abbassando tristemente lo sguardo, si limitò a provare a convincere il figlio del Duca che era molto probabilmente inutile seguire quei mostri fin dentro alla loro tana.Tuttavia Escol si mostrò intransigente su questo punto: finché non l’avesse visto con i suoi occhi, i suoi amici erano ancora vivi e lui avrebbe fatto tutto il possibile per salvarli da un destino dannato! Alla fine Slanter sospirò e riprese il cammino, adesso leggermente più agevole, attraverso la foresta. Dopo un giorno di marcia forzata, praticamente senza tappe, la compagnia arrivò alla fine della loro ascesa lungo la montagna e finalmente fuori dalle continue macchie verdi della foresta. Essa infatti apriva su una grande vallata, dove evidentemente viveva questa comunità di esseri strani e feroci. Le tracce portavano giù ovviamente e non dovevano avere più di un paio d’ore di vantaggio su di loro. Era giorno pieno e questo ovviamente avrebbe creato degli impedimenti in più ad Escol ed i suoi amici, che avrebbero dovuto tentare il salvataggio con il sole che splendeva alto in cielo. Soprattutto perché i loro nemici non sembravano essere “creature notturne”. Probabilmente cacciavano di notte per praticità, ma da quel che vedevano dalla loro posizione rialzata, la loro comunità brulicava di vita e di movimento lì sotto! Escol sospirò, poi disse chiaramente a tutti che entrare senza una copertura sarebbe stato impossibile, quindi avrebbero dovuto attendere per forza la notte Krispin scosse la testa poco convinto. Secondo il suo parere, quelle creature vedevano molto bene anche di notte, pertanto avrebbero rischiato le vite di Eofaulf ed Alarien inutilmente. Dovevano agire subito e lui sapeva cosa fare per creare una copertura sufficiente: tra i suoi incantesimi infatti disponeva di una magia di invisibilità, che avrebbe potuto mantenere per una mezz'ora e avrebbe potuto estendere fino a quattro persone. Escol batté una mano sull’altra soddisfatto, ed esclamò che avrebbero fatto così dunque: si sarebbero resi invisibili e sarebbero calati fino alla “tendopoli” di questa strana comunità. Poi avrebbero sfruttato ogni secondo per trovare i loro amici e li avrebbero riportati indietro con l’aiuto del silenzio e dell’invisibilità. Stee voleva seguire il figlio del Duca in questa impresa, così come Slanter invece lo pregò di non essere coinvolto in questa ennesima follia, ma Escol aveva già deciso: sarebbe andato con Krispin da solo. Era l’unica scelta sensata per salvare l’elfa e lo scout. Quindi l’elfo mago fece il suo incantesimo e, una volta invisibili, i due compagni si avvicinarono velocemente al campo nemico. Incontrarono subito un posto di guardia e poterono finalmente osservare meglio quelle creature quasi surreali. Esse parevano dei veri diavoli! La loro pelle era nera come la pece, ed avevano gli occhi rossi e i canini pronunciati. Inoltre possedevano una coda flessuosa e pronunciata ed un naso molto simile a quello dei felini. Erano alti quasi due metri e i loro corpi erano fasci di muscoli intrecciati. Armati di lancia e vestiti di pelli, rappresentavano una specie mai vista prima da entrambi. Come Krispin ed Escol si avvicinarono per aggirarli, essi si tirarono in piedi annusando l’aria e agitando le loro lance. Il giovane guerriero si fermò, capendo che l’olfatto di queste due sentinelle sarebbe stato infallibile per individuarli tanto quanto la loro acuta vista. Pian piano i due compagni arretrarono e l’elfo decise che bisognava improvvisare qualcosa per riuscire a passare oltre. Deviò pertanto nella foresta e raccolse dell’humus con il quale cercò di sopraffare il suo odore e quello di Escol. L’escamotage funzionò, anche se solo in parte. I due dovettero trovare un punto un po' più distante per penetrare nell’accampamento di questi strani e temibili segugi. Fortunatamente ci riuscirono, anche se furono costretti a perdere un pò di tempo per evitare di incrociare gli adulti della comunità, in maniera da tenere lontani i guai più seri per quanto possibile. Notarono quasi subito un grande falò al centro del villaggio e un grande clamore crescente, ed ebbero l’illuminante intuizione che laggiù avrebbero potuto trovare i loro amici. In effetti fu così, ma insieme a loro scoprirono altre cose e nessuna di esse si rivelò piacevole.
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